Non possiamo risolvere i problemi se non abbandoniamo il modo di pensare che li ha creati - A. Einstein

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Proposta di schema normativo volto ad eliminare il privilegio di vitalizio parlamentare

    La crescente attenzione dell'opinione pubblica ai temi concernenti i cosiddetti "costi della politica" rende urgente una più incisiva azione del Parlamento per ridurre drasticamente gli organi della rappresentanza sovradimensionati e per impedire la moltiplicazione di società e dei rispettivi consigli di amministrazione che finiscono per essere, insieme ad altri fattori, un peso insopportabile per l'economia e per gli stessi equilibri sociali del nostro Paese.
    Tale azione deve riguardare anche il Parlamento, i cui componenti vanno ridotti non solo per conseguire maggiori economie di spesa, in qualche modo riconducibili al tema dei costi della politica, ma soprattutto per assicurare una più idonea e funzionale rappresentanza degli interessi generali. Una legge di revisione costituzionale in tal senso, insieme al superamento del bicameralismo perfetto, è matura da tempo, ma è urgente altresì rivedere immediatamente il vigente sistema dei vitalizi parlamentari.
    Le linee di questa riforma sono già state indicate nello schema normativo sottoposto il 16 maggio 2007 al Presidente del Senato, da un piccolo gruppo di senatori dell’Ulivo, cui ha aderito anche la sen. Rubinato. Tale proposta si propone di favorire, nello specifico, il tendenziale riequilibrio dei conti pubblici attraverso il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo di un trattamento che deve assumere pienamente natura previdenziale e non assicurativa. Al tal fine l'asse sul quale si basa il nuovo sistema è costituito da pochi elementi innovativi, ma di grande portata, che consentono di assimilare il periodo di servizio prestato nelle istituzioni alle dinamiche proprie del mondo del lavoro, perdendo progressivamente ogni carattere di ingiustificato privilegio.
    Nel testo dello schema normativo allegato che, per l’interruzione anticipata della legislatura non è giunto all’esame dell’Ufficio di Presidenza del Senato, è previsto, tra l'altro, che la maturazione del diritto al trattamento previdenziale si consegua esclusivamente al compimento del 65° anno di età; che non siano ammissibili riscatti figurativi se non quando il senatore intenda completare i versamenti contributivi di un'unica legislatura, a fronte di un'attività parlamentare esercitata per un periodo non inferiore a 30 mesi; che l'aliquota contributiva a carico dei parlamentari non possa risultare inferiore al 125 per cento di quella versata dai lavoratori dipendenti appartenenti al pubblico impiego; che ai senatori cessati dal mandato si applichi un contributo di solidarietà del 4 per cento, per la quota eccedente i 50.000 euro lordi annui, quale partecipazione alla riduzione degli oneri a carico del bilancio interno; che l'adeguamento annuale del trattamento vitalizio già attribuito venga sostanzialmente ricondotto all'indice ISTAT; che il trattamento previdenziale abbia un più marcato ancoraggio ai redditi da lavoro dipendente e non venga classificato come reddito assimilato.
    Questa proposta è ora finalmente entrata nel programma del Partito Democratico. Sarà impegno della senatrice Rubinato, sin dall’inizio della legislatura, promuovere la presentazione di un disegno di legge che, in conformità a quanto illustrato, elimini il carattere di privilegio del vitalizio parlamentare.

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Documento di orientamento firmato dalle senatrici del PD per una piena attuazione della legge n.194/78
(27 febbraio 2007: la mozione non è stata presentata a causa dello scioglimento anticipato delle Camere)

    È un documento importante perché presenta una sintesi positiva, laicamente condivisa, a garanzia dell’impegno delle istituzioni sulla piena attuazione della legge 194.
    La sen. Rubinato da credente ritiene che il tema della tutela della vita non appartenga in via esclusiva ai cattolici e questo documento lo conferma. Vi si afferma il principio della tutela della vita fin dal suo inizio da parte dello Stato senza strumentalizzare la 194, ma chiedendo politiche concrete per promuovere e sostenere la maternità. La legge 194, infatti, ancora oggi rappresenta una sintesi alta a difesa della vita e della maternità responsabile.

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