Dopo le Primarie ora servono liste competitive, soprattutto in Veneto

05 gennaio 2013

primarieCome avrete già saputo dagli organi di informazione, grazie ai 3.913 elettori che hanno indicato il mio nome sulla scheda elettorale domenica 30 dicembre, sono risultata la prima eletta dei nove candidati che hanno partecipato alle Primarie per la scelta dei parlamentari del Pd della provincia di Treviso. Quasi il 40% dei 9.811 votanti ha scelto il mio nome come preferenza femminile, un dato che insieme alla passione civica e politica della squadra di persone che mi hanno supportato sul territorio hanno rinnovato ed accresciuto il senso e le motivazioni del mio impegno politico a servizio del bene comune.

Ringrazio tutti i volontari dei circoli che si sono messi a disposizione per un’intera ulteriore domenica al fine di rendere possibile questa consultazione democratica, la terza in appena un mese e mezzo. Ringrazio l’esecutivo provinciale che ha creduto nell’utilità della mia candidatura per il partito democratico di Treviso, ma sono debitrice soprattutto ai tanti amici e amiche che mi hanno sostenuto sul territorio della provincia con fiducia ed entusiasmo in una campagna elettorale decisamente insolita, durata poco più di quattro giorni: è soprattutto loro il merito di questo risultato, che mi ha confermato ancora una volta come la correttezza, l'impegno e il legame con il territorio paghino sempre alla lunga e siano elementi fondamentali della buona politica. Infine ringrazio i quasi quattromila elettori che mi hanno dato la loro fiducia e tutti coloro che mi hanno manifestato concretamente il loro apprezzamento per il lavoro che ho svolto in questi sei anni e mezzo di impegno parlamentare (clicca qui). In particolare, ho ricevuto il 28 dicembre un'email che mi ha davvero emozionato e ripagato del lavoro fatto in questi anni (clicca qui). Me l'ha inviata Carla Feltrin, una gentile signora di Longarone che ho conosciuto anni fa in un convegno organizzato dall'associazione Memoria Condivisa per ricordare le vittime del Vajont, nel corso del quale era intervenuta per esprimere la sua sfiducia nei confronti della classe politica. Ci siamo così conosciute e ho avuto modo di collaborare con lei per una vicenda urbanistico-ambientale locale.

Queste primarie, svoltesi in un periodo di festività e organizzate in tempi strettissimi, elementi che hanno ovviamente penalizzato il ritorno ai seggi degli elettori delle primarie del 25 novembre scorso, hanno confermato l’assoluta necessità di ridare quanto prima ai cittadini il potere di scegliere i loro rappresentanti. La scelta del Pd, preso atto dell’impossibilità di una riforma della legge elettorale, di tenere delle primarie anche per i candidati al parlamento ha senz’altro suscitato interesse e creato aspettative positive anche nell’elettorato non di centrosinistra. Certo, se nei mesi scorsi si fossero introdotte almeno le preferenze forse si sarebbe potuto contribuire maggiormente ad arginare l’antipolitica e la disaffezione di una massa enorme di elettori, che oggi sono indecisi non solo per chi votare, ma anche sul fatto stesso di andare a votare. Come pure sarebbe stato certamente utile in vista delle secondarie, ovvero delle elezioni vere del 24 febbraio prossimo, investire sulla partecipazione più ampia, aprendo le nostre primarie dei parlamentari a tutti gli elettori che avessero voluto partecipare alla scelta dei candidati del proprio territorio, per allargare il consenso a favore del partito democratico.

In ogni modo, il dato finale è che in Veneto soltanto 5 su 17 parlamentari in carica sono stati riconfermati dal voto degli elettori delle primarie. A Padova i primi tre sono il deputato uscente Alessandro Naccarato, l'esordiente Giulia Narduolo, Giancarlo Piva, sindaco di Este, renziano; a Venezia più votato è il senatore Felice Casson, poi il segretario provinciale Michele Mognato e la deputata Delia Murer; a Treviso, dopo la sottoscritta, si è classificata seconda un’altra donna, il sindaco di Maserada Floriana Casellato; a Vicenza si è imposto il segretario cittadino, Federico Ginato, seguito dalla parlamentare uscente Daniela Sbrollini; a Verona i due posti sicuri nelle liste saranno per Diego Zardini, capogruppo del Pd in Provincia, e Vincenzo D'Arienzo, segretario provinciale; a Belluno ha vinto Roger De Menech, sindaco di Ponte nelle Alpi; a Rovigo il più votato è stato Diego Crivellari, segretario del Pd polesano. Anche su questi nomi pende comunque la regola del 40% di posizioni eleggibili riservato dal Pd alle donne: le 5 candidate al momento sicure in Veneto rappresentano infatti il 35% dei 14 eleggibili.
Sul sito www.primarieparlamentaripd.it sono consultabili tutti i risultati delle primarie del 29 e 30 dicembre per i candidati al Parlamento. Molti gli esclusi eccellenti tra i parlamentari uscenti e tra i dirigenti locali, mentre dalla consultazioni sono usciti vincitori tanti giovani e soprattutto tantissime donne. Sono una quarantina le candidate prime nelle preferenze nelle rispettive province, tra cui la sottoscritta, più di un terzo del totale, senza contare le esponenti Pd che si sono garantite un seggio in parlamento con un secondo posto di peso.

Il Pd si è impegnato a garantire che almeno il 30% degli eletti siano donne e con questo obiettivo è stato definito il regolamento delle primarie prevedendo l'alternanza uomo-donna in posizioni eleggibili. Dove vi siano situazioni squilibrate interverranno le direzioni regionali convocate tra il 4 e il 5 gennaio. L'ultima parola spetterà alla direzione nazionale convocata per l'8 gennaio.

Il mio auspicio per il Veneto è che le liste del Pd siano fortemente competitive, con candidati e candidate capaci di parlare anche al ceto medio, alle partite iva, oltre che ai lavoratori, alla società civile e al volontariato cattolico, per provare a strappare il Veneto al centro-destra in un momento di profonda crisi del Pdl e della Lega nord, e per non perdere consensi in direzione del movimento civico di Monti. Se a sinistra c’è già la rappresentatività di Sel, il Partito Democratico, come ho spiegato anche in un’intervista a Il Gazzettino (clicca qui), deve rafforzarsi soprattutto lungo la linea di confine con la nuova forza europeista, riformista e popolare che fa riferimento al premier uscente. Soprattutto in Veneto le liste dovrebbero essere competitive anche su quel fronte con candidati riconoscibili dalla società civile e da quella parte di elettorato che sul nostro territorio non si è mai decisa a votare centrosinistra. Ed è ancora indecisa: potremmo recuperarne una parte. Sono numeri importanti per governare il Paese. Missione impossibile? Abbiamo il dovere di provarci!

Per questo auspico che il segretario Bersani faccia sul Veneto (regione strategica con la Lombardia per vincere anche al Senato) un coraggioso investimento, inserendo nei 10 posti riservati al listino nazionale e alla testa delle liste dei collegi Veneto 1, Veneto 2 e del Senato delle candidature comunque legate al territorio e in grado di allargare il consenso oltre la base tradizionale del partito democratico. Non dobbiamo rischiare di perdere un’occasione straordinaria ritrovandoci per di più, dopo aver fatto le primarie, con oltre il 40 per cento degli eletti di fatto nominati (ovvero dieci sui previsti 23 circa tra deputati e senatori).

Come pure auspico che nella imminente campagna elettorale i nostri candidati si distinguano per la serietà e la competenza delle proposte sulle questioni determinanti per il futuro del Paese. Condivido alla lettera l’editoriale di oggi (sabato 5 gennaio) di Stella e Rizzo sul Corriere del Veneto (clicca qui). Mettiamo al bando i soliti slogan e le solite accuse reciproche, parliamo solo di come cambiare in meglio il Paese: ristrutturare l’apparato pubblico, dare nuove opportunità formative e di lavoro per i giovani, combattere l’illegalità, la corruzione, le mafie, l’evasione fiscale e gli indebiti privilegi delle varie caste, valorizzare il patrimonio culturale italiano, ecc. Questo sarà il tenore anche della mia campagna elettorale: in un’intervista alla Tribuna di Treviso (clicca qui) ho indicato tra i temi prioritari da affrontare nei primi mesi della nuova legislatura la riforma della legge elettorale, la modifica del Patto di Stabilità per sostenere la crescita e l’occupazione attraverso un Piano di messa in sicurezza dell’edilizia scolastica e dell’assetto idrogeologico del territorio, la restituzione di almeno due terzi dell’Imu sui fabbricati di categoria D (produttivi e commerciali) ai Comuni. Venerdì sera nell’intervista del direttore di Antenna Tre Domenico Basso ho avuto l’occasione per indicare come riforma prioritaria anche quella di una Pubblica Amministrazione che – in osservanza del dettato costituzionale - sia effettivamente percepita come efficiente e realmente a servizio di cittadini ed imprese, spostando la logica del controllo dalle procedure ex ante alla verifica ex post dei comportamenti e dei risultati -  introducendo meccanismi sanzionatori rilevanti per chi non ha rispettato gli impegni - e con l’introduzione del principio generale della trasparenza, per cui ogni atto delle pubbliche amministrazioni che comporti impegno di spesa, diminuzione di entrate o variazioni nel patrimonio di un ente pubblico deve essere pubblicato anche sul web per essere reso accessibile ai cittadini al fine di rafforzare il controllo sociale sull’utilizzo delle risorse pubbliche, potente antidoto contro le corruttele e i clientelismi.

pubblicata il 05 gennaio 2013

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