Via libera al Fiscal compact: mancano all'appello metà dei voti del Pdl, ma gli impegni erano stati concordati in Europa da Berlusconi e Tremonti

25 luglio 2012

fiscoCon 368 voti a favore, 65 contrari e 65 astensioni, oltre un centinaio gli assenti, l'aula della Camera, giovedì 19 luglio, ha dato il via libera al Fiscal compact. Il Parlamento italiano ha così definitivamente ratificato i trattati europei che istituiscono il Fiscal Compact e il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Si tratta di tre trattati (Meccanismo di stabilità per gli Stati membri dell'Unione europea la cui moneta è l'euro, Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria e Trattato che istituisce il Mese) che delineano un complesso di interventi inseriti in un ampio quadro di revisione della governance economica europea quale risposta dell'UE alla grave crisi dei debiti sovrani. Tale risposta si fonda su due pilastri: il rafforzamento delle regole e del monitoraggio comune per la disciplina fiscale (il cosiddetto "Fiscal Compact") e la costruzione di meccanismi di sostegno finanziario per fronteggiare crisi di liquidità o periodi di difficile accesso ai mercati finanziari da parte di Paesi membri. Diventa obbligatoria l'introduzione in Costituzione della regola del pareggio di bilancio nelle legislazioni nazionali dei Paesi Ue e di vincoli stringenti alla possibilità d'indebitamento di un Paese in termini strutturali (modifica questa già approvata dall'Italia nell'aprile scorso con la legge costituzionale n. 1/2012). Tra le misure previste la definizione di un margine massimo di scostamento consentito per il deficit strutturale pari allo 0,5 per cento del Pil (deroghe a questo parametro sono concesse solo in casi eccezionali disciplinati nel Six pack). Tra i diversi impegni assunti dagli Stati aderenti c'è l'individuazione di meccanismi automatici di correzione, che entreranno in funzione nel caso di deviazioni significative rispetto agli obiettivi di medio termine, e il rispetto della regola di riduzione del debito pubblico definita nel Six pack, ossia la diminuzione di un ventesimo su base annuale della parte di debito eccedente il 60 per cento del Pil.

Il Fiscal compact è stato sottoscritto lo scorso 2 marzo da 25 Stati membri dell'Unione europea, con l'esclusione di Regno Unito e Repubblica ceca, ed entrerà in vigore il primo gennaio 2013, a condizione che almeno 12 parti contraenti la cui moneta è l'euro lo abbiano ratificato. Come ha ricordato il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli, nel corso di un'audizione davanti alle commissioni Esteri, Bilancio e Politiche Ue di Montecitorio, hanno al momento già ratificato l'intesa 10 paesi: Danimarca, Irlanda, Grecia, Cipro, Austria, Portogallo, Lituania, Romania, Slovenia, Lettonia. In Germania l'approvazione parlamentare è avvenuta, ma è sospesa in attesa della pronuncia della Corte costituzionale. L'approvazione da parte dell'Italia ha dunque un valore ed un peso  particolari. 

L'altro trattato ratificato istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, in pratica si tratta di un fondo salva-Stati permanente che prenderà il posto degli attuali analoghi strumenti provvisori (Esfs e Esm) già utilizzati per la crisi greca. Un fondo che interverrà in caso si debba salvaguardare la stabilità finanziaria dell'eurozona nel suo complesso e di uno dei suoi Stati membri.

Le ragioni della scelta di ratificare dei trattati che impongono provvedimenti particolarmente severi al nostro Paese sono chiare: non possiamo venir meno al rigore dei conti, né alla scelta di proseguire verso l'unione fiscale europea. A chi parla dei costi del meccanismo europeo di stabilità, va ricordato che gli impegni assunti dall'Italia con questi provvedimenti, pari a 125 miliardi di euro in 3 anni, ci permetteranno di poter ottenere la garanzia di un possibile aiuto di circa 700 miliardi. E il nuovo meccanismo proposto da Monti potrà essere uno strumento importante contro oscillazioni eccessive e ingiustificate dello spread, se finalmente saranno superati gli indugi e le contraddittorie dichiarazioni di alcuni governi europei. Al contempo, come Partito Democratico non dimentichiamo affatto che proprio queste scelte di rigore, dure ma indispensabili, rendono sempre più urgenti politiche europee per rilanciare lo sviluppo, e quindi combattere disuguaglianze e disoccupazione, e decisioni per rafforzare l'integrazione politica, indispensabile per realizzare l'unità economica fiscale e bancaria, irrealizzabile e socialmente non sostenibile senza una vera democrazia transnazionale. Perché l'Europa che vogliamo è quella della democrazia e della crescita, non solo quella della disciplina nei conti e dello spread.

Una considerazione politica sul voto. La ratifica del trattato europeo sul fiscal compact è una conseguenza dell'attuazione degli impegni che in sede europea si era assunto, in particolare con il Six pack e poi nelle stesse manovre economiche portate in parlamento, lo stesso Governo Berlusconi. Si tratta infatti di un accordo ricognitivo, come ha scritto la dottrina costituzionale (clicca qui). Eppure molti deputati dell'allora maggioranza sembrano essersene dimenticati. I numeri parlano chiaro: fra i pidiellini non hanno partecipato al voto in 43. Altri 43 si sono astenuti. In 13 erano in missione. Cinque i voti contrari: Beccalossi, Crosetto, Foti, Ghiglia e Miserotti. Fra i 43 che hanno deciso di non sostenere il provvedimento non partecipando alla votazione ci sono ex An ed ex azzurri, da La Russa e Corsaro e Meloni, fino a Berlusconi, Alfano e Verdini. Trasversale agli ex An e agli ex Fi anche il fronte degli astenuti. Il dato finale è che solo 105 dei 209 parlamentari del Pdl hanno votato il fiscal compact, con il gruppo che ha perso per strada esattamente la metà dei propri voti. Un paradosso che dimostra l'irresponsabilità politica del centrodestra: soltanto mezzo Pdl ha votato un patto il cui negoziato fu avviato proprio dall'ex premier Berlusconi e dall'ex ministro Tremonti prima della defenestrazione a colpi di spread, scandali e minorenni nel novembre scorso. Uguali considerazioni valgono per la incoerenza ed irresponsabilità dei parlamentari leghisti, che hanno votato contro il Fiscal compact, i cui contenuti sono stati negoziati da un governo formato anche da loro ministri, penso in particolare all'ex ministro dell'Interno Maroni ora segretario della Lega Nord. Ricordo che per l'Italia l'obiettivo di medio termine del bilancio in pareggio in termini strutturali è stato riportato nel considerando n. 8 della raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 2011. E che il 26 ottobre 2011 i capi di Stato e di governo dell'area Euro hanno elogiato l'impegno dell'Italia per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 (in anticipo di un anno rispetto al previsto, quindi) e un'eccedenza strutturale di bilancio nel 2014 che determini una riduzione del debito pubblico lordo al 113% del prodotto interno lordo nel 2014, nonché la prevista introduzione di una norma in materia di pareggio di bilancio nella costituzione entro la metà del 2012. Ricordo anche che Monti ha assunto l'incarico solo a metà novembre 2011.

Viene da chiedersi se il Pdl faccia ancora parte della maggioranza, visto come si è comportato di fronte a un provvedimento di tale portata, per l'Italia e per l'avanzamento del processo di integrazione europeo. Tutto l'onere della responsabilità dei provvedimenti approvati e del sostegno al Governo Monti è in gran parte sulle spalle del Partito Democratico. Ma credo che gli elettori ce ne daranno atto in termini positivi, visto che la situazione europea è in pieno allarme rosso. La preoccupazione per i dubbi di Germania, Olanda e Finlandia uniti al precipitare della crisi spagnola rischiano di far crollare l'euro. Il governo fa capire di essere pronto a tutto: vacanze al minimo e ministri reperibili in poche ore. Nonostante le smentite ufficiali, un decreto legge con una manovra ad agosto purtroppo resta probabile, come dimostra l'ordine di poter convocare all'istante le commissioni Bilancio delle camere per tutta l'estate.

 

LEGGI LE DICHIARAZIONI DI VOTO DEGLI ONOREVOLI PISTELLI E BUTTIGLIONE


pubblicata il 22 luglio 2012

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