Anche gli amici di Dell'Utri hanno finanziato Moretti - La tribuna di Treviso

21 settembre 2015

Pagina 8, Regione

di Claudio Baccarin PADOVA Era il 16 ottobre 2003 quando il Circolo Giovani di Roma, che faceva capo all’allora senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, organizzò, a Palazzo Giustiniani, il convegno “Competitività e innovazione: le nuove frontiere”. Dopo l’indirizzo di saluto di Marcello Pera, una delle relazioni più attese fu quella di Raffaele Boccardo (unanimemente definito «amico intimo di Dell’Utri»), che era l’ad di Lutech spa, azienda nel campo della telecomunicazioni. Boccardo oggi è invece il “numero uno” di BV Tech, una spa cui fa riferimento Privatewawe Italia, che produce e commercializza soluzioni tecnologiche di comunicazione sicura. Proprio Privatewawe ha finanziato con 10 mila euro l’Associazione Alessandra Moretti Presidente. E sempre Boccardo è il timoniere di Simbologica, che pure ha contribuito con 10 mila euro alla campagna elettorale della candidata presidente del centrosinistra. Alla luce del legame tra Boccardo e Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, diventa un po’ meno “strana” la frequentazione tra il gemello di Dell’Utri, Alberto, e Alessandra Moretti, che “Il Fatto” ha sorpreso a cena, a Roma, una decina di giorni fa. La capogruppo Pd a Palazzo Ferro-Fini non ha rivelato il nome del terzo commensale ma c’è chi ipotizza che possa trattarsi di una persona vicina a Boccardo. Fanno discutere pure i finanziamenti che Moretti ha ricevuto da alcune strutture sanitarie private. Cinquemila euro sono arrivati dall’Eremo di Miazzina, complesso che sorge a Cambiasca, in provincia del Verbano Cusio Ossola, specializzato nella diagnosi e cura della patologia respiratoria emergente. Altri cinquemila sono stati versati dalla Casa di Cura Villa Berica di Vicenza. Altri cinquemila sono stati messi a disposizione dalla Casa di cura Villa Garda, nel Veronese. Un altro assegno di cinquemila euro è stato staccato dal Centro Medico Strumentale di Altavilla Vicentina. La stessa cifra è stata investita sulla campagna elettorale di Alessandra Moretti dall’Hesperia Hospital di Modena. Medesima contribuzione da parte della Casa di cura Rugani di Siena. Complessivamente, dunque, sono trentamila gli euro messi sul piatto dal gruppo Garofalo, leader della sanità privata, presieduto da Maria Laura Garofalo. Il gruppo, fondato a Roma nel 1957, conta 14 strutture sanitarie: sette nel Lazio, una in Toscana, una in Emilia-Romagna, due in Piemonte e tre in Veneto. Va ricordato che il 31 marzo, parlando a Spresiano (Treviso) nella sede della ditta Fassa Bortolo (azienda che ha poi contribuito alla campagna elettorale della candidata presidente del centrosinistra, Moretti dichiarò: «Gli ospedali aperti di notte hanno finito per creare, a parità di dipendenti, un aumento del costo per singolo lavoratore, con minore disponibilità durante il giorno, così ora le liste di attesa sono più lunghe e per curarsi si deve ricorrere al privato». Quanto alla Fondazione Kairos, che ha sostenuto la raccolta fondi della campagna elettorale e ha curato le spese della candidata, va detto che è completamente sparita dal sito www.alessandramoretti.it, il cui ultimo aggiornamento risale al primo giugno: «Congratulazioni a Zaia. È stata una campagna bellissima, ora faremo opposizione». La capogruppo del Pd non dà conto dei suoi finanziatori, ma si limita a postare un commento su Facebook: «Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti i finanziamenti per le campagne elettorali arrivano per forza di cose dai privati. Ho rispettato la legge e la mia coscienza è a posto». Nicola Finco, capogruppo della Lega Nord, insiste: «Il castello di bugie sta cadendo, Moretti non invochi la privacy e dia la lista dei contributori». Osserva Simonetta Rubinato, deputato Pd: «I fondi cospicui dati da soggetti imprenditoriali interessati? Accanto al rispetto delle norme, bisogna evitare ogni sospetto garantendo la massima trasparenza. Sono certa che Alessandra possa farlo». Laura Puppato, senatrice del Pd, ricorda con orgoglio di «essere stata, dal 2010 al 2013, la capogruppo di una formazione cui non è stato contestato un euro di spese dalla Corte dei Conti. Mentre la Lega Nord ha dovuto restituire ben 82 mila euro».

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pubblicata il 21 settembre 2015

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