Un nuovo modo di fare politica

15 novembre 2007

Uno degli obiettivi fondamentali che si deve dare il Partito Democratico è quello di recuperare la fiducia dei cittadini nei partiti e in chi fa politica. Occorre convincere che non è vero che tutti i partiti e i politici sono uguali e che la politica non è una cosa sudicia. Per questo è sempre più necessario esercitare "un nuovo modo di fare politica".
Certo, sarebbe da sciocchi pensare che la politica possa essere del tutto disinteressata dal gioco dei contrapposti interessi "particolari", ma va riaffermato che essa mette in gioco anche e soprattutto ideali e tra questi il perseguimento del bene comune e dell'interesse generale. Per questo occorre opporsi ai comportamenti fondati sul doppio gioco, sull'insincerità, sull'inganno, sul dire una cosa e farne un'altra.
Il nuovo modo di fare politica dovrebbe quindi aumentare drasticamente la trasparenza e la coerenza dei comportamenti.
Come applicare questo principio ai processi di scelta dei responsabili ai vari livelli del Partito Democratico, ad esempio alle prossime designazioni dei segretari provinciali?
Per evitare il rischio di cadere nella pratica del doppio gioco e delle vecchie logiche consociative, la mia opinione - che ho già espresso in occasione delle primarie di ottobre - è che sia preferibile un confronto tra più candidature, inteso non come contrapposizione di persone, ma come competizione di idee e di progetti, di linee politiche e programmatiche distinte, che valorizzi il dibattito e favorisca la partecipazione.
Certo, è legittimo che i dirigenti del partito formulino delle proposte e cerchino un'intesa unitaria, purché questa rappresenti un progetto politico omogeneo e coerente e non sia il frutto di accordi verticistici di potere. Quando invece è evidente la sussistenza di più orientamenti (lo attestano la pluralità di liste presentate alle primarie, le distinte e a volte contrapposte prese di posizione di esponenti del Pd sui vari temi e sulle alleanze possibili) è salutare che vi sia la possibilità di un confronto leale e democratico. Ossia un'articolata discussione sulle distinte proposte di progetto politico, aperta a tutti coloro che hanno il diritto di elettorato (non solo i componenti delle assemblee costituenti, ma anche i partecipanti alle primarie) e che si concluda con un voto. Chi avrà la maggioranza guiderà il partito in coerenza ai contenuti del progetto presentato, chi sarà in minoranza alimenterà la dialettica interna nell'interesse generale del partito.
Vi è chi sostiene che la pluralità di candidature costituirebbe una divisione dannosa per il Partito Democratico. A mio avviso, invece, una candidatura unitaria è positiva in quanto presupponga una convergenza sulla medesima proposta politica. Se, al contrario, vi sono più orientamenti la competizione trasparente tra la pluralità di proposte è garanzia di reale democrazia.
Da quando nel 2002 ho dato la mia disponibilità a lavorare per la Margherita ho avuto la buona sorte di lavorare insieme a tante persone appassionate della politica degli ideali, attraverso percorsi trasparenti nell'interesse generale del partito e del territorio, sulla base della condivisione del medesimo progetto politico. Ora dobbiamo misurarci con la capacità di declinare i valori della trasparenza, coerenza e rispetto delle persone all'interno di un partito "plurale".

Sen. Simonetta Rubinato
Ulivo

 

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pubblicata il 15 novembre 2007

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