Agevolazioni fiscali per le imprese

30 luglio 2010

Agevolazioni fiscali per le imprese italiane che intraprendano in Italia nuove attività economiche e in particolare per quelle che realizzano progetti di ricerca ed innovazione. Le chiede l'on. Simonetta Rubinato, deputata Pd, in un ordine del giorno accolto ieri dal Governo in occasione dell'approvazione della manovra finanziaria. Esso prende di mira l'art.41 della stessa manovra che ha introdotto la possibilità per le imprese residenti in uno Stato membro dell'Unione, che decidono di avviare una nuova attività economica nel nostro Paese, di scegliere il regime fiscale più favorevole tra quelli vigenti nei 27 paesi europei.

"Si tratta di un privilegio ingiustificato per le imprese estere a danno di quelle italiane, che devono così far fronte oltre che alla competizione internazionale, e agli effetti della crisi economica, anche alla concorrenza delle imprese straniere che avviino nuove attività in Italia potendo usufruire di un vantaggio fiscale straordinario per sé e per i propri dipendenti e collaboratori - spiega la parlamentare veneta. - E' vero che questo vantaggio è diventato forse meno appetibile dopo che il Senato ha fissato il limite di tre anni per godere di questa agevolazione. Ma la norma, che costa comunque ai contribuenti italiani 66 milioni di euro è incompatibile con l'articolo 3 della Costituzione perché discrimina non solo tra imprese italiane e imprese europee ma anche tra i lavoratori delle stesse, oltre a violare il divieto europeo di aiuti di stato che in questo caso paradossalmente premiano le imprese straniere". Per questo l'ordine del giorno presentato dall'on. Rubinato impegna il Governo ad estendere la possibilità di scegliere il regime fiscale più favorevole in Europa anche alle nuove imprese italiane. Ma la proposta della deputata del Pd va oltre: "Le imprese nuove ed innovative nella fase di sviluppo iniziale - cosiddetta start-up - devono sostenere costi elevati per arrivare a fornire un prodotto o un servizio innovativo di cui ancora non si conoscono gli sbocchi commerciali. Per favorire l'investimento in questi settori all'avanguardia ho proposto al Governo di introdurre un meccanismo analogo a quello già previsto dalla Tremonti-ter escludendo, per i soggetti che investono nel patrimonio netto di queste start-up innovative, dall'imposizione fiscale sul reddito d'impresa il 100 per cento del valore dell'investimento. A condizione che si tratti di imprese di recente formazione e che realizzino progetti selezionati con il criterio dell'innovazione".

L'odg propone infine per i gruppi di imprese residenti in Italia l'obbligatorietà del cosiddetto consolidato fiscale mondiale. Oggi un gruppo di imprese italiano che abbia attività all'estero deve pagare per i redditi prodotti all'estero sia le imposte italiane sia quelle del paese dove ha l'attività produttiva a meno che non ottenga, interpellando l'Agenzia delle Entrate, l'esclusione dall'imposizione italiana per i redditi prodotti dalla partecipata estera. "Un modo concreto - spiega l'on Rubinato - per contrastare l'insediamento dei gruppi italiani nei paradisi fiscali e per favorire il rientro dei frutti delle loro attività all'estero è prevedere che in Italia il reddito prodotto all'estero da gruppi italiani sia soggetto a tassazione con un'aliquota agevolata non superiore al 23% e con lo scomputo delle imposte effettivamente pagate all'estero. Questa proposta, chiarendo il regime fiscale, ed evitando gli onerosi e complessi interpelli disapplicativi oggi necessari, darebbe certezza ai gruppi italiani e potrebbe attrarre gruppi esteri in Italia, contrastando l'elusione fiscale".

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pubblicata il 30 luglio 2010

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