Province: Pd si 'spacca' sulla soppressione e sceglie strada rinvio

16 giugno 2011

Il disegno di legge dell'Italia dei valori sulla soppressione delle Province ha provocato mercoledì scorso una 'spaccatura' nel gruppo del Pd alla Camera. Di fronte alla prospettiva che il partito Democratico potesse votare con Pdl e Lega contro la soppressione degli enti, appoggiata invece da Terzo Polo e Idv, c'e' stata una levata di scudi, anche da parte della sottoscritta. Il partito Democratico ha da tempo depositato una sua proposta che prevede la soppressione delle Province nelle aree metropolitane e la ridefinizione dei compiti delle altre e per questo la dirigenza del gruppo ha scelto la linea del no alla richiesta Idv. I malumori pero' erano nell'aria gia' da giorni; in molti avevano manifestato preoccupazione per i riflessi che nell'opinione pubblica avrebbe potuto avere un voto di fatto in direzione contraria all'esigenza di tagliare i costi della politica. E  quando il testo e' tornato in Aula la questione e' deflagrata.

Al momento di votare l'emendamento della Lega a firma Luciano Dussin che chiedeva la soppressione di fatto dell'intero testo, il Pd si e' ufficialmente dichiarato a favore. A nome gruppo preso la parola Gianclaudio Bressa: "Il nostro voto a favore di questo emendamento soppressivo si giustifica perche' noi siamo per riscrivere l'architettura dello Stato, siamo perche' vengano riscritte, ridotte e ridefinite le province", ha spiegato, "farlo in Costituzione e' un nostro dovere, ma dobbiamo farlo seriamente e avendo in mente la Costituzione, l'architettura, l'equilibrio, la razionalita' costituzionale, e non altri argomenti".

Contro la linea ufficiale si è espresso prima Beppe Fioroni, che ha chiesto a Dario Franceschini di cambiare rotta e scegliere o l'astensione o il rinvio dell'esame della proposta. A Fioroni si sono accodati non solo altri esponenti di Modem, ma uno schieramento trasversale. Rolando Nannicini ad es. ha annunciato che avrebbe chiesto la parola per esprimersi in dissenso rispetto al gruppo. E anche dai 'prodiani' Giulio Santagata e Arturo Parisi sarebbe arrivata la richiesta di un ripensamento. Preso atto che si andava incontro a una rottura, Franceschini si e' avvicinato a Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv, per spiegargli le difficolta' e chiedere piu' tempo per discutere nel gruppo Pd la posizione da tenere, prospettando anche un possibile voto a favore della proposta di legge. Donadi pero' ha respinto la richiesta. A quel punto Franceschini ha scelto la strada della richiesta di rinvio, approvata dall'Aula con il voto favorevole oltre che del Pd anche del Pdl e della Lega.

Alla fine della seduta, il capogruppo del Pd ha motivato la decisione con l'esigenza di non chiudere la strada a eventuali altre riforme del sistema. "Ci siamo fatti carico di evitare una bocciatura", ha detto, "un voto dell'Aula su una posizione di bandiera dell'Italia dei valori avrebbe precluso la possibilita' di mettere mano seriamente a una discussione sul ruolo delle province".

Anch’io sono stata tra quelli che hanno espresso contrarietà alla posizione espressa ufficialmente dal Gruppo e se si fosse arrivati al voto avrei dichiarato il mio dissenso. Credo, infatti, che dopo i segnali mandati dagli elettori, per il Pd sarebbe stato un vero e proprio suicidio votare con la Lega ed il Pdl per far cadere il disegno di legge costituzionale dell’Idv sulla soppressione delle province, tra l’altro senza neppure aver prima convocato una riunione del Gruppo per assumere una posizione condivisa in merito! Per fortuna è prevalso il buon senso ed il Capogruppo Franceschini ha chiesto in zona Cesarini  il rinvio della discussione. Anche se l’esperienza induce allo scetticismo: l’infinito dibattito parlamentare dimostra che su temi come lo snellimento delle Province e del Parlamento, senza una pressione esterna al sistema politico, difficilmente si faranno passi aventi significativi. Confido nel fatto che quella società civile che ha appena dato prova della sua vitalità batta un’altro colpo, per dare maggior forza all’azione dei parlamentari che le riforme le vogliono fare, a partire dalla riforma della politica, della legge elettorale, dei livelli istituzionali e dei  partiti. 

pubblicata il 16 giugno 2011

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