Audizione del ministro Tremonti sul Def 2011: per la crescita del Paese ancora nulla

21 aprile 2011

La commissione Bilancio è stata impegnata questa settimana nell’esame del Documento di economia e finanza 2011 messo a punto dal Tesoro, che prevede l’aggiornamento del Programma di stabilità (PS) assieme all’Analisi e tendenze di finanza pubblica e al Piano nazionale delle riforme (PNR). In particolare martedì 19 aprile si è svolta l’audizione del ministro dell’Economia Tremonti (vedi l'articolo del Sole 24 Ore del 20.04.11). Il provvedimento sarà all’esame dell’Aula la prossima settimana. Nel corso delle audizioni sul Documento le misure annunciate dal Governo per sostenere la ripresa del nostro Paese sono state giudicate dalle parti sociali, compresa Confindustria, assai deludenti sul fronte della crescita e dello sviluppo (vedi articolo da La Repubblica del 15.04.11).
 
La stessa Corte dei Conti ha espresso “elementi di preoccupazione”, quali il fatto che “la correzione del disavanzo continua a fare affidamento sulla discesa programmatica della spesa in conto capitale, elemento che sembra configgere con le esigenze di rafforzare le prospettive della crescita economica” e il rischio di “sovraccaricare di funzioni le misure di contrasto dell’evasione fiscale che, già ambiziose e pur condivisibili nel loro significato generale, diventano la principale fonte di gettito aggiuntivo nel prospettato contesto di bassa crescita”. Sempre la Corte dei Conti ha evidenziato “alcuni elementi di criticità” sul Programma nazionale di riforme: 1) la mancanza di “valutazioni sugli effetti, presumibilmente di segno opposto (dunque negativi), indotti dalla manovra restrittiva di finanza pubblica sulla componente ciclica della crescita”; 2) il fatto che “il PNR guardi prevalentemente all’indietro, limitandosi a considerare i provvedimenti già adottati nel corso della legislatura. Ciò nondimeno, si rileva come l’impulso espansivo del programma di riforme fin qui attuato sia molto modesto, non sufficiente a condurre i valori di crescita in prossimità di quel 2% che rappresenterebbe il valore in grado di conciliare l’obiettivo di riduzione congiunta dell’indebitamento e del debito pubblico, come richiesto dalle nuove regole europee”; 3) infine “colpisce che dalla valutazione sugli effetti delle riforme sia esclusa la tematica degli investimenti pubblici. Del resto, il rallentamento degli investimenti in opere pubbliche è, forse, l’indicatore più significativo del divario tra enunciazioni programmatiche e realizzazioni”.

pubblicata il 21 aprile 2011

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