Manovra: a quando la prossima?

18 settembre 2011

La (quarta) manovra economica per la stabilizzazione finanziaria ha concluso il suo rapido passaggio alla Camera, con il cinquantesimo voto di fiducia. Passerà alla storia come il provvedimento i cui contenuti sono stati oggetto di continue modifiche da parte di una maggioranza in preda ad uno stato confusionale, cominciato il 5 agosto scorso, quando il presidente Berlusconi e il ministro Tremonti hanno annunciato una manovra bis per anticipare il pareggio di bilancio al 2013, anche se fino ad un giorno prima, avevano escluso in modo categorico che fosse necessario intervenire nuovamente sui conti pubblici. Il richiamo della Bce li ha messi però con le spalle al muro, commissariando di fatto il nostro Paese (il prof. Mario Monti ha rievocato tristemente per l'occasione la tradizione italiana del “podestà forestiero”). Da lì è iniziato il balletto delle misure, annunciate oggi e smentite domani. Un continuo dietrofront che ha fatto percepire chiaramente agli italiani lo stato confusionale del Governo e allarmato ulteriormente i mercati finanziari. Ne è uscita una manovra raffazzonata, iniqua ed inefficace, ancora una volta senza che le minoranze abbiano potuto portare alcun contributo per il suo miglioramento e per sostenere la crescita (clicca qui). La maggioranza di Centro destra, in preda alle irrisolvibili tensioni interne, ha infatti ridotto il Parlamento a un mero passacarte, costringendo l’opposizione ad un ruolo di pura presenza istituzionale. Al punto che persino lo strumento degli ordini del giorno è divenuto un inutile rito, dopo che il Governo ha deciso nel corso delle ultime due manovre, per non correre rischi, di accoglierli nella quasi totalità, per cui sono diventati carta straccia. E’ accaduto anche mercoledì, dopo il voto di fiducia: 200 sono stati gli odg accolti, alcuni con riformulazione, altri come raccomandazione. Soltanto una decina gli odg ritenuti inammissibili. Per questo non ho presentato alcun ordine del giorno a mia prima firma, anche se ho sottoscritto alcuni di quelli presentati da alcuni colleghi (clicca qui).

Come ha evidenziato l’on. Veltroni nella dichiarazione di voto del gruppo (clicca qui), il nostro Paese ha bisogno, per uscire dalla crisi, di ben altri provvedimenti, che questo Governo non è più in grado di fare, stante anche l’ormai nulla credibilità di cui gode il Presidente Berlusconi in Patria e fuori, definitivamente azzerata dalle ultime indiscrezioni emerse dalle intercettazioni, sulla sua vita privata di premier ricattabile e sulle sue esternazioni a sfondo sessuale su Angela Merkel.

I disperati tentativi dell'ultimo minuto per rafforzare la manovra economica – su pressing di Draghi e di Napolitano - faranno quindi guadagnare un po' di tempo al Governo Berlusconi ed alle nostre precarie finanze pubbliche, ma è difficile che siano una soluzione definitiva data la gravità della situazione. Anche perché è in pericolo la stessa sopravvivenza dell'euro (o almeno la nostra permanenza nell'euro). Napolitano non può sciogliere però il parlamento fino a quando la coalizione tra il Popolo della Libertà e la Lega Nord ha ancora la maggioranza nelle Camere. La tenuta del Centrodestra sarà tuttavia messa alla prova dalle ulteriori misure di austerità che si profilano già all'orizzonte. Tutti, infatti, parlano già della prossima manovra, per la quale si ipotizzano interventi su pensioni, patrimoniale, dismissioni del patrimonio pubblico. Il Ministro Tremonti ha già incontrato una delegazione di investitori cinesi, che avrebbero avuto colloqui anche con i vertici della Cassa depositi e prestiti. L'interesse dei fondi sovrani asiati potrebbe rivolgersi sui futuri piani di privatizzazione  di società di servizi pubblici locali in Italia, su cui punta il Governo, oggetto dell'art. 4 della manovra appena approvata, in totale spregio al risultato referendario. Ma i fondi sovrani asiatici potrebbero avere interesse anche alle quotate Eni, Enel, Finmeccanica e Terna, pur se Tremonti si è affrettato a smentirlo. E il capogruppo della Lega Nord in dichiarazione di voto sulla manovra ha lanciato l'altolà su questa ipotesi. Ma la coalizione di centrodestra ha già dimostrato in queste settimane di non saper governare e di non avere alcuna lungimiranza, per cui la rotta del Governo sarà purtroppo dettata dagli eventi.

Sarebbe davvero paradossale che il ministro dell’economia amico della Lega, che voleva impedire ai francesi di mettere le mani sulla Parmalat, ora si acconci alla possibilità di vendere i gioielli di famiglia ai cinesi (clicca qui). O meglio a 'svendere', perché i titoli delle nostre banche e delle nostre imprese sono arrivati a un livello tale di deprezzamento in borsa per cui con due soldi gli investitori stranieri si possono comprare l'intero nostro apparato economico. E questo sarebbe davvero un grave problema per il nostro sistema-Paese: “da settembre (e per qualche mese) – ha avvertito Prodi in un recente intervento sulla stampa - sarà bene smettere di parlare di privatizzazioni e pensare forse a qualche temporanea pubblicizzazione (utilizzando anche le reali potenzialità della Banca Depositi e Prestiti) in modo da preparare quelle naturali difese che i nostri fratelli europei, a cominciare dai francesi, edificano sempre con tanta sapienza”.

Anche questo conferma l'efficace sintesi sulla situazione del nostro Paese fatta dalla stampa straniera: “L'Italia in mano a politici inaffidabili: le incertezze sulla manovra economica mettono in luce l'incompetenza e i fallimenti di una classe politica che da anni si occupa solo di se stessa e delle sue ambizioni” (Nicoletta Wagner, Neue Zurcher Zeitung, Svizzera).
 
 
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pubblicata il 17 settembre 2011

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