La crescita si sostiene prima di tutto pagando i crediti delle PMI, ma il Governo si concede un'ulteriore proroga

30 ottobre 2011

pmiGiovedì scorso, nella seduta della Commissione Bilancio in sede di esame del disegno di Legge comunitaria, la maggioranza ha votato a favore della proposta avanzata dal ministro Tremonti di rinviare il recepimento della direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Una decisione a cui ci siamo opposti, visto che nel nostro Paese i crediti pregressi verso le imprese da parte della Pubblica Amministrazione ammontano a oltre 70 miliardi di euro (fonti Confindustria), rappresentando una vera e propria palla al piede per la ripresa dello sviluppo. La stessa Corte dei Conti nell'ultimo rendiconto generale dello Stato ha sottolineato l'anomalia di “ben 108 miliardi di residui passivi, di cui 98 per lo slittamento dei pagamenti, problema annoso aggravato dalle ultime misure di contenimento della spesa”.

La decisione del ministero dell’Economia di rinviare il recepimento della direttiva è stata suffragata dal parere della Ragioneria Generale dello Stato che in una nota (clicca qui), consegnata in Commissione, ribadisce “i profili di indubbia onerosità per la finanza pubblica” della norma che dà attuazione alla direttiva europea. In particolare si rileva che l’introduzione dei termini previsti dalle norme UE, “in assenza di una contestuale adeguamento delle vigenti procedure di pagamento in ambito pubblico e stante la situazione di forte ritardo nelle erogazioni, darebbe luogo al conseguente addebito di interessi moratori a carico dell’erario, non quantificabili ex ante e privi della relativa copertura, con grave pregiudizio per gli equilibri di finanza pubblica”.

E’ questa una posizione inaccettabile, che mina la correttezza e la lealtà che dovrebbero essere alla base del rapporto tra Pubbliche Amministrazioni e imprese, perché lo Stato che non paga (o paga in grave ritardo senza interessi) è lo stesso che pretende dai contribuenti tempi certi nel pagamento delle imposte, imponendo loro pesanti sanzioni e gravosi interessi per il ritardo. Einaudi insegnava che “affinché i contribuenti siano onesti, fa d’uopo anzitutto sia onesto lo Stato”.

A questa intollerabile situazione il Governo dovrebbe porre rimedio concordando, proprio in sede di recepimento della direttiva europea, un piano straordinario per lo smaltimento dei crediti pregressi verso le imprese, come io stessa ho più volte proposto con emendamenti che sono stati però respinti dalla maggioranza di Centro Destra.


pubblicata il 28 ottobre 2011

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