Governo di impegno nazionale: dalle comparse agli uomini e donne reali

19 novembre 2011

governo_montiMentre tutti deplorano e condannano, ogni cosa procede verso il peggio perché troppi sono coloro che hanno legato le proprie sorti o quelle del proprio partito alla politica del peggio. E poi ci si lamenta della diffidenza che gli onesti nutrono verso la politica. Finché i partiti non si saranno scoperti e non proveranno con i fatti che almeno il caos del paese non lo vogliono, molta gente rimarrà assente e sfiduciata.
Intendiamoci. Nessuno che non sia uno stupido conta sovra un rapido mutamento della situazione. Il guasto è sceso in profondità più di quanto ci si immaginava nel periodo clandestino. Allora, ci rincorava a pensar bene il largo e spontaneo consenso all’opposizione, come se per molti non fosse un ripararsi a tempo. In un paese avvilito e spersonalizzato si fa moda anche la paura, anche le cose più assurde, anche quelle che comportano un certo rischio. Se il miracolismo è stupido, il puntare sul caos della nazione è criminale: meno che per i gregari, che il più delle volte obbediscono come obbedivano ieri.
Uomini non ci si improvvisa, e nelle lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è appunto la mancanza dell’uomo; non dell’uomo grande, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma dell’uomo reale, col suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali.
Il fascismo non ha mai trovato redditizio l’uomo: avvertiva d’istinto che non ci poteva contare, e coltivò il gregario spersonalizzato o il violento da buttare sulla piazza nelle giornate di manovra. Guardandomi intorno, oso dire che lo stesso tipo è ricercatissimo tuttora, e che la manovrabilità è la dote preferita. Si ha paura in politica della gente che pensa con la propria testa, e molti si adoprano affinché il voto non sia una libera e consapevole voce della ragione, ma la vuota espressione di una effimera suggestione, assai facile quando l’uomo è disabituato al suo mestiere d’uomo e viene condotto come una mandria anche sulle strade della tribolazione.
Purtroppo vi sono urgenze che non ammettono dilazioni, e chi ha fretta d’arrivare alle lezioni non manca d’argomenti validi, poiché l’attuale provvisorietà è pericolosissima, e votare bisogna, anche se non siamo preparati, e andare in tanti alle urne, il più gran numero possibile, se non vogliamo farci giocare dai facinorosi, che puntano sulla paura della  brava gente o sulla loro noncuranza. (…)
La disgrazia della lotta politica in Italia è legata alla dimenticanza dell’uomo, per cui abbiamo cittadini che son quel che volete, vale a dire con denominazioni politiche svariatissime, ma con nessuna sostanza umana. Prima di essere ammessi ad un partito ci vorrebbe la promozione ad uomo. Allora ci si intenderebbe più facilmente, e la politica sarebbe un’occupazione meno vuota, e molte brutte cose che tanti deplorano appena e in cui credono di trovare una scusa per non impegnarsi verrebbero tolte di mezzo.
Sono così semplici e così vere queste poche considerazioni che nessuno osa negarle: anzi, non c’è partito che non le dichiari enfaticamente. Poi, se ne scordano subito perché s’accorgono che non c’è tornaconto immediato con uomini che si lasciano muovere soltanto dalla ragione e dalla coscienza. E son proprio quei partiti che non ne hanno molta dalla loro parte sia di ragione che di coscienza, oppure non hanno la pazienza di usarle, che non solo scavalcano l’uomo, ma ne impediscono la crescita e la maturità.
Per chi ha bisogno unicamente di arrivare al potere e di tenerlo a qualsiasi costo è più redditizia l’apparizione delle comparse che quella dell’uomo. Le comparse si nutrono del peggio, mentre l’uomo osa chiedere un po’ di pane, un po’ di giustizia, un po’ di libertà per tutti”
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Scriveva così il 25 settembre del 1945 don Primo Mazzolari, mentre in Italia si discuteva circa i tempi di convocazione delle elezioni per l’Assemblea costituente. Ho trascritto questo suo scritto, così attuale e dirompente, perché venerdì scorso, mentre stavo seduta al mio posto ad ascoltare la replica - umile ma severa - del Presidente del nuovo Governo, mentre osservavo la compostezza e sobrietà dei banchi del governo, con la presenza dei nuovi ministri (ed in particolare la silenziosa autorevolezza delle donne neo-ministro) ho percepito nettamente questo cambio: dalle comparse siamo passati a uomini e donne serie e competenti, anche se con una certa dose di umiltà, che non deriva dall’essere intimoriti, ma dalla consapevolezza di ‘sapere di non sapere tutto e non potere tutto’. Che bella sensazione: di aver voltato pagina, di una recuperata dignità del Parlamento, di un linguaggio finalmente degno dell’assise che rappresenta il popolo italiano, di un ritrovato entusiasmo di noi deputati (non comparse, ma uomini e donne) per la possibilità di lavorare con la speranza di trovare almeno ascolto, in una sfida nel merito dei problemi e non nella contrapposizione delle tifoserie. Certo, come ci insegna Don Primo, sarebbe stupido credere nei miracoli così immediati, però vi assicuro che ho percepito la netta sensazione che dall’emergenza drammatica della crisi del nostro debito sovrano e dello stallo della nostra economia, sotto la guida autorevole del Capo dello Stato e grazie al senso di responsabilità del maggior partito dell’opposizione e del nostro segretario Bersani, è sorta una grande opportunità per riformare non solo il nostro Paese, ma anche il nostro sistema politico ed istituzionale. L’ha detto bene Bersani: “Dopo solo dieci giorni siamo entrati in un altro universo”.
Ed allora rimbocchiamoci le maniche!

pubblicata il 19 novembre 2011

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