Via libera della Camera al decreto "Salva-Italia": il bicchiere è più che mezzo pieno

18 dicembre 2011

manovraVenerdì 16 dicembre il Governo ha incassato prima la fiducia della Camera, con 495 sì, 88 no e 4 astenuti. Poi, in serata, ha ottenuto il sì definitivo di Montecitorio sulla conversione del decreto legge c.d. ‘SalvaItalia’, anche se i numeri si sono assottigliati: i favorevoli sono stati 402, i contrari 75 e gli astenuti 22. I numeri dicono quindi che, pur avendo avuto ancora un'ampia maggioranza, rispetto al 18 novembre, quando fu votata la prima fiducia, l'esecutivo Monti ottiene 61 voti in meno (erano allora infatti 556). A pesare, oltre al voto contrario della Lega, sono stati i 'no' dell'Idv e della Svp. Mi piace sottolineare che i deputati del Partito Democratico nei due voti sono stati presenti al 99% e 97%, a differenza di quelli degli altri gruppi ed in particolare del Pdl, nei cui banchi erano evidenti a occhio nudo i posti vuoti. Si tratta di presenze (ed assenze) che misurano il grado di responsabilità delle forze politiche presenti in Parlamento.

La discussione in Aula è stata caratterizzata da momenti di tensione, soprattutto a causa delle iniziative di ostruzionismo e di protesta da parte dei deputati della Lega. Un atteggiamento irresponsabile e non credibile da parte di chi ha avuto la golden share del governo Berlusconi negli ultimi tre anni e mezzo e ha governato per oltre otto anni degli ultimi dieci. Sembrando, come ha detto nel suo intervento il nostro capogruppo Franceschini (clicca qui), più che ‘guerrieri padani’ dei ‘soldatini obbedienti’.
Il testo della manovra, che passa ora al Senato per l’approvazione definitiva in questa settimana, è stato migliorato (clicca qui) grazie al lavoro parlamentare in Commissione (clicca qui), pur mantenendo inalterati i saldi.

Mi sento di dire che la manovra, se contiene soprattutto misure per il risanamento, presenta già anche azioni per la crescita e l’equità. Sotto il primo punto di vista, occorre evidenziare la natura strutturale degli interventi: la Corte dei conti ha evidenziato come la composizione della manovra presenta evidenti novità: maggiori entrate in gran parte strutturali e minori spese correnti; tra le maggiori spese il 46% sono in conto capitale; la non contabilizzazione dei proventi dell'evasione fiscale, pur in presenza di nuovi strumenti incisivi per la sua lotta. Se è effettivo il rischio che le misure comportino un rallentamento della domanda interna, occorre riconoscere che l'alternativa sarebbe stato un avvitamento della crisi del debito sovrano e la distruzione ed evaporazione del patrimonio degli italiani.

La manovra presenta elementi durevoli di equità distributiva tra le generazioni, pur nel contesto di emergenza ed estrema urgenza. Al riguardo sono stati accolti alcuni suggerimenti del Parlamento per rafforzare l’equità del provvedimento di riforma del sistema previdenziale: in particolare, il pieno adeguamento all'inflazione per i trattamenti pensionistici di ammontare triplo del minimo (coperti con prelievo su capitali scudati) e un adeguamento più graduale della nuova  normativa previdenziale ai lavoratori in mobilità e  ai lavoratori precoci.

Contiene misure antievasione (informazioni e tracciabilità dei dati) innovative ed incisive. Il prelievo sugli scudati è certo contenuto, ma è strutturale (pagheranno una sorta di prezzo ogni anno per mantenere l’anonimato): il segnale che si cambia finalmente sistema e che l'impunità non sarà più garantita. Un'altra norma importante all'art. 11 dispone che gli intermediari finanziari devono periodicamente comunicare al fisco le transazioni finanziarie dei clienti, come pure che presentare documenti falsi al fisco sia reato. L’idea che ispira le disposizioni in materia fiscale però non è quella di un fisco solo repressivo, approntando invece una strumentazione che favorisca l'adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, favorendo coloro che danno accesso ai propri dati agevolando i controlli, specie se imprese individuali, con un regime fiscale opzionale premiale (semplificazione adempimenti amministrativi, tutoraggio, corsia preferenziale per rimborsi...). Si limita a 1.000 euro l’uso del contante, si favorisce la moneta elettronica (e sarà fatta a proposito una convenzione con l'Abi per le fasce socialmente svantaggiate, come ad es. pensionati sociali).

Introduce una nuova tassazione del patrimonio e della ricchezza, perchè non paghino solo i redditi da lavoro ed i fattori della produzione. Come ha spiegato bene Monti, non era possibile in così poco tempo apprestare in modo efficace un’imposta, sul tipo della patrimoniale francese, sui grandi patrimoni (anche se avrebbe voluto farlo) per ragioni tecniche decisive: si può fare solo dopo due anni di lavoro intenso per dotarsi di basi informative adeguate. Nella condizione attuale si sarebbe ottenuto invece un duplice effetto negativo: non ottenuto gettito nel breve periodo e insieme fatto uscire i capitali dal Paese (avremmo abbaiato ma non morso, ha detto Monti in audizione). Ma la tassazione del patrimonio c'è su molti cespiti: c'è la patrimoniale sugli immobili (non solo sulla prima casa, ma su tutto il patrimonio immobiliare del Paese e sarà più salata per chi possiede più immobili) e sui titoli, partecipazioni quotate in borsa, strumenti finanziari. Quanto alla tassazione sulla prima casa, l’Imu dovrebbe essere più equa della precedente Ici sulla prima casa: l’aliquota base dello 0,4%  può essere ridotta sino allo 0,2% e la  franchigia di  200 euro – grazie al lavoro del Parlamento – sarà più elevata di 50 euro per ogni figlio, sino a 400 euro. Secondo le stime di una base imponibile in Italia di un patrimonio immobiliare complessivo di 1.500 miliardi di euro,  l’Imu ammonterà a 21 miliardi complessivi di cui solo 2,4 miliardi sulla prima casa (l’Ici precedente ammontava a 3,2 miliardi di euro). Il che significa che la tassa sulla prima casa dovrebbe essere più leggera della vecchia Ici.

Sempre sul fronte dell’equità, occorre ricordare che l’aumento dell’Iva che scatterà da settembre del 2012 ha permesso di sterilizzare la (quella sì iniqua) clausola di salvaguardia escogitata da Tremonti con il taglio lineare delle deduzioni e detrazioni Irpef, che avrebbe danneggiato le fasce più deboli della popolazione (lavoro dipendente, famiglie con figli e pensionati). E le modifiche all’Isee rafforzeranno la rilevanza della ricchezza patrimoniale della famiglia con un effetto redistributivo c favore delle fasce più deboli.

Quanto alla crescita, vi sono interventi a favore delle imprese (deduzione Irap), dell’occupazione giovanile (credito d'imposta per chi assume lavoratori sotto i 35 anni per un potenziale di 1.550.000 giovani) e delle donne, in particolare al sud. Vi è la stabilizzazione delle agevolazioni per il 55% ed il 36% per interventi di ristrutturazione, di efficientamento energetico e di ricostruzione per calamità naturali.

Ci sono già alcune prime misure per sbloccare gli investimenti  (in particolare sono stanziati tre miliardi nel triennio per consentire l’accelerazione dell’utilizzo dei fondi strutturali europei) e ci sono alcuni tagli di rilievo ai costi della politica  (come ad es. la soppressione delle province alla prima scadenza degli organi elettivi – a cominciare dalla prossima primavera - nella prospettiva della loro eliminazione).

In conclusione, è una manovra molto diversa per contenuti e coperture da quelle che sin qui aveva portato in Parlamento il Governo Berlusconi Bossi e questo giustifica ampiamente il voto favorevole del Pd, anche oltre la necessità di approvarla per 'salvare l'Italia'.

pubblicata il 18 dicembre 2011

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