La legge Comunitaria accorcia il termine per recepire la direttiva europea sui pagamenti alle imprese

04 febbraio 2012

euroNella seduta di giovedì 2 febbraio, l’Aula ha dato il via libera alla Legge Comunitaria 2011, che raccoglie le norme che assicurano l’osservanza degli obblighi derivanti dalla partecipazione dell’Italia all’Unione europea e recepiscono nell’ordinamento nazionale la normativa adottata a livello comunitario. Ora il testo passa al Senato.

Come partito Democratico abbiamo fatto una battaglia per ottenere il recepimento della Direttiva europea sui ritardi nei pagamenti, in un primo momento espulso dal testo per il parere negativo della Commissione bilancio ai sensi dell’art. 81 quarto comma della Cost., per mancanza di copertura. Anch’io sono intervenuta in Aula (clicca qui), insieme ad altri Colleghi, per sottolineare la necessità di trovare una più coraggiosa e generale soluzione del problema dei ritardi di pagamenti non solo tra imprese, ma anche tra imprese e pubbliche amministrazioni, dopo il pur positivo primo passo in avanti compiuto da questo Governo con il decreto liberalizzazioni, il cui articolo 35 libera 5,7 miliardi per il pagamento di debiti di enti e Ministeri verso le imprese. Un intervento in tal senso è oramai ineludibile considerato che tale debito (ai 70 miliardi di euro delle amministrazioni centrali vanno sommati i 15 miliardi dei comuni, per non parlare di quello delle Asl) rischia di rappresentare una palla al piede non solo per il nostro sistema economico, ma anche per il raggiungimento degli obiettivi di equilibrio di bilancio che il nostro Paese si è impegnato a raggiungere.

Abbiamo così ottenuto che nella formulazione finale dell’art. 14 sia stabilito che il Governo è delegato ad emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge Comunitaria i decreti legislativi necessari a dare attuazione alle nuove norme europee in materia, sia per le imprese che per la pubblica amministrazione (ovvero termine di 30 giorni per i pagamenti, decorrenza automatica degli interessi di mora, ecc.). Questo significa che si è accorciato il termine già in precedenza stabilito dall'articolo 10 della legge 11 novembre 2011, n. 180 (c.d. Statuto delle imprese), che aveva già conferito al Governo la delega per adottare entro 12 mesi dalla sua entrata in vigore un decreto legislativo recante modifiche del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, per l'integrale recepimento della direttiva 2011/7/UE (ricordo che il termine stabilito in sede europea per il recepimento in sede nazionale della direttiva è il 16 marzo del 2013).

Poiché tuttavia non sarà facile passare dalle norme ai fatti – visti i complessi problemi di sostenibilità della finanza pubblica che pone la questione – ho comunque presentato sul tema un ordine del giorno (clicca qui) (sottoscritto anche dai colleghi Baretta, Vannucci, Duilio, Nannicini, Servodio, Gozi, Farinone, Lulli, Codurelli), che il ministro per gli affari europei Moavero Milanesi ha accolto nella riformulazione da me condivisa, che impegna il Governo affinchè il tempo che passerà da qui all’emanazione dei decreti attuativi venga utilizzato per effettuare una generale e precisa ricognizione dei debiti commerciali di tutte le pubbliche amministrazioni e per fissare tempi certi per il rimborso, sostenibili per le imprese ed in particolare per le PMI. La ricognizione dovrà essere opportunamente accompagnata dall'accertamento - motivato - della validità e titolarità del credito, affinché questo consenta di valutare la congruità dei crediti, sia sotto il profilo del quantum che della qualità, al fine di distinguere i crediti non meritevoli con particolare riguardo alla valutazione dell'equilibrio economico tra le prestazioni corrispettive.

L’approvazione finale della Comunitaria 2011 è avvenuta in un clima di forte tensione in Aula tra le forze politiche a causa dell’approvazione di un emendamento presentato dal leghista Pini (clicca qui) sulla responsabilità civile del giudice, sul quale il Governo aveva espresso parere contrario, che ha fatto scaturire un acceso dibattito. Si è tratto di un vero e proprio blitz, sostenuto dai partiti dell’ex maggioranza (Pdl e Lega), ma anche in modo trasversale da deputati di altri gruppi. Il ministro della giustizia Severino ha già annunciato che la norma sarà modificata nel passaggio al Senato. A mio parere si è trattato di un autogol per chi vuole garantire ai cittadini una giustizia 'giusta'. Perché consentendo l'azione diretta della parte contro il giudice ne mina l'indipendenza, tanto più nei casi in cui uno dei soggetti in causa sia una parte eccellente o potente! Per questo nei principali Paesi europei il cittadino può agire contro lo Stato e solo quest’ultimo può rivalersi poi sul giudice. L'emendamento è poi aberrante, avendo introdotto una fattispecie indeterminata di "manifesta violazione del diritto", che si aggiunge alla responsabilità per dolo o colpa grave e per diniego di diritto, in violazione del principio di certezza della norma giuridica. Il problema di tutelare i cittadini si risolve in un altro modo: lo Stato deve garantire, da un lato, giudizi più rapidi e, dall'altro, che il giudice che ha sbagliato per dolo o colpa grave paghi effettivamente per la sua responsabilità, arrivando anche al suo licenziamento. Dunque nessuna pregiudiziale opposizione da parte mia, anche perché sono personalmente convinta che le cattive performance della nostra giustizia sono da attribuirsi sia a un pessimo legislatore, quando non è fazioso, sia all'atteggiamento conservatore di una parte della magistratura, che a volte si comporta come una vera casta. Ma una questione così delicata e complessa va affrontata con un confronto serio nel merito, quanto meno coinvolgendo il Ministro per la giustizia e non con un bliz vendicativo in sede di Comunitaria avendo come interlocutore il Ministro per gli affari europei. Ho la preoccupazione dunque che, per come è stata modifica la norma, essa impatti negativamente sul sistema della giustizia, anche a svantaggio dei cittadini più deboli. Preoccupazione confermata dalle dichiarazioni dell’on. Bongiorno in Aula (clicca qui).

Segnalo, infine, che la Camera, dopo che il Governo si era rimesso all’Aula, ha approvato anche l’ordine del giorno presentato dalla collega Villecco Calipari (clicca qui), anche da me sottoscritto, che riguarda la Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne. Si tratta dell'unico strumento giuridico vincolante attraverso il quale si può prevenire e coordinare a livello europeo un'azione giudiziaria e un supporto alle vittime. Esso impegna il Governo a sostenerla in sede di Unione europea e poi a firmare e ratificare la Convenzione in sede italiana.

Approvato anche un ordine del giorno (clicca qui), sul quale ho espresso il mio voto a favore, con il quale si impegna il Governo ad adoperarsi per sostenere in ogni sede opportuna, anche nei futuri Trattati, l'importanza delle comuni radici culturali greche, romane e giudaico cristiane dell'Europa. Purtroppo il nostro gruppo – e francamente non ho capito perché - aveva dato indicazione di votare contro.

pubblicata il 04 febbraio 2012

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