Partiti, dimezzare il finanziamento

21 aprile 2012

Sul finanziamento pubblico ai partiti d'ora in poi occorre rispettare la volontà dei cittadini. Saranno loro a scegliere se sostenere o meno l'attività politica e i contributi non potranno più essere utilizzati per mantenere costosi apparati organizzativi o addirittura essere impiegati per fare investimenti in ville, lingotti o diamanti. E la politica non sia più un mestiere. Sono questi i principi alla base della proposta di legge che l'on. Simonetta Rubinato ha scritto e depositato alla Camera insieme con l'on. Beppe Fioroni e i colleghi Giampaolo Fogliardi e Gianluca Benamati (clicca qui). "La sfiducia dei cittadini nei confronti dei partiti dopo gli ultimi scandali di malversazioni di soldi pubblici - spiega la parlamentare trevigiana - è arrivata ad un livello mai raggiunto prima d'ora: solo l'1 per cento di loro ha ancora fiducia nel loro ruolo di strumento democratico. Non basta approntare nuovi controlli, pur necessari, occorre dare un segnale forte di inversione della rotta, rovesciando la logica che ha finora contraddistinto il finanziamento pubblico ai partiti".

Così la proposta di legge prevede il dimezzamento dell'importo attualmente erogato a titolo di rimborso elettorale (ovvero 0,50 euro l'anno contro 1,00 euro di oggi) e che lo stesso sia commisurato non più al numero degli aventi diritto al voto, ma solo ai voti validi ricevuti dalle diverse forze politiche. "Nel 2008 gli aventi diritto al voto alla Camera erano circa 50 milioni, mentre gli elettori che sono andati effettivamente a votare sono stati circa 39 milioni e i voti validi 35 milioni. Con la nostra proposta - afferma la deputata democratica - sia l'astensione che il voto bianco o nullo non potranno essere conteggiati ai fini del contributo. L'elettore che invece sceglie di votare un partito gli assegna con il suo voto anche il contributo".

"La nostra proposta - spiega l'on. Rubinato - non nega il principio che il costo della politica sia posto anche a carico della finanza pubblica, come accade anche in altri Paesi europei come Germania, Francia, Spagna e Inghilterra, ma mette nelle mani dei cittadini la scelta ed impone una forte stretta alle spese dell'attività dei partiti, all'insegna della sobrietà e in linea con i sacrifici imposti alla collettività. Infatti i rimborsi pubblici potranno essere utilizzati dai partiti solo per finanziare le spese elettorali e le attività di iniziativa politica ".

La proposta prevede inoltre che ciascun contribuente possa scegliere se destinare il quattro per mille dell'Irpef alle forze politiche indicandolo nella sua dichiarazione dei redditi, con un tetto massimo a livello nazionale di 30 milioni di euro nel 2013 e a decorrere dal 2014 di 50 milioni. E' mantenuta la possibilità di contributi volontari da parte di persone fisiche, ma dimezzando il valore massimo che è possibile portare in detrazione ai fini Irpef. Viene eliminata invece la possibilità per le società private di portare in detrazione i finanziamenti versati ai partiti, a cui viene messo comunque un limite annuo di 50.000 euro, mentre è vietato ogni finanziamento alle forze politiche da parte di amministrazioni ed enti pubblici o società a partecipazione pubblica. Per la trasparenza viene stabilito l'obbligo che ogni contributo superiore ai 5.000 euro sia dichiarato congiuntamente da parte di chi versa e di chi riceve al Ministero dell'Interno. Inoltre sono rafforzate le regole per la pubblicità del bilancio, la sua certificazione da parte di società di revisione indicate dalla Consob, nonché per la rendicontazione anche alla Corte dei Conti e le sanzioni per eventuali violazioni.

mimetype SCARICA IL COMUNICATO IN PDF 


pubblicata il 21 aprile 2012

ritorna
 
  Invia ad un amico