Estensione del tetto
massimo a ogni compenso che sia a carico della finanza pubblica: il Governo ha
accolto martedì in aula alla Camera il mio ordine del giorno al decreto sulla
Spending review (clicca qui) con cui chiedo all'esecutivo l'impegno di rafforzare le
disposizioni che prevedono che i trattamenti economici di dipendenti e
consulenti dello Stato non possano superare quello spettante al Primo
Presidente della Corte di Cassazione, pari nel 2011 a euro 293.658 lordi,
estendendolo a tutti i compensi che siano a carico delle finanze pubbliche. E'
una proposta di equità e insieme di rigore, doverosa nei confronti dei
cittadini chiamati a farsi carico di pesanti sacrifici per risanare la finanza
pubblica. Più
precisamente, come ho spiegato in Aula durante l'intervento per chiedere che la
proposta fosse messa in votazione (clicca qui), va nella direzione di chiedere una maggiore e più
stringente applicazione dell'articolo 23-ter
che abbiamo votato nella manovra «Salva Italia» del dicembre scorso in materia
di tetto alle retribuzioni dei dipendenti e consulenti dello Stato: mettendo in
un atto avente forza di legge il tetto stabilito a marzo scorso solo da un
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; estendendo il tetto non solo
a coloro che hanno un rapporto di lavoro dipendente o autonomo con le
amministrazioni statali, ma a tutti coloro che sono a carico delle finanze
pubbliche; stabilendo chiaramente che questo limite valga effettivamente come
tetto per quelli hanno retribuzioni superiori, affinché siano ridotte, e non
invece per aumentare le retribuzioni che sono inferiori al limite della
retribuzione spettante al primo presidente della Corte di Cassazione, pari, nel
2011, a circa 292 mila euro.
Secondo l'ideale socratico ripreso da Einaudi il rapporto tra reddito minimo e massimo socialmente tollerabile sarebbe di cinque volte: per i deputati semplici la riduzione di circa il 30% dell'indennità e della diaria (tra tagli da un lato e introduzione del contributo di solidarietà pari al 20%, che si somma all'aliquota fiscale massima del 45%) si tratta di un obiettivo raggiunto. Manca ancora molto da fare invece per i compensi dei grandi commis di Stato, i manager pubblici, i dirigenti apicali e presidenti di enti e amministrazioni pubbliche. Molti amici sulla rete mi hanno scritto che occorre tagliare ancora molto di più: so bene che in questo momento per avere consenso occorre spararle più grosse, magari per farsi bocciare le proposte. Vi segnalo che Hollande (molto acclamato sulla rete) per i dirigenti delle imprese pubbliche ha fissato il tetto di 450.000 euro. Comunque anche se tutto è perfettibile, forse oggi abbiamo bisogno però di fatti concreti più che di proclami demagogici... La mia è una proposta ragionevole che si può realizzare e mette così alla prova governo e partiti: il primo mi aveva anticipato il parere contrario sull'ordine del giorno e il capogruppo d'Aula del Pd mi aveva comunicato di ritirarlo perché in caso contrario il gruppo del Pd l'avrebbe bocciato per non votare contro il parere del governo. Io, sapendo che non era per nulla populista e pensando alle persone che devo rappresentare in Parlamento, ho deciso di non ritirarlo e ho chiesto il voto dell'Aula sullo stesso, forzando così sia Governo sia i Gruppi ad accoglierlo. Infine va considerato che almeno questi compensi non sfuggono al fisco e pagano da sempre le aliquote massime, cosa che in questi ultimi anni non è disprezzabile, visti i condoni fiscali cui abbiamo assistito. Io comunque continuerò a provarci, perchè considero quello socratico un principio sacrosanto...