Nuovo rapporto fisco - contribuente: la mia proposta

22 agosto 2012

fiscoPer il premier Mario Monti il nostro Paese, nella lotta all’evasione fiscale, è in stato di guerra. In effetti è indubbio che nessun Governo ha fatto tanto quanto quello in carica nel combattere la piaga dell’evasione. Ma la guerra è ancora lunga da vincere. E per vincerla occorrono coerenza, tenacia, un apparato investigativo efficace, ma anche e soprattutto un sistema di regole trasparente, semplice e stabile nel tempo, insieme ad una Pubblica Amministrazione efficiente e al servizio dei cittadini, che favorisca in questi ultimi una cultura civica che sanzioni la slealtà fiscale prima di tutto con la stessa riprovazione sociale. Insomma è necessario radicare nel Paese una cultura della legalità fiscale che veda lo Stato, per primo, rispettare principi e regole fondamentali di correttezza, trasparenza ed equità nel rapporto tra poteri pubblici e cittadini.

Perché un fisco più semplice, corretto e leale è il presupposto per legittimare lo Stato agli occhi dei cittadini a colpire con più forza e severità (anche con il carcere) chi ha davvero frodato l'interesse generale. Mentre sono molti (e soprattutto i più dotati di mezzi) quelli che approfittano dell'attuale complicata fiscalità per frodare il fisco a danno dei contribuenti onesti e tartassati. Proprio perché non possiamo mettere un finanziere a guardia di ogni partita Iva (peraltro non evadono solo queste, forse che non ci sono lavoratori dipendenti o in cassa integrazione che lavorano in nero?), la riprovazione sociale (anche quella via web) può moltissimo, ma deve essere accompagnata da un fisco finalmente a servizio dei contribuenti e non inutilmente vessatorio.

Troppe cose non funzionano dal lato dell'ordinamento fiscale e una pericolosa concentrazione di potere si è oggi cumulata tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia. Molti contribuenti anche leali si considerano vessati. Cito per tutti il solo caso delle aziende lattiero-casearie, di cui mi sono fatta portavoce con un’interrogazione qualche tempo fa, che anticipano al fisco milioni di euro in Iva e attendono la dovuta restituzione per anni, con un ritardo fuori-legge dello Stato che mette a rischio la tenuta delle aziende e posti di lavoro.  E gli esempi potrebbero continuare, visto che a fronte dei condoni fiscali di cui hanno goduto in questi anni i grandi evasori ci sono ancora molti piccoli contribuenti strizzati per fare cassa, e penso in particolare alle norme in materia fiscale approvate nel 2010 e 2011 dal Governo Berlusconi-Bossi, per arrivare addirittura alla unificazione degli atti (in precedenza distinti, come deve essere in uno Stato di diritto) dell’avviso di accertamento e della cartella esattoriale nella nuova figura dell’accertamento esecutivo (risultato: prima il contribuente deve pagare, poi se riuscirà a dimostrare che il fisco ha torto potrà farsi restituire quanto ha pagato).

L’obiettivo di rifondare su una nuova base di correttezza il rapporto tra fisco e contribuente era stato oggetto già al Senato di un mio disegno di legge costituzionale per recepire nella Carta Costituzionale i principi dello Statuto del contribuente, fissati nella legge n. 212 del 2000 ma rimasti inapplicati, quando non addirittura violati, dalla successiva legislazione in materia fiscale.  Soprattutto nell’ultimo decennio, anche per la necessità di manovre correttive, l’adozione di norme fiscali con efficacia sostanzialmente retroattiva, il crescente ricorso da parte dei Governi alla decretazione d’urgenza anche in materia tributaria e, in generale, il rapido avvicendamento di interventi normativi incidenti sul rapporto d’imposta, hanno reso il nostro sistema tributario sempre meno trasparente, conoscibile e condiviso dai cittadini, alimentando così quella percezione di ‘connotazione vessatoria’ del fisco che riconosce lo stesso Presidente della Corte dei Conti nell’intervista rilasciata sul tema al Corriere della sera del 21 agosto scorso (clicca qui).

Nel disegno di legge, che ho ripresentato alla Camera in questa legislatura con alcune modifiche (clicca qui), propongo in particolare con l’articolo 2 di “costituzionalizzare” un principio già sancito dalla legislazione ordinaria e più volte affermato dalla giurisprudenza, ossia quello dell’irretroattività delle norme tributarie. L’articolo 3 modifica l’articolo 53 della Costituzione, aggiungendo al principio di progressività – il solo al quale ai sensi della disposizione costituzionale è oggi informato il sistema tributario – quelli di chiarezza, semplicità, trasparenza ed equità. Inoltre inserisce il principio che  con legge deve essere stabilito “l'ammontare del reddito minimo esente da imposta, tenuto conto dei mezzi necessari alla sussistenza della persona e del suo nucleo familiare.”  Si tratta sostanzialmente di riconoscere in Costituzione che il prelievo fiscale non può gravare sul minimo vitale del nucleo familiare, una sorta di no tax area sulla base dei componenti, sul modello introdotto in Germania dalla Corte Costituzionale. La proposta di legge introduce, inoltre, una modifica alla disciplina della decretazione d’urgenza, prevedendo un ulteriore comma all’articolo 77 della Costituzione, ai sensi del quale con lo strumento del decreto-legge non possono essere introdotti “nuovi tributi”, né può essere prevista “l’applicazione di tributi esistenti ad altre categorie di soggetti” (articolo 4). L’art. 5 mira ad evitare gli iniqui condoni cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Infine, l’articolo 6 della proposta incide sull’articolo 97 della Costituzione, che informa l’organizzazione della pubblica amministrazione, prevedendo che “i rapporti tra amministrazione finanziaria e contribuenti sono improntati al principio della collaborazione e della buona fede”.

pubblicata il 22 agosto 2012

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