Assemblea del Pd: sì alle primarie aperte con regole serie

07 ottobre 2012

assemblea_pdAlla vigilia dell’assemblea nazionale del partito convocata a Roma sabato scorso avevo invocato, assieme ad altri colleghi (clicca qui), proprio per favorire e sostenere la massima partecipazione degli elettori alla prossima consultazione delle primarie, regole e procedure chiare per evitare il ripetersi di fenomeni inaccettabili, come quelli accaduti in occasione delle primarie tenutesi a Napoli e Palermo. Le regole tutelano gli elettori e sono garanzia di procedure trasparenti e democratiche. Sono necessarie per garantire a tutti la libertà di esprimere la propria opinione sulla persona che intendono vedere candidata a Presidente del Consiglio e insieme per garantire la serietà e la validità delle consultazioni. Lo stesso Matteo Renzi a Napoli, parlando di ciò che accadde in quelle primarie molto contestate, ha affermato che 'non deve più succedere. Occorre fare il contrario'.

Sono perciò soddisfatta dell’esito dell’Assemblea, cui ho partecipato non come delegata, ma come invitata in quanto parlamentare, senza diritto di voto. Le regole (clicca qui) che si sono stabilite per le primarie sono nel segno di favorire la partecipazione degli elettori, nello spirito fondativo del Partito Democratico, e insieme di impedire i brogli.  Va dato atto di questo risultato al Segretario Bersani, che, in piena autonomia e contro i suggerimenti della stragrande maggioranza dei dirigenti del partito, ha deciso di mettersi in gioco aprendo le primarie di coalizione ad altri candidati del Pd, anche correndo il rischio di una sconfitta (o di una vittoria risicata).

Il suo intervento in apertura è stato conciso ed autorevole (clicca qui). Applauditissimo da un’assise schierata in netta prevalenza a suo favore in due passaggi in particolare: quando ha rivendicato che il Governo Monti l'abbiamo voluto noi a costo di una nostra rinuncia (e si riferiva alla sua personale rinuncia, all’atto della caduta del Governo Berlusconi, a chiedere le elezioni anticipate che l’avrebbero visto molto probabilmente vincitore) e quando ha puntigliosamente ricordato – per rispondere alle polemiche sollevate nei giorni scorsi da taluni sostenitori di Renzi - che l'unica regola che si è cambiata è quella che prevede che il segretario del Pd sia automaticamente il candidato premier, proprio per poter fare le primarie.

Da parte mia ho apprezzato in modo particolare la parte della relazione in cui il segretario ha sottolineato i caratteri della crisi drammatica che stiamo attraversando, che richiede di andare oltre l’attuale agenda europea e insieme di non tornare indietro rispetto all’agenda del Governo Monti. Se concordo sul fatto che il Pd appaia oggi come il perno di ogni valida e credibile coalizione di governo (lo dimostra il leale e compatto sostegno al Governo Monti e il convinto europeismo ribadito anche sabato), c’è un neo nella sua relazione: non basta l’alleanza con Sel e Psi per convincere tanti elettori ad andare a votare e a darci fiducia. Questo limite appare evidente nel documento votato (all’unanimità) dall’Assemblea, che al primo punto dà mandato a Bersani di “definire d’intesa con SEL e PSI il Manifesto politico e programmatico dell’Alleanza dei Democratici e dei Progressisti, sulla base della Carta d’intenti del PD” (clicca qui). Come si può pensare di costruire una coalizione di governo credibile agli occhi degli elettori, che fa sua la strategia europea disegnata da Mario Monti, avendo come principale alleato un partito – SEL – che ogni giorno indica quella stessa strategia come la rovina del Paese e compie scelte concrete che vanno in direzione opposta? Sabato all’Ergife su questo punto ha preferito tacere. Mentre non è accettabile il veto messo da Vendola ad un’alleanza con i moderati, né le sue posizioni contro le riforme del Governo Monti che il Pd ha approvato in Parlamento: tutto ciò rischia di riportare alla mente degli elettori i contrasti e le contraddizioni ingovernabili dei tempi dell’Unione di Prodi. Ritengo perciò che resti fondamentale per il buon esito delle primarie la definizione di una base programmatica chiara e concreta per il governo del Paese nei prossimi cinque anni condivisa da tutti i candidati che vogliono partecipare alle primarie. La Carta degli Intenti (clicca qui) non basta come base programmatica per la coalizione di centrosinistra perchè ancora caratterizzata da un linguaggio politico vecchio, basato su affermazioni generiche, fatta apposta per lasciare aperti larghi spazi a un gioco di compromessi sottratto al controllo degli elettori.

Ora la competizione tra Bersani e Renzi è davvero aperta e la parola passa agli elettori ed alle elettrici. Credo che si debba dare atto, da un lato, che un segretario già sicuro vincitore delle primarie di coalizione come Bersani ha accettato di correre il rischio di perdere per favorire la partecipazione e arginare l’antipolitica. Di questi tempi non tutti lo avrebbero fatto. Dall’altro lato, va riconosciuto il coraggio e le capacità del Sindaco di Firenze di mettersi in gioco contro le tradizionali logiche correntizie per rischiare il tutto per tutto, chiedendo il consenso agli elettori per rinnovare non solo la nomenclatura, ma anche la linea politica del Pd, che non sempre è stato coerente in questi anni con la sua originaria vocazione maggioritaria. Anzi, ad essere franchi dovremmo ammettere che la competizione tra Bersani e Renzi è in realtà quella di un congresso di partito, per determinare l'identità del Pd, che quella per la premiership per guidare la coalizione di centro-sinistra (clicca qui). In ogni caso in tempi in cui i partiti appaiono abbarbicati a difendere le proprie posizioni di rendita, non vedo altri esempi di una competizione di questo tipo negli altri partiti. Se dunque è vero che anche il Pd ha problemi e contraddizioni al suo interno, gli si deve comunque dare atto di aver saputo mettersi in discussione con un'assemblea di poco meno di mille persone, per lo più comuni cittadini dei diversi territori d'Italia, che corrispondendo al metodo democratico ha dato il via libera a delle ‘vere’ primarie, con candidati che sono davvero in competizione, per dare ai cittadini la possibilità di partecipare alla scelta del prossimo candidato del centro-sinistra alla Presidenza del Consiglio.

pubblicata il 07 ottobre 2012

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