Lo Stato biscazziere che fa cassa incentivando il gioco d'azzardo

07 febbraio 2013

azzardoMercoledì 6 febbraio scorso sono stata invitata dal circolo di Istrana a discutere del tema “Lo Stato biscazziere”. Siamo in effetti il Paese europeo in cui si gioca di più, ma con una delle legislazioni più arretrate in materia. Secondo l’indagine ‘In gioco’ realizzata da Eurispes nel 2009 sono 30-35 milioni gli italiani coinvolti nel gioco lecito. Si tratta di una cifra che non tiene conto del gioco d’azzardo illegale con il correlativo indotto sotterraneo di usura, truffa, estorsione, criminalità organizzata, riciclaggio. I giocatori a rischio sono calcolati in almeno 2 milioni, mentre 800.000 sono le persone dipendenti dal gioco d’azzardo. Secondo il recente rapporto dell’Associazione Libera “Azzardopoli-Il Paese del gioco d’azzardo” si tratta della terza impresa del Paese, con un fatturato legale di 76,1 miliardi di euro cui vanno aggiunti i 10 miliardi stimati per il fatturato illegale che vede protagonisti 41 Clan della criminalità organizzata in tutto il territorio italiano.

Il gioco d’azzardo sta comportando costi sociali sempre più elevati  a causa del numero delle persone colpite da ludopatia e da gioco d’azzardo patologico, che conduce all’indebitamento anche delle rispettive famiglie e delle attività imprenditoriali. Secondo il Codacons il 43% dei casi è rappresentato da: operai, impiegati, pensionati e disoccupati. Il giocatore tipo è un maschio, con la licenza media inferiore, che beve alcolici e fuma. Si ammalano soprattutto gli over 65. Altra categoria a rischio è quella dei giovani giocatori che abusano anche di farmaci come i tranquillanti. Secondo i dati forniti dal “Cartello insieme contro il gioco d’azzardo e l’usura” le famiglie a rischio di indebitamento estremo sono circa 3 milioni (il 25% in Italia, il 30% nel Mezzogiorno), mentre la piaga sommersa dell’usura coinvolge non meno di 900.000 persone.

L’associazione Avviso Pubblico – rete degli enti locali antimafia – ha formulato alcune proposte in favore del gioco responsabile, per prevenire le patologie da gioco e favorire il contrasto alle infiltrazioni criminali in questo settore. Molto interessante l’esperienza pilota del Comune di Empoli con l’approvazione di uno specifico regolamento comunale con norme restrittive sui luoghi sensibili e l’avvio di corsi di formazione rivolti agli esercenti in collaborazione con l’Asl, la Polizia di Stato, la Confesercenti e le associazioni del settore.

Occorre distinguere fra il gioco d’azzardo patologico e il gioco come forma di attività sociale o passatempo. Il primo è un vero e proprio disturbo patologico, inserito fra le dipendenze dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già negli anni ’80, mentre l’Italia ha incluso la ludopatia nei livelli essenziali di assistenza solo nel novembre scorso, con la recente legge di conversione del decreto sulla sanità c.d. Balduzzi, anche se è stato alla fine cancellato il Fondo che era stato previsto, alimentato dal 5% sulle entrate dei concessionari, per garantire la copertura finanziaria dei nuovi LEA per le ludopatie. Il Ministro della salute ha quindi emanato entro il 31 dicembre 2012 il decreto ministeriale per il corrispondente aggiornamento dei LEA, che è però attualmente fermo al MEF. Il SERT dovrebbe con il medesimo personale curare una dipendenza in più che secondo le stime vale il doppio, se non il triplo, delle altre dipendenze già in cura.

In questi anni la raccolta dei giochi è aumentata in modo esponenziale: dal 2003 al 2010 ha fatturato 309 miliardi di euro, passando dai 15 miliardi del 2003 agli oltre 70 del 2011, anche se non si è registrato un effettivo corrispondente incremento delle casse dello Stato, visto che le entrate erariali sono decrescenti, tanto più che la tassazione relativa è tra le più favorevoli (aliquota del 12% che scende ad un più favorevole 8% in presenza di un incremento degli introiti per graziosa concessione del Governo Berlusconi).

La crescita della spesa degli italiani per il gioco d’azzardo segnala un fenomeno degenerativo che purtroppo è stato incoraggiato dallo Stato, che pur di assicurarsi maggiori introiti ha finito per esercitare un condizionamento improprio sui cittadini resi più vulnerabili dalla crisi economica. Nell’ultimo quindicennio tutti gli Esecutivi hanno introdotto nuove offerte di gioco d’azzardo pubblico con un’offerta di nuove tipologie di giochi inarrestabile. L’apice è stato toccato nell’estate 2011 con il decreto-legge n. 138/2011 con l’introduzione di nuove forme di azzardo casalinghe che hanno fatto registrare un totale di incassi di 10 miliardi di euro.

Le recenti relazioni approvate all’unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia hanno accertato come l’interesse della criminalità organizzata sia fortemente connesso con il gioco lecito ed illecito attraverso comprovate infiltrazioni. A fronte di ciò il vigente sistema normativo, in particolare quello sanzionatorio e di controllo, è fortemente insufficiente e inadeguato, sia alla tutela delle persone, salvo che per alcune norme introdotte di recente per la tutela dei minori, sia a contrastare l’intreccio con la criminalità organizzata.

Di notevole interesse il rapporto redatto dall’Associazione Libera (clicca qui), anche per le proposte da adottare in sede legislativa.


pubblicata il 07 febbraio 2013

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