Il governo Letta alla prova dei fatti

30 aprile 2013

governo_lettaAl termine della breve direzione del Pd del 23 aprile scorso sono stata tra coloro che hanno votato a favore del pieno sostegno al tentativo del Presidente Napolitano di formare un governo per affrontare l'emergenza economica e sociale del Paese e approvare finalmente almeno alcune riforme istituzionali, in primis quella elettorale e misure di ulteriore contenimento dei costi della politica. Non c'era alternativa a questa assunzione di responsabilità da parte del PD, visto lo stallo in cui ci siamo ritrovati dopo le elezioni di febbraio, stallo che avrebbe rischiato di riprodursi se fossimo tornati subito a nuove elezioni con la stessa legge elettorale. Ce lo ha richiesto con forza non solo Napolitano nel suo discorso di insediamento, ma la gran parte dell'opinione pubblica, anche se so bene come ciò abbia messo in fibrillazione una parte della base elettorale del nostro partito. Non sottovaluto per nulla questo disagio e questa sofferenza, anche perché sono ben consapevole dei rischi ‘mortali' che comporta l'abbraccio con il Cavaliere.

Una grande coalizione fra partiti diversi e alternativi, a condizione che non si riduca ad una mera negoziazione tra gruppi di potere, potrebbe aprire la possibilità alla classe dirigente politica italiana (come è stato ad es. in Germania con la Grosse Koalition) di chiedersi cosa si possa fare meglio insieme per il nostro Paese, sfruttandola come occasione per tirare fuori il meglio, delle idee e proposte di ogni forza politica, prestando ascolto ai bisogni e alle aspettative dei cittadini, ridando così dignità alla politica. Ma Berlusconi non è Angela Merkel.  Lo conferma il modo in cui il capo del centrodestra sta ricattando il Governo sul tema dell'abolizione dell'Imu sulla prima casa, compresa la restituzione di quella già versata, per la cui copertura servirebbero circa 8 miliardi di euro solo per il 2012 e 2013, oltre a 4 miliardi l'anno a regime dal 2014. E' un chiaro segnale che siamo ancora in clima di campagna elettorale, mentre occorrerebbe senso di responsabilità ed utilizzare queste risorse per le vere priorità, come ad es. per investire nel lavoro dei giovani o consentire ai Comuni di aprire nuovi cantieri. Senza contare l'inganno che si consumerebbe a carico dei cittadini, visto che all'abolizione dell'Imu sulla prima casa farebbe seguito necessariamente l'introduzione di una nuova imposta sui servizi comunali.

Siccome non ci si può fidare di Berlusconi e c'è il rischio di tornare tra non molto alle urne, penso quindi che bisogna fare subito alcune riforme che segnino per così dire un punto di non-ritorno alla situazione politica precedente: con un decreto legge si abolisca subito il c.d. Porcellum ed anche il finanziamento pubblico ai partiti. E, nel frattempo, il PD convochi il congresso per chiarire definitivamente la propria identità e linea politica.

Ciò detto, va comunque data fiducia alla nuova compagine di governo guidata da Enrico Letta, nata finalmente domenica 28 aprile dopo 62 giorni dal voto: una squadra di ministri e sottosegretari che appare fortemente rinnovata, con alcune personalità autorevoli, altre invece più deboli, visto che nelle mediazioni intercorse con i partiti il premier ha dovuto tener conto non solo delle competenze e delle capacità, ma anche del manuale Cencelli.

Il governo è ora chiamato a mettersi subito alla prova dei fatti, anche perché dai sondaggi risulta che sono alte le aspettative dell'opinione pubblica nelle misure che dovranno essere adottate. Lo conferma paradossalmente il gravissimo fatto che ha macchiato la giornata del giuramento: anche se il gesto dell'attentatore che ha ferito i due carabinieri ed una passante davanti a Palazzo Chigi è quello isolato di una persona irresponsabile, non va sottovalutato che è avvenuto in un contesto di grave malessere sociale per la crisi economica. I rappresentati delle forze politiche e delle istituzioni, oltre alla ferma condanna già espressa per un episodio così grave, abbassino i toni del confronto e alzino il livello della corresponsabilità. La violenza verbale espressa da alcuni esponenti politici nella rete e in certe trasmissioni televisive, in cui per fare audience si alimenta la polemica, deve lasciare spazio ad un dibattito civile e democratico che affronti in modo concreto ed urgente le soluzioni da dare ai gravi problemi del Paese.

Per questo mi auguro che i membri del Governo lavorino in piena trasparenza con il Parlamento sull'emergenza economica e sociale e sulle riforme istituzionali. Ho apprezzato nel discorso programmatico del neopresidente Enrico Letta (clicca qui) innanzi tutto l'impegno ad utilizzare il linguaggio della verità con i cittadini sulla situazione in cui versa il Paese - che per me significa ad es. che la revisione dell'Imu non può essere scaricata come ulteriore debito pubblico sulle spalle delle future generazioni - e l'impegno a liberare le migliori energie del Paese, quelle che possono sostenere la crescita, come i giovani capaci e meritevoli, gli imprenditori e le Pmi in particolare, i lavoratori, compresi quelli autonomi e i professionisti. Il che significa - a mio avviso - che la Pubblica Amministrazione, compreso il Fisco, deve essere resa efficiente ed adeguata a dare sostegno al sistema produttivo e ai bisogni delle persone e delle famiglie, per ricostruire un rapporto di fiducia ed equità tra cittadini e Stato. E significa anche riformare profondamente l'organizzazione dello Stato e degli altri livelli di governo territoriali. Cosa che si può fare da subito lavorando nelle Commissioni parlamentari competenti (che si insedieranno finalmente questa settimana), senza arenarsi in sterili discussioni sulla presidenza della c.d. Convenzione, che depongono solo a favore del gioco di Berlusconi.

Il 3 maggio scorso ho partecipato al convegno organizzato da Confartigianato Treviso sul tema della ‘competizione tra territori'. Secondo il prof. Paolo Feltrin, sono il clima di fiducia negli scambi e le infrastrutture materiali a spiegare lo sviluppo economico, non le politiche locali, per cui non è sensata l'idea sin qui dominante della centralità delle autonomie nell'organizzazione dello Stato. Secondo i professori Giancarlo Corò e Giandomenico Falcon, invece, le Istituzioni sono determinanti nello sviluppo di un territorio, come dimostra il divario Nord-Sud. Ma le Istituzioni devono essere efficienti e l'autonomia va collegata indissolubilmente alla responsabilità, come insegnano esempi di successo di vicini Stati federali, quali la Germania e la Svizzera. Conclusione: va riformato in primis lo Stato (una sola Camera che dà la fiducia e un Senato che rappresenta i territori, dimezzando i parlamentari: vedi l'intervista che ho rilasciato il 12 aprile all'Agenzia Dire cliccando qui);vanno riformate e accorpate le Regioni (già nel 1996 uno studio della Fondazione Agnelli indicava la strada della loro riduzione a non più di 12); vanno abolite le province e adottati gli incentivi giusti per accorpare i Comuni più piccoli.

Non c'è più tempo da perdere: solo con azioni concrete in tempi certi potremo riconquistare il consenso dei cittadini e rilanciare il nostro Paese. Da parte mia, come semplice parlamentare, sperando di trovare nel governo interlocutori disposti ad ascoltare, non farò mancare proposte ed iniziative concrete, come ad es. il disegno di legge in tema di protezione del know how delle nostre aziende in caso di delocalizzazione (v. infra), che ho presentato pubblicamente in occasione della festa del 1° maggio insieme alla sindaca Silvia Conte di Quarto d'Altino.

pubblicata il 30 aprile 2013

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