Luci ed ombre del Decreto Fare approvato dopo una lunga maratona

28 agosto 2013

decreto_fareDopo una lunga maratona di 44 ore in Aula, dovuta all’ostruzionismo dei deputati Cinque Stelle, venerdì 26 luglio abbiamo convertito in legge il testo del Decreto Fare, ora all'esame del Senato.  Sul provvedimento, ricordo, il Governo aveva posto la fiducia, votata il giorno precedente. Una tattica, quella di M5S, legittima, ma assai discutibile: ritengo infatti che in questo modo si sprechi la forza propulsiva e contrattuale che potrebbe avere sulla maggioranza un gruppo di opposizione consistente come il loro per far approvare  riforme e provvedimenti concreti. Questa esperienza ha dimostrato inoltre ancora una volta come sia necessario procedere con l'eliminazione del bicameralismo e la riforma del regolamento che ordina i lavori parlamentari per conformarlo alle nuove esigenze di una moderna democrazia.

Il Decreto Fare è uscito dalla Camera con circa trenta articoli aggiuntivi, come accadeva con le vecchie finanziarie omnibus. Troppo ampia la materia trattata e ristretti i tempi per un esame adeguato da parte di noi parlamentari, che in Commissione Bilancio e Affari Costituzionali abbiamo dovuto lavorare giorno e notte, insieme ai funzionari, con conseguenze negative sulla chiarezza delle norme ed errori che dovranno essere rimediati al Senato, visto che la decisione del Governo di porre la fiducia ci ha impedito di mettere mano in Aula al testo. Due norme vanno assolutamente modificate. La prima è quella relativa al tetto degli stipendi dei manager di società pubbliche non quotate che svolgono servizi di interesse generale anche di rilevanza economica, come Poste, Ferrovie dello Stato, Anas, Sogei, Sose ed altre. Come ho denunciato subito martedì 23 luglio, assieme ad alcuni altri colleghi deputati della Commissione Bilancio, nell'ambito dell'attività di coordinamento del testo effettuato la sera precedente in Commissione è stato inserito, su proposta dei relatori, alla lettera a) del comma 1 dell'art. 12bis, un ‘non' che vanifica l'effettiva volontà dei commissari che, nel testo approvato nelle commissioni riunite I e V ed arrivato lunedì 22 in Aula, estendeva il tetto agli emolumenti già fissato dalla ‘spendig review' del governo Monti (ovvero 294.000 euro)  anche ai manager pubblici di tali società. Si tratta di un errore materiale dovuto alla concitazione per l'approvazione in tempi brevi di un testo molto complesso, al quale il Senato deve ora porre rimedio. Sarebbe paradossale che in una fase in cui famiglie ed imprese lottano per arrivare alla fine del mese si facciano delle eccezioni che alimentano iniquità ed un clima sociale difficile.

Altra norma che andrà modificata in Senato riguarda il Durt, il documento unico di regolarità tributaria che, approvato in Commissione su proposta del Movimento 5 Stelle, con il parere favorevole dei relatori e del ViceMinistro Fassina, carica di nuovi 21 adempimenti aggiuntivi le imprese. Una norma assurda che anziché semplificare complica la vita soprattutto alle piccole imprese e ai tanti artigiani che già devono fare i conti con la crisi. Ero intervenuta invano in Commissione per segnalare il problema, insieme con il collega di Scelta Civica Zanetti, perché sono convinta che tocca alla Pubblica amministrazione fare i controlli, non alle imprese. Gli impegni giunti da autorevoli rappresentanti del Governo, sia pure tardivamente, dopo la denuncia di Dario De Vico sul Corriere e delle Associazioni di categoria, fanno confidare in una modifica al Senato.
 
L'attività emendativa dei singoli deputati è stata limitata, privilegiando le proposte emendative uscite dalle Commissioni di merito, in considerazione della vastità delle materie trattate dal provvedimento e dalla necessità di convertirlo nel termine dei 60 giorni. Cliccando qui potrete trovare le proposte emendative a mia prima firma. Insieme con i colleghi del M5S ho firmato un emendamento, che poi è stato accolto, per ottenere la pubblicazione online del rendiconto delle spese sostenute dal Comune di Milano e dagli altri enti pubblici per EXPO 2015. In ossequio ad un doveroso principio di trasparenza.

Infine, il Governo ha accolto l’ordine del giorno (clicca qui) che su mia iniziativa, insieme agli altri colleghi deputati veneti del Pd, abbiamo presentato per ripristinare le risorse necessarie al completamento della metropolitana di superficie, infrastruttura indispensabile per l’area centrale del Veneto costituita dalle province di Venezia, Padova e Treviso.

pubblicata il 28 luglio 2013

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