Riva Acciaio, fornitori veneti allarmati

15 settembre 2013

"Qualcuno dovrebbe spiegare a chi ha firmato il provvedimento di sequestro che se la mucca smette di produrre latte non ci saranno più le risorse necessarie per il risanamento ambientale!". Questo il commento dell'on. Simonetta Rubinato al sequestro di pochi giorni al Gruppo Riva di un ulteriore miliardo di euro bloccando i beni (di cui 465 milioni di liquidità) di tutte le aziende controllate dal Gruppo Riva. Tra queste Riva Acciaio spa controllata dall'holding Riva Forni Elettrici che nulla c'entra con l'attività dell'Ilva e la cui capacità produttiva è stata azzerata dal blocco della linea finanziaria: "Solo a questa società sono stati sequestrati 45 milioni circa di liquidità che servivano a saldare le fatture dei fornitori e, tra questi, quelli di materie prime, incluse le piccole e medie imprese venete di raccolta e recupero di rottami ferrosi. Ho incontrato il giovane titolare di una di queste, con sede in provincia di Treviso, che ora è esposto per 1,6 milioni di euro e il commercialista gli ha consigliato di fare domanda di concordato preventivo se entro un mese non sarà liquidato. Perciò se non si pone rimedio alla situazione solo in questo caso 20 persone tra dipendenti e piccoli artigiani rischiano di restare senza lavoro. Si moltiplichi questo effetto per tutto l'indotto dei fornitori e si aggiungano anche le ricadute negative sulle officine meccaniche che a loro volta dovevano essere rifornite da Riva Forni Elettrici (leader a livello europeo nella produzione di acciai speciali nel rispetto ambientale) e si può avere l'idea dell'effetto boomerang e di valanga di un provvedimento giudiziario che aveva l'obiettivo di recuperare una parte degli 8 miliardi necessari al risanamento dell'Ilva e rischia invece di mettere una pietra tombale su questa possibilità oltre a creare un danno economico e sociale maggiore per lo stesso Stato".

Chi, anche nel Pd, come Gianni Cuperlo, parla di 'ritorsione' della famiglia Riva secondo la deputata trevigiana "non ha la più pallida idea di come funziona un'impresa nelle sue relazioni interne e soprattutto esterne: è evidente che un sequestro come questo colpisce e taglia la capacità produttiva e l'affidabilità delle aziende del Gruppo Riva Forni Elettrici in Italia. Se anche riprenderà la capacità produttiva degli impianti del gruppo Riva, quale fornitore si fiderà più nel rifornirli? La chiusura ne è purtroppo una conseguenza, come la cassa integrazione dei 1.400 lavoratori dipendenti, ed impoverisce in modo irrimediabile il nostro tessuto produttivo in un momento già drammatico per la situazione economica e sociale del Paese".

E conclude: "Un'applicazione del diritto solo formale e procedurale, senza avere al centro la tutela concreta del bene comune, rischia di non rendere giustizia effettiva. Per provvedere al risanamento ambientale le aziende del Gruppo sane devono essere messe in grado di continuare l'attività produttiva. Per questo il Governo deve intervenire rapidamente affinché la mucca possa continuare a produrre il latte o alla fine sarà un dramma anche per le tasche dei contribuenti".

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pubblicata il 15 settembre 2013

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