Via del Mare: interrogazione per chiedere la sospensione della gara

14 luglio 2014

Il Governo sospenda la gara per la realizzazione e la gestione della nuova superstrada a pedaggio "Via del Mare", che dovrebbe collegare l'autostrada A4, all'altezza del casello di Meolo, con le spiagge. La richiesta è contenuta in un'interrogazione al ministro Lupi (clicca qui), che ho depositato alla Camera, firmata anche dalla collega Sara Moretto. L'iniziativa prende spunto dal fatto che a proporre l'opera, in project financing, fu nel 2007 Adria Infrastrutture, la societa', gestita da Claudia Minutillo e Piergiorgio Baita, finita lo scorso anno nel mirino della Procura di Venezia. Societa' che secondo gli inquirenti sarebbe anche stata partecipata, attraverso dei prestanome, dall'ex presidente della Regione Giancarlo Galan e dall'ex assessore alle Infrastrutture Renato Chisso, entrambi indagati nell'inchiesta Mose.

Il mio non è un no pregiudiziale allo strumento del project financing, ma sono fermamente contraria a questo progetto scellerato, che ho da sempre definito come un "esproprio per privata utilità", a cui si è opposto tutto il territorio. In primis perché si tratta non della costruzione di una nuova infrastruttura, ma della trasformazione di un'arteria regionale già realizzata con risorse pubbliche e fortemente interconnessa con il territorio che - unitamente alla variante alla SS 14 che va dalla Fossetta a Caposile - per 40 anni rimarrebbe sottratta alla libera fruizione dell'utenza e fuori del controllo pubblico, ma anche sotto il profilo tecnico-progettuale, per le grosse criticità evidenziate da uno studio redatto dall’associazione ‘Ferrovie a Nordest’, esistendo inoltre uno studio di fattibilità, elaborato su incarico del Comune di Roncade dai tecnici di Tepco Srl ed approvato in conferenza di servizi in data 21/2/2011, presenti le amministrazioni comunali di Roncade, Silea, San Biagio di Callalta, Meolo, le due province di Venezia e Treviso, nonché Veneto Strade SPA, società strumentale della Regione Veneto, studio che dimostra come sia possibile la messa in sicurezza ad un costo inferiore della strada esistente senza trasformarla in superstrada.

La sospensione appare oggi necessaria per assicurare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione e per verificare il rispetto delle condizioni di legalità nella procedura in oggetto sulla base di quanto è da ultimo emerso dalle indagini giudiziarie sullo scandalo del Mose. Secondo quanto riferito dal relatore on. Rabino nella seduta dell'11 giugno scorso della Giunta per le autorizzazioni (convocata per discutere la domanda di autorizzazione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Giancarlo Galan), "il GIP usa parole estremamente allarmanti: parla di «sistema corruttivo diffuso e ramificato, in cui il legame tra corrotti e corruttori era talmente profondo che non sempre è stato possibile individuare il singolo atto specifico contrario ai doveri di ufficio oggetto dell'attività corruttiva, poiché spesso non era necessario un pagamento per un singolo atto» e afferma che «la ricostruzione complessiva evidenzia casi in cui i funzionari e i politici coinvolti sono da tempo «a libro paga» del Mazzacurati e del Baita», quest'ultimo vicepresidente di ADRIA INFRASTRUTTURE, «al punto da chiedere la consegna di somme a prescindere dai singoli atti compiuti nel corso dell'espletamento dei loro uffici. In tale contesto i favori chiesti dagli indagati, da un lato, non sono sempre esattamente quantificabili a priori e, dall'altro lato, a volte comportano un'elargizione dilazionata nel tempo»". Tale meccanismo secondo lo stesso GIP - arriva al punto di integrare in un'unica società corrotti e corruttori: è il caso di ADRIA INFRASTRUTTURE (di cui è stata, per un periodo, formale titolare Minutillo Claudia, segretaria di Galan Giancarlo), il cui capitale sociale viene, tramite prestanome, detenuto in effetti anche dal già presidente della regione (Galan) e dal suo assessore di riferimento in materia di infrastrutture (Chisso, assessore ancor oggi o meglio sino al 4 giugno u. s.), che sono coloro i quali, ai vertici della Regione, si dovevano occupare della assegnazione e realizzazione dei progetti presentati dalla stessa ADRIA, società controllata dalla Mantovani, emergendo - sintetizza il relatore - che ogni affidamento di lavori o approvazione di project financing a questa società comportava un utile immediato ed automatico per tutti i soci occulti della medesima, nonché per i pubblici funzionari che avevano deliberato ed approvato le assegnazioni o partecipato alle procedure autorizzative".

Credo che il presidente Zaia e il ministro Lupi non possano far finta di niente e che si debbano assumere la responsabilità politico-amministrativa di decidere il destino di un progetto sbagliato sul piano tecnico e incongruo sul piano finanziario - oltre che probabilmente in violazione alle condizioni di legalità - per mettere in sicurezza un'arteria fortemente interconnessa con il territorio.

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pubblicata il 13 luglio 2014

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