Autonomia, Centrodestra inconcludente - La Tribuna di Treviso

11 novembre 2014

Pagina 9, Regione

di SIMONETTA RUBINATO

Se c’è un tema, tra gli altri, su cui i veneti possono misurare l’inconcludenza del centrodestra, è quello dell’autonomia. Al profluvio di proclami, slogan e inefficaci proposte di legge, non è seguito alcun riscontro concreto. La ragione principale di questa inconcludenza sta nell’incapacità delle forze politiche, in consiglio regionale, di fare squadra in nome dell’interesse generale della comunità veneta, tanto da non riuscire ad esprimere una posizione unitaria ed autorevole nello scorso mese di aprile rispetto al progetto di riforma del titolo V del Governo. Così ,in quest’anno che precede le elezioni, si sono rincorse in Consiglio regionale contrastanti proposte d’indipendenza, specialità, autonomia, differenziata ma anche no. Con il risultato che ha descritto bene Francesco Jori nel suo articolo di domenica. La responsabilità di questa inconcludenza è innanzitutto nella maggioranza che governa la Regione, perché dal 2001 ad oggi non ha mai attivato lo strumento costituzionale esistente (art. 116 terzo comma) per chiedere maggiore autonomia, e quindi più competenze e risorse. Per carità, non nego che vi sia in campo, negli ultimi anni, il ritorno di un neo centralismo dei poteri romani, che con l’alibi della crisi della finanza pubblica sta prosciugando di risorse prima ancora che di competenze i territori, anche quelli responsabili, ma l’autonomia non si ottiene mai per graziosa concessione dall’alto, ma solo per tenace conquista dal basso, come dimostrano la stessa Scozia e Catalogna. Tanto più in un momento come questo in cui, come ha sottolineato il costituzionalista Antonini, c’è il rischio con la riforma in atto del titolo V che si accresca il divario di opportunità per cittadini e di competività delle imprese tra Veneto e Trentino-Alto Adige. Per questo sono convinta, e non da oggi, che la questione autonomista sia una priorità da mettere in campo anche in vista delle prossime elezioni regionali. Ed è proprio per tale motivo che già l’anno scorso, in sede di discussione della legge di stabilità 2014, mi sono agganciata ad una norma che prevedeva il passaggio delle deleghe sulle agenzie fiscali dallo Stato alle Province autonome di Trento e Bolzano, con un emendamento che consentisse finalmente di far partire lo strumento del negoziato previsto dall’articolo 116 terzo comma della Costituzione. Dal primo gennaio scorso quel mio emendamento è diventato legge (art. 1 comma 571), fissando un termine preciso – 60 giorni - entro il quale il governo si deve attivare sulle richieste di autonomia presentate dalle singole Regioni, aprendo un tavolo di confronto. Perché il governatore attuale, con il suo Consiglio regionale, non ha sfruttato questa norma per chiedere autonomia in materia di scuola, beni culturali e ambiente? Perché ci si è invece voluti incartare su referendum tra loro contraddittori e senza sbocco? Il Veneto non può più permettersi di stare a guardare i nostri vicini di casa rafforzare la loro già speciale autonomia. Dobbiamo battere un colpo, e di certo non lo possono fare quelli che non l’hanno fatto fino ad oggi.

SCARICA L'ARTICOLO IN PDF


pubblicata il 11 novembre 2014

ritorna
 
  Invia ad un amico