“L'autonomia veneta si può concretizzare. Rilancerà l'economia” - Il Giornale di Vicenza

25 novembre 2014

Pagina 9, Regione

 

Basta ubriacature da promesse di federalismo, indipendentismo o secessione. La maggiore autonomia per il Veneto è possibile dal 2001 in tre settori: istruzione, ambiente e valorizzazione beni culturali. Di più. Da gennaio, grazie ad un mio emendamento alla Legge di stabilità, sono stabiliti termini certi: 60 giorni entro cui il Governo deve aprire il negoziato richiesto. Eppure il presidente uscente del Veneto, Luca Zaia, ha preferito inseguire le chimere invece di dare concretezza». La parola d’ordine per Simonetta Rubinato, una dei tre candidati alle primarie (stasera sarà a Magrè di Schio), è proprio questa: concretezza.

Rubinato, da dove si inizia?

«Dall’autonomia. Ho depositato poco fa degli emendamenti sulla riforma del Titolo V per ampliare le competenze da portare in capo alla Regione. La mia è una battaglia non nuova. Il Veneto soffre: siamo circondanti da due Province autonome e una Regione a statuto speciale. I mezzi per arrivare al risultato ci sono. Un risultato che potrebbe far ripartire l’economia».

Il Veneto può osare di più...

«Deve. È la terza regione per Pil e deve avere maggiore autorevolezza a livello nazionale ed europeo. E la colpa è anche nostra...».

Il Pd in Emilia ha vinto, ma si registra un’astensione storica.

«La gente non va a votare perché ha l’impressione che i giochi siano già fatti. Ecco perché sono importanti le primarie in Veneto».

Lei le ha volute?

«Sì, fortemente, da quando ho avuto l’impressione che si volessero evitare. La scusa della dirigenza? La paura del flop dell’affluenza. Alla fine, grazie alla tenacia mia e di tanti andremo a votare il 30 novembre, ma in anticipo di 15 giorni: che contraddizione».

Altre contraddizioni?

«Il fatto che si continui a dar peso all’immagine. Basta slogan facili nei talk-show».

Il riferimento è alle cerette di Moretti. Rubinato, quante volte va lei dall’estetista?

«Vado quando serve e se ho tempo. Altrimenti si fa a casa. Ma non è importante questo. Lo è la solidità delle idee per migliorare la vita dei veneti».

Allora, quali sono le sue idee?

«Il mio programma parte dalla trasparenza. Il Veneto si è svegliato scoprendo la corruzione del Mose. È ora di dire stop agli appalti di favore. Anche alcuni progetti di finanza di ospedali, seppur in regola con le norme, non vanno eticamente: si stanno spolpando le risorse della sanità per pagare i costruttori. È assurdo».

La sanità per Zaia è un fiore all’occhiello. Cosa ne pensa?

«Incontrando i veneti in queste settimane non si ha questa impressione. A cominciare dalle lunghe liste di attesa per gli esami. La mia idea? Riorganizzare per seguire il malato dalla fase acuta a casa. Sì quindi a presidi d’eccellenza fino a quelli intermedi e a quelli sul territorio di assistenza diffusa. Il numero delle Ulss? Dipende. Per l’area metropolitana ne basta una. Per le zone montane no. Sul welfare? Si deve superare il modello assistenzialista per quello che valorizza il volontariato».

Infrastrutture?

«Invece di progettare grandi opere che fanno solo l’interesse del privato, serve modernizzare ciò che c’è. E’ il caso della ferrovia. Come è pensabile puntare alla Tav quando ci sono passaggi a livello che obbligano a stare in fila a lungo? E poi Valdastico o Valsugana? E se Valdastico dovrà essere, perché non è andata a gara?».

In Veneto piove e si va sotto acqua.

«Il problema della riduzione del rischio idrogeologico è la dimostrazione dello sregolato utilizzo del suolo di questi decenni. Si deve cambiare e far marciare insieme ambiente, tutela e turismo. Attenzione però. Riduzione del consumo del suolo non vuole dire blocco dello sviluppo. Anzi. Altro progetto concreto: far dialogare imprese, scuole e ricerca. E poi risposte agli artigiani. Concrete».

Cristina Giacomuzzo

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pubblicata il 25 novembre 2014

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