Primarie, primi match tv senza colpi bassi Lo scontro si consuma sulle grandi opere - Corriere del Veneto

28 novembre 2014

Pagina 2, Primopiano

San biagio di callalta (treviso) — Non si sono tirate i capelli. Non si sono prese a calci negli stinchi. Non si sono sgambettate incamminandosi verso i posti di combattimento. Chi si aspettava una resa dei conti tra Alessandra Moretti e Simonetta Rubinato, ieri sera, nel primo «faccia a faccia» in stile Sky organizzato da Antenna Tre NordEst in vista delle primarie di domenica, certo sarà rimasto deluso. Le due (prime)donne del Pd, incalzate e punzecchiate dal direttore Domenico Basso, dopo il glaciale «ciao» sibilato nei corridoi dello studio hanno infatti dato prova di un’incrollabile fairplay, sfuggendo allo scontro e disinnescando le polemiche che pure le hanno accompagnate in questi giorni, per la gioia del «terzo incomodo» Antonino Pipitone (Idv), forse strategicamente piazzato nel leggio di mezzo. Unico momento più d’imbarazzo che di tensione, alla domanda: «C’è qualcosa che i suoi avversari hanno detto che si è legata al dito?». Rubinato prima ha divagato, poi stilettato: «Alcune uscite si sono rivelate delle gaffe, come quella secondo cui io sarei tra i famosi 101 che non hanno votato Prodi...». Chiaro il riferimento alla Moretti, che ha abbozzato: «Io non attacco mai chi si mette in gioco. E’ fondamentale restare uniti, le primarie non sono un congresso». L’eurodeputata vicentina non è andata più in là di un sorrisino sardonico anche quando Rubinato, riprendendo un leitmotiv della sua campagna, ha invitato il segretario regionale del Pd Roger De Menech «ad un’imparzialità che finora non c’è stata» e invitato i vertici del partito «a coinvolgere maggiormente i militanti in vista di domenica, convincendoli che non è già tutto scritto». Quanto all’ormai celeberrimo cerettagate , scatenatosi dopo il video della Moretti su Corriere.it che ha inaugurato la stagione delle politiche «LadyLike» belle, brave e intelligenti (anzi: più belle, più brave, più intelligenti) non è sfuggito il look decisamente sobrio dell’europarlamentare: niente gioielli, trucco quanto basta, mani conserte. «Se mi sono pentita di qualcosa? No. Alcune mie frasi sono state male interpretate ma l’unica cosa sbagliata è attaccare le persone. Io preferisco pensare al Veneto». Un nuovo corso all’insegna dell’understatement ribadito anche poco dopo: «Non mi sento affatto migliore degli altri».  Persa l’occasione per un pepato scambio di cortesie, e registrata l’ampia condivisione su molti dei temi chiave di Veneto 2015 (come già si era visto nel confronto di mercoledì sul Corriere del Veneto ), la distanza tra i tre candidati è emersa soprattutto sul tema delle Grandi Opere. Moretti pensa infatti «ad un grande piano strategico per le infrastrutture» capace di dirottare i miliardi del Piano Juncker «non su una miriade di microprogetti» bensì su cantieri di ampio respiro, «in grado di rilanciare il mercato delle costruzioni messo in ginocchio dalla crisi, creando nuovi posti di lavoro». Di avviso diametralmente opposto Rubinato e Pipitone. La prima invita a «evitare i proclami sulle grandi infrastrutture perché con i cittadini dobbiamo essere sinceri, le risorse sono limitate e sarebbe meglio concentrarsi sui treni, sulle strade esistenti spesso in stati da terzo mondo, sulle vie fluviali inutilizzate». Ancora più netto Pipitone: «Io dico stop alle Grandi Opere, a cominciare dalla Valdastico. Invece di costruire nuove strade, la Regione si preoccupi dei carri bestiame in cui sono costretti ogni giorno i pendolari». Va detto, comunque, che anche Moretti ha inserito tra le sue priorità il completamento della metropolitana di superficie (la mitologica Sfmr), il biglietto unico e l’aumento del traffico merci su rotaia dal 5 al 15%.  Un punto su cui tutti si sono trovati d’accordo, e che fa per la prima volta il suo ingresso nel dibattito delle primarie, è quello della «politicizzazione» degli ospedali: «Fuori la politica dagli ospedali - ha sentenziato Moretti - la sanità non può essere lottizzata dai partiti». Ancora più preciso Pipitone: «Oggi molti primari vengono scelti più per “vicinanza politica” che per merito e capacità. E’ ora di finirla». Rubinato si è invece concentrata sui project financing «che, voluti dal centrodestra, hanno spolpato la sanità del Veneto». Quindi ha indirettamente provocato Luca Zaia: «I costi standard, prima di chiederli a Roma, cominciamo ad applicarli nelle nostre Usl». Per una precisa strategia comunicativa, il governatore è stato citato una volta soltanto in oltre un’ora di dibattito, sul tema della sicurezza. Per tutti e tre «Zaia fa soltanto demagogia» sull’argomento e Pipitone ha rincarato: «La sicurezza gli sta talmente a cuore che con un bilancio di 15 miliardi non è riuscito a trovare un solo euro per questo settore». Le soluzioni per contrastare l’aumento della criminalità? «Telecamere, riqualificazione delle periferie, più soldi alle polizie locali» hanno scandito all’unisono.  Il confronto è proseguito sulle posizioni note quanto agli aiuti alle imprese, il dissesto idrogeologico, la disoccupazione, l’alleanza con Ncd, la burocrazia. A insindacabile giudizio di chi scrive, Moretti è sembrata il candidato più a suo agio nel salotto tivù, sempre nei tempi, diretta, forse un po’ troppo «renziana» tra suggestioni immaginifiche e proclami in stile «I have a dream». Rubinato, precisa e preparata, ha sforato quasi sempre il tempo previsto e ogni tanto, nel dilungarsi, è sembrata perdere efficacia. Pipitone, lanciatosi nella mischia con coraggio kamikaze, si è impappinato un paio di volte ma è stato il più concreto sui temi strettamente amministrativi, con ciò evidenziando i 5 anni di esperienza in consiglio regionale. Oggi pomeriggio, terzo round (il secondo è stato sempre ieri sera, sempre in tivù, su Rete Veneta) alle 17 al Crowne Plaza di Padova. L’ha organizzato il Pd, i giudici saranno i militanti.  Intanto Moretti deve fronteggiare una nuova polemica, quella seguita alla dichiarazione (smentita dall’entourage della diretta interessata, alla caccia del video della serata), secondo cui Rubinato si sarebbe occupata nelle sue vesti di parlamentare «solo di preti, suore e famiglie cattoliche». Immediata la levata di scudi sui social network, l’eurodeputata è stata bacchettata anche da un durissimo editoriale uscito sull’edizione online del giornale diocesano di Treviso «La vita del Popolo». E ieri si è aggiunta pure la reprimenda delle Acli. 

Marco Bonet

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pubblicata il 28 novembre 2014

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