Primarie, il giorno della sfida - Il Gazzettino

30 novembre 2014

Pagina 19, Nordest

A parte due furgoncini con i manifesti pubblicitari (le "vele") di Simonetta Rubinato imbrattati a Verona e strappati a San Donà di Piave, è scivolata senza particolari scossoni la vigilia delle primarie venete del centrosinistra per designare il candidato governatore che nel 2015 contenderà a Luca Zaia la presidenza della Regione.

Dopo l’abbraccio di venerdì a Padova, a spegnere polemiche e stilettate dell’ultimo periodo in una sorta di patto anti-Zaia, le due sfidanti Pd, l’eurodeputata vicentina Alessandra Moretti, 41 anni, avvocato, 230.000 preferenze alle Europee, e la deputata trevigiana Simonetta Rubinato, 51 anni a dicembre, avvocato, ieri hanno battuto il territorio per gli ultimi appelli al voto. Antonio Pipitone, consigliere regionale Idv, 52 anni, medico è rimasto invece nella sua Padova, tra incontri nelle piazze e visite private. La Moretti ha iniziato la corsa con l’imprimatur di Renzi (ma il premier ufficialmente si è sempre tenuto fuori dalla contesa), poi a scompaginare i giochi è saltata fuori la "sorpresa" Rubinato, area cattolica del partito. È una sfida che non influirà sulla sostanza dei programmi per le Regionali, già definiti in larga misura, nè sugli equilibri correntizi interni: la preferenza della maggioranza del Pd per la Moretti è perché le vengono attribuite più chances contro Zaia.

L’eurodeputata, ieri, ha corso di qua e di là: incontro con i malati di Parkinson a Padova, Battaglia Terme e abbraccio con Silvio Finesso (ultimo a parlare con Berlinguer prima dell’ictus), Este, Villaverla, Schio, gran finale a Vicenza. Rubinato non è stata da meno nel portare gli ultimi appelli al voto: Padova, Verona, Venezia, Portogruaro e brindisi conclusivo in piazza a Treviso ribadendo che è lei «il cambiamento vero fuori dalle logiche del sistema, non solo di governo ma anche di opposizione». Il timore della vigilia, dopo la non esaltante partecipazione di popolo a comizi e incontri elettorali, è il flop: le schede stampate sono oltre 70.000 in previsione di 50.000 votanti. Se alle urne democratiche - che oggi saranno aperte dalle 8 alle 20 nei 600 seggi allestiti, età minima 16 anni, 2 euro di contributo - non si presentassero nemmeno i 18.000 che hanno firmato le liste dei tre candidati sarebbe un fiasco («non sarebbe un grande risultato» riconosce lo staff della Rubinato che si è battuta per queste primarie). Le ultime previsioni indicano una partecipazione sui 20.000 votanti; in Emilia poche settimane fa alle "selezioni" del centrosinistra andarono in oltre 50.000. Improponibile il confronto con l’affluenza in Veneto al primo turno delle primarie nazionali del 25 novembre 2012 (Bersani contro Renzi) e dell’8 dicembre 2013 (Renzi contro Cuperlo e Civati), finite entrambe con poco meno di 200.000 votanti. Nel dicembre 2012, invece, per scegliere i parlamentari del Pd risposero all’appello quasi 60.000 veneti. Mette le mani avanti il segretario Pd, Roger De Menech: «Non è fondamentale il numero di quanti andranno a votare, conta avere questo strumento di democrazia che nè la Lega nè il movimento 5 Stelle hanno, i numeri vengono dopo». Anche Marco Stradiotto, segretario di Venezia, parla di «palestra comunque utile perché ha permesso di far conoscere candidati, idee e di prendere le misure alla campagna elettorale contro Zaia: si sono viste da entrambe le parti sfasature ed errori che in "allenamento" possono starci, non nella partita vera». L’outsider Pipitone non ha dubbi: «Anche se i votanti fossero solo 10.000 meglio così che una decisione presa da quattro persone chiuse in una stanza».

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pubblicata il 30 novembre 2014

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