Parlamentari bellunesi a braccetto coi sindaci e il Pd si divide a metà - Il Gazzettino

07 dicembre 2014

Pagina II, Primopiano

Legge di (in)stabilità: la «rivoluzione» dei sindaci trova alleati nei parlamentari bellunesi. Tutti (o quasi) d'accordo sull'impossibilità di mandare avanti municipi, uffici e scuole senza un adeguato riconoscimento economico da parte dello Stato. E il dito accusatorio non può che puntare dritto verso la manovra finanziaria. E verso il suo artefice, Matteo Renzi.

Dopo l'assemblea pubblica di venerdì, in cui una quarantina di primi cittadini ha manifestato tutto il disagio di essere amministratori in un Paese che sta facendo di tutto per costringere all'eliminazione dei servizi e all'aumento spasmodico della pressione fiscale, la preoccupazione per la sopravvivenza dei municipi contagia anche i politici bellunesi. Che dicono «no» a certe condizioni imposte dalla manovra finanziaria.

«I sindaci del nostro territorio sono tutti amministratori di buono e alto livello - premette il senatore Giovanni Piccoli (Fi) -. Tutti hanno già razionalizzato quello che era possibile razionalizzare: oltre non è possibile andare. Questo Governo, tra un tweet e l'altro, prende decisioni di un pressapochismo amministrativo imbarazzante, che mette in difficoltà i Comuni. Approvo la protesta dei sindaci, perché stanno cercando di difendersi da uno Stato vorace». L'ex sindaco di Sedico torna poi sulla questione Imu sui terreni agricoli, presa come esempio e chiosa di quanto affermato sulla voracità dello Stato. «Il Governo sta cercando di reperire 350 milioni di euro e per farlo mette in ginocchio i Comuni e anche i piccoli proprietari di lotti di terreno, senza rendersi conto che, nel Bellunese, sono proprio gli unici due soggetti posti a presidio del territorio e a difesa dal dissesto idrogeologico. Chi ha già dato, e i sindaci hanno già dato, non può continuare a pagare».

Raffaella Bellot, senatrice della Lega Nord, approva la protesta delle fasce tricolore. Ma chiede di non sparare nel mucchio: «Le responsabilità dei tagli e del caos amministrativo in cui siamo confinati hanno un nome preciso, che è quello del Governo e più in generale del Pd. Non si spari nel mucchio: la Lega sta facendo una fortissima opposizione a questa legge di stabilità che conferma la sforbiciata a Comuni, Province e Regioni. Il Governo sta trattando i territori come gabellieri dello Stato, arrivando a imporre l'Imu sulle aree agricole montane per coprire gli 80 euro della campagna elettorale delle Europee. La protesta è sacrosanta, ma vanno colpiti i responsabili».

«Renzi con una mano dà gli 80 euro e con l'altra se li riprende abbondantemente, andando a pescare nelle casse sempre più in difficoltà dei Comuni - aggiunge Federico D'Incà (M5S) -. Un'operazione del genere, fatta da chi voleva essere il sindaco d'Italia, è a dir poco vergognosa. I casi Expo e mafia capitale dimostrano che i soldi ci sono: il Governo vada a colpire gli sprechi reali».

L'unica voce fuori dal coro è quella di Roger De Menech (Pd): «Il Governo sta cercando di mettere in atto la revisione della spesa pubblica - afferma il deputato del Pd -. Cambiare i meccanismi è un obbligo. Certo, bisogna riflettere su come ridurre la spesa pubblica: i tagli lineari non vanno bene, bisogna rivendicare l'applicazione dei costi standard, con il differenziale per la montagna. Ma tutti devono fare uno sforzo. Non ha senso farne un gioco delle parti, perché questi tagli non sono lontanamente paragonabili ad altri già fatti dal centrodestra».

Non la pensa come De Menech la collega di partito, Simonetta Rubinato. «Condivido la denuncia dei sindaci del bellunese - afferma la parlamentare trevigiana -. Proprio per prevenirla avevo presentato un emendamento alla legge di Stabilità che prevedeva, nel caso in cui Comuni e Province a causa dei tagli non dovessero riuscire a garantire ai cittadini l'erogazione dei livelli minimi dei servizi, l'intervento dello Stato. Emendamento purtroppo bocciato». Insomma, per la Rubinato i tagli sono già stati fatti e sotto questa soglia si chiude. Auspica che l’Anci e il Governo trovino dei correttivi. «Diversamente - suggerisce - ai Comuni bellunesi non resterebbe che unirsi nella battaglia già concertata dall’Associazione dei Comuni della Marca trevigiana, sollecitando la Regione ad impugnare davanti alla Corte Costituzionale le norme specifiche della legge di Stabilità che, violando i principi costituzionali, pregiudicano la possibilità dei comuni di esercitare le funzioni fondamentali assegnate loro dalla Costituzione».

SCARICA L'ARTICOLO IN PDF


pubblicata il 07 dicembre 2014

ritorna
 
  Invia ad un amico