Il Pd Veneto congela i due indagati - Corriere del Veneto

14 dicembre 2014

Pagina 2, Primopiano

VENEZIA Avrà sicuramente ragione l’eurodeputato Flavio Zanonato, quando dice che «la vicenda, tutto sommato, era nota da tempo». Da quando, cioè, l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni ha voluto spiegare ai magistrati perché lui e l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati si scambiavano «reciproche cavalleresche cortesie con vereconda indifferenza». E però un conto sono i sussurri, le mezze frasi, i non detti come ne girano a bizzeffe nel Palazzo. Un conto sono le certezze, messe nero su bianco sulle carte processuali e sui titoli dei giornali: Davide Zoggia e Michele Mognato, deputati ed ex «uomini forti» del «fortissimo» Pd veneziano, sono indagati dalla procura di Venezia per finanziamento illecito ai partiti.  La notizia piomba come un macigno sui democrats , impegnati nella complicata campagna elettorale per le Regionali, tutti tesi a non sprecare (l’unica?) occasione che sembra presentarsi loro per conquistare Palazzo Balbi. E non è un caso che dai democrats di seconda generazione, in prima linea contro Luca Zaia, arrivino le bordate più pesanti contro i due indagati: «C’è bisogno di un vento nuovo che spazzi via le foglie secche che rischiano di far marcire il nostro partito - ha detto la candidata presidente Alessandra Moretti, ieri alla prima uscita ufficiale dopo la vittoria alle primarie, ospite di un evento a Padova a cui avrebbe dovuto partecipare anche Zoggia -. Serve chiarezza, trasparenza e pulizia. E serve di più. Serve un atto di coraggio. Un passo indietro da parte di chi in questo momento rischia di compromettere in maniera ineluttabile la forza e l’immagine di un partito che a causa degli intrecci perversi tra mafia, politica e potere appare corrotto».  Qualcuno potrà pensare: si riferisce alla mafia nella capitale... Non solo: «Non possiamo permettere che il buio che sta travolgendo il Veneto renda tutte le vacche nere». Ergo, siccome «il Pd deve essere al di sopra di ogni sospetto, è bene che chi è coinvolto faccia un passo indietro, così da potersi difendere meglio nelle sedi opportune». Le dimissioni da parlamentari? «Sono una scelta personale che dipende dalla coscienza di ciascuno. Per quel che ci riguarda noi assicuriamo la massima pulizia nelle liste per le Regionali. Daremo il buon esempio». Sulla stessa linea si muove anche il segretario regionale del Pd, Roger De Menech, che chiede a Zoggia e Mognato di autosospendersi prima che il partito sia costretto ad applicare regolamento e codice etico: «Le regole del Pd sono ferree, chi sbaglia paga e non facciamo sconti a nessuno: chi non svolge il mandato pubblico mettendo al centro l’onestà e la trasparenza del proprio agire va allontanato immediatamente. Spero che Zoggia e Mognato possano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati ma nel frattempo auspico una loro iniziativa che renda più serena ed efficace la loro azione di difesa ed eviti di coinvolgere il partito».  Meno duri gli esponenti dell’area Bersani-Cuperlo, di cui i due veneziani erano esponenti di primissimo piano. A cominciare proprio da Pierluigi Bersani, di cui Zoggia fu il potente responsabile dell’organizzazione: «Sono cose dolorose, che di certo non fanno bene alla campagna elettorale appena iniziata da Alessandra. La magistratura farà il suo dovere, dividendo ciò che è vero da ciò che è falso, ma sono convinto che Zoggia e Mognato riusciranno a dimostrare la loro estraneità e rimango dell’idea che una politica pulita può esistere. Dobbiamo restare di quest’idea, tutti, perché senza politica siamo disarmati, il Paese ne ha bisogno. E poi servono gli antidoti. Per esempio vanno corretti dal profondo i meccanismi delle concessioni. Io, da ministro, ne schiodai dalla sera alla mattina un bel po’, Tav compresa. Poi Berlusconi le ripristinò e nessuno disse nulla...». Il vice di De Menech, Piero Ruzzante, avverte: «C’è una questione morale aperta, non c’è dubbio, ma questa non investe il Pd, bensì l’intera Regione Veneto». Flavio Zanonato, che pure ribadisce: «Chi non rispetta la legge non può stare nel Pd», ridimensiona la vicenda: «Conosco entrambe le persone coinvolte, vivono in modo molto modesto e secondo me soldi non ne hanno mai ricevuti. Ciò detto, diamo la giusta proporzione alla cose: Berlusconi chiede a Marino di andare via. Ma perché non va via Zaia, visto che nella sua giunta rubavano tutti?». E mentre il sindaco leghista di Padova Massimo Bitonci ne approfitta per piazzare un colpo («Moretti mette la testa sotto la sabbia, mentre dovrebbe fare i conti con la realtà, e lo stesso vale per Zanonato, che con Mazzacurati andava a cena chissà per parlare di cosa»), curiosamente la deputata Simonetta Rubinato, che sfidò Moretti alle primarie, stiletta: «Dobbiamo dimostrare che il Pd è in grado di reagire anche prima che arrivino gli avvisi di garanzia. Lo dissi già a giugno, quando emersero questi e altri nomi del Pd. Annoto che ora lo ripetono anche coloro che alle primarie contavano questi nomi tra i propri sostenitori di peso». Ogni riferimento ad Alessandra Moretti non è affatto casuale.  Marco Bonet

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pubblicata il 14 dicembre 2014

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