Il Pd correrŕ con quattro liste Simbolo, Moretti e 2 civiche - Corriere del Veneto

21 dicembre 2014


Pagina 3, Primopiano

Venezia L’ora dei leader in prestito e dei capitani delle partite Iva che mettono in secondo piano l’identità del partito è finita da un pezzo. Non c’è più spazio per i Massimo Carraro o i Giuseppe Bortolussi lanciati alla testa delle coalizioni di centrosinistra alle regionali del 2005 e del 2010 e condannati allo sconfitta dalla volontà popolare. Dal congresso del Pd a Padova, che ieri ha formalmente ufficializzato la candidatura di Alessandra Moretti, è stata lanciata la sfida di un partito che «non deve più vergognarsi di voler vincere le elezioni».  E allora ecco che il Pd «deve continuare a parlare al mondo della sinistra, al mondo del sociale, ma deve anche iniziare a dialogare senza steccati con quel mondo moderato che fino a ieri ha votato a destra». E non solo. Deve aprire le braccia «a quegli esponenti politici che vogliono sottolineare una forte discontinuità con la gestione fallimentare di Giancarlo Galan e Luca Zaia al di là degli attuali schieramenti politici». La traduzione non è particolarmente difficile: il Pd ha dichiarato la sua apertura a tutti quegli esponenti dell’Udc, di Scelta Civica e dell’Idv che in questo momento non possono contare su partiti particolarmente in salute e a tutti quelli che dagli spalti del Nuovo centro destra fanno fatica a convivere con la Lega lepenista di Salvini. «Sosteniamo la candidatura di Alessandra Moretti con una coalizione di quattro liste - dice il segretario regionale dei democratici Roger De Menech -. Una del Pd, una della Moretti e due liste civiche, una a sinistra e una più moderata al centro». E nessun altro simbolo di partito oltre al bianco, rosso e verde dei democratici. A compilare il tutto ci penseranno comunque le singole province (nel caso delle liste del Pd e di Moretti, il regionale interverrà soltanto in caso di incagli dei provinciali) e i singoli partiti (nel caso delle due civiche). 

Anche le regole di compilazione delle liste sono abbastanza semplici: dovranno esserci metà uomini e metà donne (ci penseranno eventualmente le preferenze a rimescolare gli equilibri) e i candidati «dovranno essere scelti sulla base della loro competitività», aggiunge De Menech alludendo al fatto che nel Pd di Renzi e nella coalizione di centrosinistra fa strada chi porta voti al mulino democratico.  E se a sinistra, Verdi, Rifondazione, Comunisti Italiani, Lista Tsipras e Sel stanno già scaldando i motori per una lista unitaria che si confronterà con il Pd sul programma, a destra (del Pd) la situazione non è ancora così fluida anche se competitività (cioé capacità di raccattare voti personali) e «discontinuità con Zaia» potrebbero diventare sinonimi per centrare la vittoria. Di certo con l’appuntamento di ieri il Pd ha cercato di chiudere i conti interni e stuccare le crepe che si sono aperte durante le primarie tra Moretti e Simonetta Rubinato. L’ex sindaco di Roncade si è affidata al classico mi metto a disposizione del partito per non disperdere le sue dodicimila preferenze (senza le quali il Pd sa di non andare molto lontano) e De Menech ha invitato tutti «a smetterla di guardarsi indietro perché l’avversario è solo uno: Zaia». Ora i democratici, che sanno di dover fare sempre meno conto sull’effetto Renzi (e che non possono ignorare la spinta contraria dell’effetto Salvini), devono completare il programma «che sarà fatto da 5-10 punti chiari che porteremo a casa con una legislatura» e sciogliere i nodi delle candidature. Alcuni esponenti di spicco (competitivi quanto a voti) hanno già fatto due giri al Ferro Fini e hanno bisogno di una deroga allo statuto del Pd per potersi candidare di nuovo. Cinque anni fa, il via libera a Lucio Tiozzo aveva spaccato la segreteria regionale e quella provinciale di Venezia. Per tutto il resto c’è ancora tempo. L’apertura ufficiale della campagna elettorale in fondo è prevista per il 15 gennaio. 

Alessio Antonini

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pubblicata il 21 dicembre 2014

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