Veneto a Statuto speciale Moretti : «Non è tabù» Caso autonomia nel Pd

18 gennaio 2015

Pagina 3, Primopiano

venezia Mesi e mesi per dire ai veneti che quelle di Luca Zaia sono solo chiacchiere buone al massimo per una campagna elettorale e che ti va a capitare? Che un tuo deputato, per giunta uno di quelli parecchio in vista, finisce per appoggiare a sorpresa la proposta firmata dal governatore per un Veneto «a statuto speciale».  Quando il segretario dei democrats Roger de Menech ha scoperto che tra quelli che avevano risposto all’appello leghista c’era anche Simonetta Rubinato (che ha presentato un emendamento per la modifica dell’articolo 116 della Costituzione) la tensione nel Pd è salita alle stelle. «Non si può andare a braccetto con Zaia su un tema così importante e delicato come l’autonomia - sbotta De Menech -. Basta con queste iniziative isolate rispetto al partito nazionale e regionale». Il segretario democratico, che è bellunese («Io lo so bene cosa vuol dire vivere schiacciato tra due regioni a statuto speciale»), non ha gradito «l’appiattimento» della parlamentare trevigiana sull’agenda elettorale del governatore. «Zaia ha avuto più di un’opportunità di dare più autonomia al Veneto in questi quindici anni, ma non ha fatto un s0lo passo in avanti», continua De Menech. Come ha già detto il sottosegretario alle Autonomie locali Gianclaudio Bressa l’articolo 116 non si emenda in questo senso. Il Pd nazionale ha segnato la strada e il Pd veneto «la percorrerà». Con passo felpato. Così felpato che nel pomeriggio di ieri abbiamo scoperto che esiste uno «statuto speciale» con una diversa accezione di «speciale». Lo spiega Alessandra Moretti direttamente sul suo profilo Facebook. «Parlare di Regione a statuto speciale non è un tabù - scrive -, ma dobbiamo essere chiari su che cosa intendiamo: penso che in Italia non debbano più esserci Regioni a statuto speciale come le intendiamo oggi. Il Veneto chiede solo di avere più competenze e trattenere i tributi come fanno il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige». In linea con il programma di governo: niente specialità, solo più soldi e competenze. Forse meno dell’autonomia auspicata da Zaia, ma, almeno secondo il Pd («La Lega non ha ottenuto nulla per il Veneto nemmeno quando era al governo»), un obiettivo più concretamente raggiungibile. Rubinato nel frattempo è però andata avanti per la sua strada. «La mia è una battaglia legittima e leale suffragata dai referendum dei Comuni che se ne vogliono andare in Trentino o in Friuli e dal consenso ottenuto alle recenti primarie - dice la parlamentare ex sindaco di Roncade -. Mi sono già confrontata con il ministro Maria Elena Boschi e abbiamo l’occasione di dimostrare che noi siamo in grado di fare quello che altri non sono stati capaci. Non lasciamo il tema dell’autonomia alla Lega».  Pur con una certa distanza da Rubinato, questa è comunque anche l’idea di Moretti che infatti ieri ha cominciato il suo porta a porta elettorale dalle terre profondamente leghiste del Trevigiano. «Qui ci sono centinaia di persone che hanno voglia di cambiare - spiega la candidata del Pd a palazzo Balbi -. Ho percepito un sentimento di profonda delusione di quanti hanno votato per la Lega. I veneti, e tanti trevigiani in particolare, si sentono tanto trascurati, inascoltati». E per questo Moretti, prima ancora di parlare, si pone «l’obiettivo di ascoltare». «La mia è una campagna di ascolto come nessun candidato regionale ha mai fatto - continua Moretti -. Solo conoscendo bene il territorio lo si può governare, solo parlando e ascoltando la gente si può fare politica. Io ho lasciato il parlamento europeo per dedicarmi a questa campagna, per correre senza poltrona, da cittadina come tutti». Penna e foglio di carta, la Moretti ha lasciato parlare (e sfogare) la gente. Il bilancio del primo giorno? «Grande fiducia in Renzi, ora passeremo ai fatti»  Al.A. V.D.Z.

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pubblicata il 18 gennaio 2015

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