Elezioni, Moretti fa l'autonomista e chiama il padre nobile Rocchetta - Corriere del Veneto

12 febbraio 2015

Pagina 3, Primopiano

TREVISO «Pronto? Franco, sono Alessandra, hai dieci minuti che ti dovrei parlare di una cosa?». 
Alessandra di cognome fa Moretti e di mestiere, attualmente, si occupa di sfidare Luca Zaia in nome e per conto del centrosinistra nella ormai prossima partita delle elezioni regionali. E chi è, invece, il Franco destinatario della chiamata partita dal telefono della candidata democratica? Non era Bonfante, vicepresidente Pd del consiglio regionale, e nemmeno Frigo, ex presidente della Regione, poi a lungo consigliere e infine eurodeputato. Era, udite udite, Franco Rocchetta: bandiera dell’autonomismo veneto, padre nobile della Liga, già deputato del Carroccio e persino sottosegretario nel primo governo Berlusconi, al quale Moretti ha chiesto la disponibilità di mettere nome e volto a disposizione della causa autonomista vista da centrosinistra, candidandosi al consiglio regionale in una delle liste civiche che affiancheranno il Pd. 
Il progetto di Alessandra Moretti e del suo partito è delineato da tempo: oltre alla lista ufficiale Pd, correranno a supporto per le Regionali altre tre formazioni satellite. Una sarà di ispirazione moderata, composta principalmente da amministratori locali; una seconda guarderà più a sinistra, puntando alla galassia degli ambientalisti, dei comitati e delle associazioni; una terza lista, infine, per espresso volere di Alessandra Moretti dovrebbe avere un’ispirazione dichiaratamente autonomista, nel tentativo di sottrarre il marchio di fabbrica all’egemonia del centrodestra. In quest’ultima lista, Moretti vorrebbe che il nome di riferimento fosse quello del «monumento» Rocchetta (tuttora indagato dalla magistratura per la sua partecipazione al gruppo di venetisti che, secondo la procura, avrebbe avuto progetti di natura eversiva). 
L’accostamento tra il Pd e la storica figura di riferimento del venetismo era già stato in qualche modo sdoganato durante le primarie del novembre scorso per la scelta del candidato presidente. Allora, suscitando qualche sorpresa, Rocchetta e la compagna Marilena Marin si presentarono al seggio di Conegliano per depositare il loro voto nell’urna. A favore di quale candidato? Non di Moretti, che oggi cerca Rocchetta proponendogli di scendere in campo al suo fianco, bensì dell’antagonista Simonetta Rubinato, a riconoscimento del suo impegno - spesso solitario e talvolta apertamente criticato dentro il partito - a favore dell’istanza autonomista per il Veneto. 
Proprio per questa ragione è assai improbabile che Rocchetta possa accogliere l’invito di Alessandra Moretti senza che nel progetto di «lista autonomista» sia coinvolta in prima persona anche Simonetta Rubinato. La deputata trevigiana, in proposito, fa sapere di non essere a conoscenza delle strategie della candidata e della segreteria regionale del Pd nella costruzione del programma e delle liste («Ne ho notizia - dice - soltanto dagli organi di informazione»), ma conferma in toto il suo impegno per un progetto, radicato a livello territoriale, che metta al primo posto il tema dell’autonomia. 
Tornando a Rocchetta, si può intuire la sua diffidenza verso l’offerta che gli è arrivata dal campo democratico. In questi casi, infatti, c’è sempre il rischio che un nome noto - e quello di Rocchetta, presso un certo elettorato veneto, indubbiamente lo è - possa essere utilizzato come specchietto per attirare consensi altrimenti destinati al campo avverso. 
Un tentativo di questo tipo, per altro, non è nuovo al centrosinistra veneto. Ci provò già, nel 2005, Massimo Carraro, sfidante di Giancarlo Galan per la presidenza della Regione, che arruolò nel suo schieramento anche la Liga Fronte Veneto. Sotto le bandiera lighista si candidarono, allora, volti storici del venetismo come Fabrizio Comencini, Loris Palmerini, Alessio Morosin e Silvano Polo. Il risultato, però, non fu memorabile: l’1,2% e tutti a casa. 
Alessandro Zuin

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pubblicata il 12 febbraio 2015

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