Pagina 19, Cronaca
BELLUNO Anche la Provincia di Belluno si schiera contro le ipotesi di chiusura degli uffici postali. Ma fa qualcosa di più: chiede al governo un tavolo di concertazione per «avviare una discussione sull’oggetto dell’ipotetico ridimensionamento al fine di scongiurare la possibile chiusura degli uffici postali nei comuni più piccoli del territorio nazionale». Palazzo Piloni è pronto a passare ai fatti: nell’atto del presidente numero 23 firmato da Daniela Larese Filon si mette nero su bianco la volontà di «sostenere e supportare, anche attraverso eventuali azioni legali, Anci e Uncem nella battaglia che stanno conducendo a difesa del servizio postale nei Comuni, riconoscendolo come servizio universale e un diritto per i cittadini». Insomma, non si vuole tralasciare nessuna strada. La Provincia di Belluno teme che la strada della razionalizzazione porti verso un impoverimento del Bellunese. Gli esempi non mancano: trasporti, energia, scuola, comunicazioni e sanità sono gli ambiti citati dalla stessa Provincia. «Il censurabile modo di agire mostra ancora una volta di non tener in debito conto le caratteristiche di vita dei Comuni di montagna» si legge nella delibera, «Poste Italiane non può perseguire logiche di guadagno a scapito delle esigenze della collettività, sacrificando uffici che ritiene "improduttivi" o "diseconomici", senza considerare che rappresentano un punto di riferimento per i cittadini dei piccoli Comuni». Parallelamente all’azione di palazzo Piloni si stanno muovendo anche i parlamentari. Simonetta Rubinato, Partito Democratico, ha depositato alla Camera un’interrogazione bipartisan che si appella appellano al governo «affinché sia garantito il rispetto di quanto già stabilito dall’Autorità garante delle comunicazioni: ovvero il divieto di chiusura degli uffici postali nelle zone rurali e montane». (v.v.)