Rubinato: un congresso vero pronta a candidarmi se serve - Il Gazzettino

04 giugno 2015

Pagina 7, Primopiano

Paolo Calia«Se serve per cambiare e se si va verso un congresso vero, dove ci sia il confronto, io ci sono. Mi metto a disposizione». Ecco il primo pretendente alla segreteria regionale del Pd se Roger De Menech si dovesse dimettere: Simonetta Rubinato, deputata e già sfidante di Alessandra Moretti alle primarie. Esce allo scoperto quando le ferite della sconfitta elettorale sono ancora profonde: «Apriamo il partito alla gente, al territorio. Basta strategie fatte a tavolino o decise altrove. Il Pd deve diventare un partito Veneto, dove le decisioni le prendono i veneti e non chi sta a Roma».

Rubinato, se De Menech si dovesse dimettere, lei è pronta a candidarsi al prossimo congresso? «Se serve sì. Ma solo se la mia candidatura può essere utile a un processo di cambiamento. Mi piacerebbe un congresso aperto, con più candidati, di confronto. Non mi interessano i congressi unitari. Abbiamo visto gli effetti che producono».

Lei è stata una delle poche voci, nel Pd, a non condividere le scelte fatte in campagna elettorale. «Non trovo alcuna soddisfazione a sottolineare cosa avevamo detto. Qui non ci sono processi da fare, la responsabilità per quanto accaduto è collettiva».

Però De Menech è sull’uscio. «Gli farebbe onore. Ma le responsabilità è collettiva: di chi ha fatto le scelte e di chi le ha condivise».

Adesso è partito il processo alla Moretti. «Alessandra ha fatto tutto quello che doveva. L'ho chiamata per darle il mio sostegno e per suggerirle che è ora di cambiare registro. Occorre un'opposizione efficace in consiglio regionale».

Insomma, le ha consigliato di portare a termine almeno questo mandato? «Le ho consigliato di cambiare metodo».

Quale è stato lo sbaglio della Moretti? «Di aver risposto all'appello dell'apparato, di aver detto sempre sì. Il risultato adesso è che abbiamo perso un validissimo rappresentante in Europa».

Parla di responsabilità collettiva per il disastro elettorale? «Siamo coinvolti tutti. Anche noi abbiamo fatto campagna elettorale anche se sono stata poco coinvolta. Purtroppo è stata preferito privilegiare le comunicazioni dello staff piuttosto che il dialogo con il territorio».

È vero che Zaia è un avversario troppo forte? «Zaia non è imbattibile. Dal 2010 ha perso 500mila voti. Per questo dico che serve un'opposizione efficace, vera. Non che in passato non sia stata fatta, ma non siamo stati in grado di comunicare».

Riassuma gli errori fatti dalla dirigenza Pd. «Serve un partito aperto, non chiuso nelle segreterie. Bisogna andare dove va la gente, anche nelle sagre. E poi l'elettore vuole che il suo voto conti. Per questo non mi piacciono le primarie bulgare, dove l'impressione è che a vincere sia sempre il candidato dell'apparato. Infine bisogna sfruttare le competenze del territorio e il lavoro dei circoli».

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pubblicata il 04 giugno 2015

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