Pd: “Congresso straordinario ma con dei candidati veri” - La Tribuna di Treviso

16 giugno 2015

Pagina 4, Primopiano

PADOVA Stavolta nessuno può glissare o far finta che non sia successo niente: lo 0-5 incassato dal Pd veneto nei ballottaggi di Venezia, Rovigo, Lonigo, Castelfranco e Portogruaro è una sferzata che scatena reazioni a raffica. Per Alessandra Moretti, che dalla prossima settimana svolgerà l’incarico di capogruppo in Consiglio regionale, «è ora di una ripartenza: più politica sul territorio e nuova classe dirigente. Io credo che il Pd sia un partito che saprà tornare a vincere: la tornata elettorale sfavorevole sarà l’occasione per una ripartenza che saprà stupire se basata su più lavoro sul territorio, meno giochi di potere interno e soprattutto il ritorno del merito alla base della selezione di una nuova classe dirigente». «Il valore di Felice Casson è evidente a tutti», aggiunge Moretti, «e non mi pare sia stato messo in discussione nemmeno dagli avversari. Dare a lui la colpa di questa sconfitta a Venezia sarebbe grottesco. La vicenda veneziana in buona parte ci dà la stessa lezione di quella regionale: le vittorie sono tali e sono durature, se si costruiscono da lontano, attraverso un lavoro politico di costruzione di “pensieri lunghi” nei territori, e il coraggio di affidare questo cammino anche a persone nuove.» Commenta Moretti: «Non è litigando che faremo ritornare a votare militanti ed elettori del Pd che sono rimasti a casa, ma è dando la possibilità ai più brillanti tra loro di prendersi la propria fetta di responsabilità. Ritorneremo ad essere maggioranza, a Venezia e in Veneto se avremo questo coraggio di metterci tutti in gioco ma anche tutti in discussione». Dalla Marca arriva intanto la pressante richiesta di un congresso straordinario. «Ora non credo», afferma Laura Puppato, senatrice di Montebelluna, «sia più rimandabile il congresso straordinario per rifondare il partito in regione con leadership riconoscibili e umili, disposte al dialogo e al confronto con il territorio. Servono candidature plurime tra cui scegliere perché la stagione dell’unitarismo sempre e comunque ha fallito gli appuntamenti più importanti». «È evidente», punta il dito Simonetta Rubinato, deputato del Pd, «che la dirigenza, che ci ha portato a uno dei risultati peggiori degli ultimi vent’anni, non può avere la risposta per la profonda rigenerazione necessaria, possibile soltanto se si torna ad ascoltare la gente, si consente un confronto libero e democratico. Basta con i congressi unitari che, in nome di un finto unanimismo, sanciscono accordi tra correnti per la gestione del partito, demotivando i militanti e gli elettori rimasti». «Il risultato politico dei ballottaggi in Veneto», sottolinea l’onorevole Floriana Casellato, «è drammatico e pesante. E proprio per questo il mio pensiero va ai candidati che si sono spesi, facendo la loro parte, lavorando e credendoci fino in fondo. Ma correvano contro un vento ostile: l'esito delle urne è inequivocabile. È necessario aprire un dibattito serio, con un’analisi doverosa sui gruppi dirigenti, ma anche sulla necessità di rendere il Pd più radicato sul territorio, in un dialogo che stiamo perdendo. In una connessione che sta evaporando». Per l’eurodeputato padovano Flavio Zanonato «il Pd non ha più un’organizzazione articolata sul territorio, in grado di ascoltare i cittadini e di organizzare il consenso. Oggi il Pd, privo di un quotidiano, privo di un settimanale, di qualsiasi altro strumento di dibattito e senza un’organizzazione radicata, è di fatto eterodiretto da alcune testate particolarmente influenti, sicuramente la più importante è Repubblica». Secondo l’ex senatore padovano Paolo Giaretta «il Pd veneto è all’anno zero. Tanti elettori non capiscono che razza di bestia sia il nostro partito, quale sia la nostra identità. Per alcuni un partito di sinistra troppo al centro, per altri l’erede dei comunisti da non prendere neppure in considerazione, per altri ancora il partito degli eterni litigi. In genere: un partito senza proposte chiare». Osserva Margherita Miotto, deputata Pd: «Sono dispiaciutissima per Casson, dopo questo voto bisogna interrogarsi. Nei giorni scorsi ho incontrato tante persone che mi avevano anticipato che non sarebbero andate a votare. Penso a tanti insegnanti delusi, a tanti pensionati demotivati. Dobbiamo aprire il confronto nel partito, non per processi sommari, ma per capire cosa non funziona. Il tempo c’è, cominciamo subito». Claudio Baccarin

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pubblicata il 16 giugno 2015

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