De Menech rimette il mandato Ma voteranno perché lui resti - Il Giornale di Vicenza

23 giugno 2015

Pagina 9, Primopiano

Piero Erleinviato a PADOVA«Non mi sono dimesso, sono dimissionario: ho messo a disposizione il mandato, con tutta la segreteria regionale». Tre ore di riunione della Direzione regionale del Pd, ieri nell´affollatissima sede regionale, non bastano a chiarire quale sia esattamente la situazione del partito leader del centrosinistra. E lo stesso segretario regionale Roger De Menech di fatto non risolve il dubbio neanche alla domanda diretta del cronista. Al microfono ha detto: «Inizio tranquillizzando tutti. Perché come avete visto nella relazione economica (il bilancio 2014 ha chiuso con 214mila euro di avanzo, tutti investiti nelle elezioni) siamo molto tranquilli con i soldi e siamo tranquilli anche a lasciare la barca a qualcuno che sia più bravo del sottoscritto o del gruppo dirigente. Ma credo non sia questo il tema».VERSO IL CONGRESSO. Quale è il tema allora? «Il mandato del segretario e della segreteria regionale al completo, che peraltro è stata eletta da un congresso unitario - ha detto De Menech - è a disposizione, è sul tavolo. Le chiamiamo dimissioni? Le chiamiamo come vogliamo, così tranquillizziamo tutti». Quindi il segretario si è dimesso? No. La lettura corretta della serata è un´altra: il mandato è a disposizione, ma dovrà essere il partito stesso, prima con la direzione e poi con l´assemblea regionale, a esprimersi. E di sicuro per i renziani ci sarà chi si alzerà per proporre di votare che si prende atto della disponibilità a dimettersi, ma che si prega il segretario di andare avanti nel lavoro fino a un futuro congresso straordinario che sarà convocato dal vertice nazionale del partito. De Menech stesso avverte: «Se si pensa di uscire da questa situazione sostituendo segretario e segretaria in base al numero di tessere e con una guerra tra bande, si sbaglia». La conta nel Pd è quindi rinviata, con la sinistra del partito (gli ex civatiani di Giovanni Rolando) che reclama invece di andare subito a un congresso straordinario con una reggenza del partito. .LA DIFESA DEI LEADER: L´ATTACCO. La linea di De Menech è risuonata identica nell´unico altro intervento di ieri, quello di un´agguerritissima Alessandra Moretti. Segretario e candidata hanno ammesso di aver commesso molti errori, ma hanno anche indicato una raffica di argomenti che suonano come un «abbiamo perso per colpa di tutti». Perché il percorso della candidatura di Alessandra Moretti è stato condiviso da tutti; perché si è accettato di passare per le primarie; perché si paga anche la debacle del Pd a livello nazionale; perché «se si perde a Livorno e Venezia, figuriamoci se si riusciva a vincere in Regione»; perché il Governo Renzi non è riuscito a far capire i meriti delle riforme che ha fatto; perché si è proposto il cambiamento agli elettori veneti che invece non lo cercavano affatto, cercavano affidabilità e stabilità e l´hanno trovata in Luca Zaia; perché in Veneto il Pd ha perso sempre, anche quando non era a guida renziana; perché la campagna elettorale è stata monopolizzata dal tema profughi e riforma della scuola; perché perfino nel Pd c´è un maschilismo latente che non ha aiutato la candidata donna... La conclusione di Alessandra Moretti, neo-leader del Pd in Regione, suona come una stoccata ai suoi predecessori: «Per indebolire una candidato così forte come Zaia ci vogliono non mesi, ma cinque anni di opposizione vera, senza riserve, non filogovernativa. E così faremo».CONFRONTO RINVIATO. Inizia il dibattito? No. L´esperto Davide Zoggia propone di aggiornare a sabato, il deputato Gianni Dal Moro fa capire di avere tutt´altra lettura dei fatti e di volerla dire subito, ma si va alla conta: dibattito rinviato a sabato. Simonetta Rubinato rigetta al mittente l´accusa di De Menech di guerra tra bande: «Lui e Alessandra hanno lavorato, ma la sconfitta in Veneto è stata più pesante che altrove, il partito deve cambiare la sua proposta agli elettori e questo, senza rancori verso nessuno, si fa con le dimissioni dei vertici e un congresso programmatico che scelga una nuova linea politica». Se ne discuterà sabato. 

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pubblicata il 23 giugno 2015

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