De Menech: rimetto il mandato - Il Gazzettino

23 giugno 2015

Pagina 7, Primopiano

PADOVA - Finisce sul più bello, quando sta per cominciare la discussione, la prima direzione del Pd Veneto dopo il crollo a Regionali e Comunali. Convocata per le 17.30, la riunione è stata sospesa dopo due ore con rinvio a sabato 27 (è passata 15 a 11 la mozione di Davide Zoggia), per non spezzare un dibattito con 20 iscritti e perchè, a minuti, erano convocate le direzioni di Venezia e Verona. Ma quello che doveva far sapere il segretario Roger De Menech l’aveva già detto, ammettendo «i tanti errori, il risultato drammatico, il non aver dato il senso dell’affidabilità e della concretezza», ricostruendo il percorso condiviso che ha portato alla candidatura di Alessandra Moretti, ma soprattutto indicando come pensa di approcciare la nuova fase: «Il congresso straordinario, di rigenerazione, si può fare» non appena Roma, che sta elaborando nuove regole congressuali, dà l’ok. Quindi non dopodomani, ma in autunno, «purchè non sia un congresso di tessere o di guerra per bande, un rischio che mi preoccupa» e «non collegando in maniera diretta le segreterie provinciali». Il percorso dunque è avviato, De Menech ha sgombrato il campo dalle ipotesi di voler tirare avanti o rinviare in eterno. Ora l’altro punto è: chi traghetta il partito al congresso? «Le dimissioni mie e di tutta la segreteria sono sul tavolo, siamo a disposizione» ha detto De Menech. Tradotto significa che si candida a gestire la fase di passaggio. Alle minoranze che ne chiedono la testa, ieri De Menech ha fatto capire che non intende farsi da parte (chiudendo così la strada all’arrivo di commissari da Roma o a scontri in sede di assemblea regionale Pd che avrebbe potuto anche eleggere un nuovo segretario senza andare a congresso). Nei giorni scorsi da Roma il messaggio ai capicorrente veneti era stato recapitato: Renzi non vuole «scelte emotive» nè dimissioni di cui potrebbe pagare un prezzo politico. L’area dem, quella cattolica, ieri ha abbozzato. «La relazione di De Menech, pur in un quadro di grande approssimazione - osserva il senatore Giorgio Santini - ha di positivo la consapevolezza della gravità della sconfitta e della necessità di prendere una strada nuova». Un’idea che circola è che per gestire la fase congressuale la segreteria verrebbe allargata a pezzi di partito oggi meno rappresentati come bersaniani, esponenti di area dem, forse anche la stessa deputata Simonetta Rubinato che però ieri, dopo la direzione, auspicava «le dimissioni del segretario sabato prossimo come segnale chiaro ai veneti e al Pd. Ho sentito analisi semplicistiche, da perdenti, sul risultato del voto. I veneti non sono minus habens che non capiscono le nostre proposte, in nessun’altra regione il Pd è andato così male pur con un centrodestra diviso. E nel Pd veneto la discussione interna non è libera nè democratica». Mentre per il bersaniano Zoggia «da De Menech relazione sotto le aspettative perchè non affronta la vere cause della sconfitta. Adesso deve dare un segnale chiaro. Chi traghetta non è un problema e sono d’accordo nel non fare il congresso con i canoni classici». Invece Area progressista (ex civatiana) con Raffaella Salmaso, Roberto Ongaro e Gianluca Mimmo, rimette l’incarico e chiede un passo indietro di tutta la segreteria. Da parte sua, Alessandra Moretti si è tolta diversi sassi dalle scarpe: «La sconfitta è senz’altro mia e anche di tutti, soprattutto di chi rappresenta il partito a tutti i livelli. Dei parlamentari veneti del Pd ad esempio che hanno perso tempo a litigare. Di tanti, che non ho mai sentito, ho invece letto sui giornali le ricette: troppo facile, scusate, fare i professori il giorno dopo. Abbiamo perso nel momento di maggior difficoltà del Pd nazionale, in Veneto ci sono circa 500.000 insegnanti e non ci hanno votato, il 40% di chi ha votato per me alle Europee non mi ha votato il 31 maggio. Ma il Veneto non è pronto per una candidatura femminile».

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pubblicata il 23 giugno 2015

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