Indipendenza, la Corte boccia il referendum - Corriere del Veneto

26 giugno 2015

Pagina 5, Primopiano

venezia La Corte costituzionale boccia su tutta la linea il referendum per l’indipendenza voluto dalla Lega e da Indipendenza Veneta ma dà il via libera, almeno in parte (ed è la parte più importante), a quello sull’autonomia proposto da Ncd. Le due leggi furono approvate dal consiglio regionale il 19 giugno 2014 e subito impugnate dal governo Renzi. La sentenza della Consulta è stata pubblicata ieri. Ora sta alla Regione decidere se e come proseguire lungo la strada indicatale dai giudici costituzionali.  Quanto alle legge che si propone di chiedere ai veneti se vogliano o meno che il Veneto diventi «una Repubblica indipendente e sovrana», c’è poco da dire, visto che dopo un lungo scambio tra i legali della Regione (gli avvocati Mario Bertolissi e Ivone Cacciavillani) e quello dello Stato (Gian Paolo Polizzi), la Corte la affossa in meno di mezza pagina. «Il referendum non solo riguarda scelte fondamentali di livello costituzionale, come tali precluse ai referendum regionali - si legge nella sentenza - ma suggerisce sovvertimenti istituzionali radicalmente incompatibili con i fondamentali principi di unità e indivisibilità della Repubblica». I principi di pluralismo e autonomia secondo cui «la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali»? Per la Consulta «non possono essere estremizzati fino alla frammentazione dell’ordinamento e non possono essere invocati a giustificazione di iniziative volte a interpellare gli elettori, sia pure a scopo meramente consultivo, su prospettive di secessione in vista della istituzione di un nuovo soggetto sovrano». Insomma, non se ne parla.  Diversa invece la valutazione dei giudici sul referendum per l’autonomia, quello meno dirompente sul piano politico e difatti presto passato in secondo piano. In questo caso «non può essere accolta» la richiesta di Palazzo Chigi di «dichiarare l’illegittimità costituzionale», considerato che «le residue disposizioni contenute nella legge» (quelle bocciate, dall’ipotesi di estendere al Veneto lo statuto speciale alla pretesa di trattenere qui l’80% delle tasse) sono solamente «strumentali all’attuazione del referendum» che ha invece «superato il vaglio di questa Corte». Già, perché per la Consulta il quesito di cui al primo punto «vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» non solo non viola la Costituzione, ma si pone nel solco di quanto già previsto dall’articolo 116 della Carta, perfino «ripetuto testualmente». Beninteso: qui non si parla di autonomia in stile altoatesino o catalano, bensì dell’autonomia già possibile con l’attivazione dell’iter previsto dall’articolo 117, dopo opportuna trattativa con lo Stato, dall’ambiente all’istruzione, per fare qualche esempio. Un iter che per la Corte non verrebbe affatto scompaginato da un eventuale referendum, «distinto e autonomo», da celebrarsi in una fase «anteriore ed esterna». Che senso avrebbe consultare i veneti (con esito scontato) su una cosa che si potrebbe fare comunque, anche domani? Il valore è politico, è chiaro che 5 milioni di «sì» sarebbero un bel pressing sul parlamento che finora si è sempre voltato dall’altra parte.  «Stiamo approfondendo i contenuti della sentenza - commenta il governatore Luca Zaia - ma al di là dell’ammissibilità dell’uno o dell’altro quesito, resta ferma la nostra volontà di difendere il diritto dei cittadini di esprimersi su entrambi i referendum consultivi, che sono e restano un ottimo esercizio di democrazia». Caustico il commento del sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa («Con una sentenza ineccepibile la Corte dice no al ridicolo referendum del Veneto, impedendo la secessione di Zaia da Salvini») mentre la deputata del Pd Simonetta Rubinato, riconoscendo l’affermazione da parte della Corte di «importanti principi» contro il neocentralismo, si chiede: «Visto che nessuno dubita che i Veneti siano favorevoli all’autonomia, e questa legittima aspirazione della nostra società può trovare risposta sin dal 2001, cosa aspetta Palazzo Balbi per passare dai proclami ai fatti?». Che poi è quel che dice pure il primo firmatario della legge sull’autonomia, Costantino Toniolo di Ncd: «Si è aperto uno spiraglio importante, ora tocca alla Regione andare avanti spedita». Di avviso ben diverso, com’è ovvio, Alessio Morosin di Indipendenza Veneta: «Autonomia uguale agonia. L’unica soluzione ai mali del Veneto è l’indipendenza ed è comunque una piccola gioia per noi essere riusciti ad imporre il tema alla Consulta. Ora vedremo che farà Zaia, non ha più alibi». Chiude Bertolissi, avvocato e professore dell’Università di Padova: «L’esito, quanto all’indipendenza, era pacifico ma quella sull’autonomia è un’apertura notevole, perché riconosce al referendum conformità alla Costituzione. Ed è evidente che se mai si celebrasse, non sarebbe una semplice conta, il suo valore politico sarebbe dirompente» .  Marco Bonet

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pubblicata il 26 giugno 2015

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