La «Preghiera dell'alpino» e la lite sullo stop della Diocesi - Corriere della Sera

18 agosto 2015

Pagina 11, Politica

Milano Evocare in chiesa la difesa del territorio, fosse pure la patria, di questi tempi pare non sia il caso. E poco importa se a farne le spese è la «Preghiera dell’alpino», il testo che da oltre ottant’anni scandisce celebrazioni ed eventi delle Penne nere. Per la Diocesi di Vittorio Veneto il passaggio che recita «rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà» non è politically correct. E subito scoppia una nuova polemica con Matteo Salvini sulle barricate contro le gerarchie ecclesiastiche. Gli alpini che sabato si sono ritrovati nella chiesetta di Passo San Boldo (Treviso) per la messa dell’Assunta si sono ritrovati di fronte un sacerdote inflessibile: «Se volete leggerla in chiesa dovete eliminare quel passaggio». La trattativa non è nemmeno iniziata. «La Preghiera in 80 anni non è mai stata messa in discussione da nessuno» hanno ribattuto gli alpini presenti che, per nulla intimoriti, al termine della celebrazione religiosa si sono radunati davanti alla chiesetta per recitare l’orazione. Il presidente della locale sezione Ana, Angelo Biz, ha cercato di non far lievitare il caso, limitandosi a chiedere perché «nella Diocesi il rapporto con gli alpini sia spesso diventato così problematico». Ma appena la notizia è arrivata all’orecchio di Salvini, su Facebook è partita la stoccata: «Sono sempre più sconcertato da “certi vescovi”. Pazzesco». Al leader leghista si è accodata Barbara Saltamartini: «Ma in che Paese viviamo? Vogliono cancellare le nostre tradizioni, la nostra cultura. Ma vi sembra normale una cosa del genere?». Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni sintetizza il suo sconcerto con un hashtag: «#puraidiozia».Dal centrosinistra arriva la voce della senatrice Simonetta Rubinato (Pd): «Tra il difendere la preghiera degli alpini e la strumentalizzazione politica che ne fa il segretario della Lega c’è una bella differenza». Il caso di domenica si inserisce in un clima di burrasca tra i vescovi del Nordest e la Lega. A fine luglio una lettera aperta dei vescovi di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, e Treviso, Gianfranco Agostino, aveva ricordato ai «cristiani e agli uomini di buona volontà» che «l’accoglienza è un dovere cristiano». Con immediata replica del governatore veneto Luca Zaia: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» . Cesare Zapperi

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pubblicata il 18 agosto 2015

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