Il mio intervento in Aula su “Opzione donna”

01 agosto 2015

Nello scorso mese di luglio i deputati della Commissione lavoro, di tutti i gruppi parlamentari, nonché gli altri deputati che aderiscono all'iniziativa, stanno utilizzando gli interventi di fine seduta in Aula (di durata due minuti), come una sorta di bombing, per sollecitare il Governo ad affrontare e risolvere il problema della cosiddetta «Opzione donna», prevista dall'articolo 1, comma 9, della Legge n. 243/2004. Con questa norma è possibile, in via sperimentale sino al 31 dicembre 2015, per le lavoratrici andare in pensione a 57 anni con 35 di contributi (58 anni per le lavoratrici autonome), purché optino per il calcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Nel 2012, tuttavia, lINPS ha diffuso due circolari attuative che restringono il periodo di sperimentazione, sostituendo la maturazione del requisito con una effettiva decorrenza del trattamento pensionistico già al 31 dicembre 2015, escludendo quindi le lavoratrici che, alla stessa data, abbiano maturato i soli requisiti per il pensionamento e che avrebbero percepito la pensione 15 o addirittura 21 mesi dopo. Con questi interventi a fine seduta noi deputati stiamo chiedendo che l’INPS corregga queste circolari. Secondo Il Ministero del Lavoro le risorse stanziate nel 2008 ammontano complessivamente a 1 miliardo 684 milioni di euro, dei quali sono stati spesi, fino a tutto il 2014, soltanto 708 milioni. Avanzano quindi 976 milioni, vale a dire il 58 per cento dello stanziamento totale. Il Ministero del lavoro e l’INPS hanno dichiarato la loro disponibilità alla correzione: manca però il consenso del Ministero dell’economia e della Ragioneria dello Stato che sono perfettamente a conoscenza della questione.

Sono dunque intervenuta anch'io per due minuti in Aula il 28 luglio scorso, chiedendo la soluzione ad un problema di giustizia sociale molto sentito dalle donne, sottolineando come la stessa riforma Fornero, al comma 14 dell'articolo 24 della legge n. 214/2011, abbia previsto tra le fattispecie da salvaguardare proprio l'Opzione Donna e come le circolari del direttore del'INPS non siano fonti del diritto nel nostro ordinamento, ma debbano invece adeguarsi alla volontà del Parlamento espressa nelle leggi (clicca qui per vedere il video dell'intervento).

Il 7 agosto scorso si è quindi tenuto un incontro su questo tema, presenti i capigruppo della Commissione Lavoro, il Presidente dell'INPS Boeri, i rappresentanti del Mef e del Ministero del Lavoro, i quali hanno convenuto che si debba/possa maturare il requisito entro il 31/12/15. Il MEF pretende, tuttavia, le coperture, in quanto, a suo avviso, la legge è del 2004 e le coperture erano fino al 2014, non per il 2015, e se ci sono state economie nei primi anni, poiché non si trattava di un fondo riservato, le economie sono tornate al bilancio dello Stato. Per poter dotare di coperture il 2015 il Mef pretende dunque un provvedimento legislativo, su cui si potrebbe intervenire velocemente in sede legislativa nelle due Commissioni di Camera e Senato, che su questo problema avevano approvato due risoluzioni identiche. Ci sarà quindi un altro incontro a settembre per provare finalmente a trovare una soluzione (con una adeguata copertura finanziaria) a questa problematica.


pubblicata il 01 agosto 2015

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