Pd, il congresso scalda i motori - Il Gazzettino

12 settembre 2015

Pagina 12, Nordest

Il Pd veneto accende la macchina del congresso straordinario (anticipato), di ricostruzione, dopo le batoste alle Regionali e alle Comunali che costringe i dem a reinventare progetto e formazione. Il segretario Roger De Menech, dimissionario come l’intera segreteria, traghetterà il partito fino a quel momento e intanto avranno luogo anche i congressi provinciali di Venezia, Vicenza, Verona. Il percorso di avvicinamento passa per la direzione regionale a breve (forse il 21 settembre) quindi ai primi di ottobre (il 3) l’assemblea deciderà la data, tra dicembre e marzo. Andranno stabilite anche le regole dell’appuntamento: le attuali prevedono, per la scelta del segretario, primarie aperte agli elettori. Ma la Commissione Statuto nazionale le sta cambiando: finirà che voteranno solo gli iscritti. Lo statuto modificato dovrebbe essere pronto a dicembre, l’intesa tra i capicorrente veneti è di aspettare le nuove regole e poi andare a congresso. Il segretario De Menech non vuol sentire parlare di rinvii: «Se abbiamo sentore che lo statuto va per le lunghe, dovremo pensare di votare con le regole attuali». La voce che circola è che De Menech non abbia intenzione di ricandidarsi dopo un’esperienza stancante. Avanti il prossimo, dunque? Lui non si sbilancia: «L’importante è che non sia un congresso sui nomi, ma sui programmi - dice - Non ne ho mai fatto una questione personale, mai avuto la fobia della poltrona». La deputata Simonetta Rubinato si conferma "bastian contrario": «Serve un congresso vero, aperto, non una conta delle tessere, di netta discontinuità rispetto ad una linea pesantemente bocciata dagli elettori e che riaffermi l’autonomia del Veneto». Si candida? «Se ci sono le condizioni per un congresso non pilotato sono a disposizione. Se invece vogliono celebrare un rito, fotocopiare un percorso tipo le primarie per le Regionali, allora no, ho già dato». Adesso comunque inizia la partita politica. Assetti, alleanze, equilibri. L’estate ha portato varie novità: Felice Casson, sconfitto per la seconda volta a Venezia, non rinnoverà la tessera. Con la sua uscita e dopo l’avvicinamento di Laura Puppato al premier Renzi, l’area ex-Civati si va frammentando. Ma anche nelle altre componenti c’è movimento. Alfieri della sinistra bersaniana sono il veneziano Davide Zoggia e il padovano Flavio Zanonato: «In Veneto al congresso possiamo evitare di riprodurre lo schema nazionale maggioranza-minoranza. Vediamo che assetto dare al partito e le cose da fare, poi vengono i nomi - è la proposta di Zoggia - Proviamo a stringere su una linea comune». Per altro l’area bersaniana non è più così granitica: parlamentari come il lettiano Federico Ginato, Giulia Narduolo, Diego Zardini, Floriana Casellato orbitano nell’area del ministro Martina (lealtà al governo Renzi con libertà di critica) a cui si guardano anche alcuni dirigenti locali come il segretario di Padova, Massimo Bettin. Alla componente dei Giovani Turchi (ministro Orlando e Orfini, presidente Pd) si richiamano altri parlamentari come Alessandro Naccarato, Vanessa Camani, Vincenzo D’Arienzo e il consigliere regionale Graziano Azzalin. Freme il "calderone" ex Popolari (tra cui Pier Paolo Baretta, Simonetta Rubinato, Gianni Dal Moro, il segretario di Venezia Marco Stradiotto) il cui baricentro è Vicenza, dalle parti di Giorgio Santini e Achille Variati, due nomi spendibili per la segreteria (al sindaco di Vicenza, si dice, sarebbe già stato chiesto da Roma un impegno in quella direzione). Gli ex dc appoggiano sì Renzi, ma qualche frizione c’è stata con i renziani doc (tra cui oltre a De Menech, Federico Vantini, Filippo Crimì, Alessia Rotta della segreteria nazionale). Ora, lo sconquasso elettorale è stato di tali proporzioni che non è difficile immaginare il Pd cercherà una soluzione più vasta possibile: neanche la stessa sinistra appare oggi interessata alle barricate. In questo scenario, il profilo del nuovo segretario dovrebbe garantire la massima unità, punto che fa pendere la bilancia verso una figura esperta. Nessuno finora ha messo fuori la testa, neanche tra le nuove leve scalpitanti. Non c’è dubbio che Matteo Renzi, premier-segretario nazionale, oggi di passaggio a Verona, vorrà dire la sua sulla scelta del leader veneto, non fosse altro perchè quest’ultimo ha voce in capitolo nella composizione delle liste dei candidati alle Politiche.

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pubblicata il 12 settembre 2015

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