L'Ascom: «I ladri vanno tenuti in galera» - La tribuna di Treviso

24 settembre 2015

Pagina 19, Cronaca

di Serena Gasparoni «Siamo stanchi di questo andazzo, non è possibile che autori di furti, o peggio, il giorno dopo l’arresto siano già in libertà. Anche se condannati, come in questo ultimo caso, a due anni di reclusione, per poi però godere istantaneamente della sospensione della pena». Pietro Tedesco, direttore dell’Ascom Confcommercio di Treviso, prende ufficialmente la parola a nome dei tanti associati esasperati per lo stillicidio di furti e rapine. E chiede ufficialmente ai parlamentari trevigiani e veneti: «Cambiate la legge in materia». Per mettere un freno all’escalation di rapine e di furti notturni ai danni dei locali pubblici. Furti che, soprattutto in queste ultime settimane, sono fioccati ai danni dei locali del centro storico di Treviso: da Beltrame in piazza dei Signori al Bar Nazionale di corso del Popolo, da De Checchi di Borgo Mazzini al bar Da Franco in Riviera, ma anche a Sant’Antonino e in altre vie periferiche. I due romeni arrestati e subito rilasciati sono accusati del furto alla gelateria Lecca Lecca di Lanzago di Silea la notte tra domenica e lunedì. Ai due è stato contestato quest’unico colpo: le indagini nei loro confronti erano partite da tempo, secondo la polizia potrebbero essere gli autori di altri furti messi a segno in città ma il giudice non può fare altro che attendere un rapporto più dettagliato. Intanto dunque sono liberi. E i commercianti si sentono umiliati e offesi. «La situazione è tanto drammatica quanto indecente», incalza Tedesco, «E parlo di baristi come di ottici, tabaccai, benzinai, categorie sempre nel mirino dei malviventi. Chiediamo quindi ufficialmente ai nostri parlamentari trevigiani di fare di tutto e al più presto per cambiare l’ordinamento giuridico: chi viene arrestato va tenuto dentro. Serve un giro di vite sulla legalità». La legge però parla chiaro. Il decreto “svuota carceri” per l’esattezza. Nessuna errore del giudice dunque. «Ha applicato la legge perfettamente. Nel caso in cui il pm dovesse ritenere la sua decisione non appropriata potrà impugnare la sentenza. Ma ritengo che non ci siano i presupposti», commenta il procuratore capo di Treviso, Michele Dalla Costa. «Il problema semmai è la legislazione vigente. Il decreto “svuota carceri” ha come orientamento prevalente che a finire in cella sia solo chi ha commesso reati gravissimi. Il carcere dunque rimane l’ultima misura applicabile, tutto ciò per ovviare al problema di carenza di guardie carcerarie e di strutture spesso inadeguate. Abbiamo una sentenza definitiva e questo è già abbastanza». I due in Italia sono incensurati. Hanno precedenti specifici in Germania. Il fatto a loro contestato lunedì è di lieve entità: parliamo di un bottino di 300 euro. mentre le indagini proseguono per loro il solo obbligo di firma. Dove? A Treviso dove vive la sorella di uno di loro. «Voglio capire se la scelta di questa misura dipende dal giudice o se invece c’è necessità di un intervento correttivo in sede legislativa. Secondo gli inquirenti i due autori sarebbero sospettati di aver compiuto più colpi, rilevo che già le norme in vigore in presenza di reiterazione dello stesso reato non prevedono la possibilità che i condannati vengano rimessi in libertà», ha detto l’onorevole Simonetta Rubinato, «in ogni caso si deve evitare che quanto accaduto venga interpretato dai cittadini quasi come una impunità per garantire invece la certezza della pena ».

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pubblicata il 24 settembre 2015

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