Congresso del Partito Democratico

20 ottobre 2015

Nella poco partecipata Assemblea regionale del Pd Veneto del 3 ottobre scorso la Segreteria regionale si è presentata dimissionaria, proponendosi di traghettare il partito sino al congresso straordinario nel febbraio 2016, in attesa che la commissione nazionale Statuto, preposta a redigere le nuove regole congressuali, le sottoponga all'Assemblea nazionale. Successivamente, il 15 ottobre, la Segreteria nazionale ha sospeso le procedure congressuali e rinviato al periodo compreso tra marzo e maggio 2016 le elezioni di segretari e assemblee regionali di Puglia, Liguria e Veneto. Lo ha comunicato il vicesegretario Lorenzo Guerini alle regioni interessate, spiegando che, essendo allo studio modifiche allo statuto sul metodo di elezione degli organi regionali, si vuole far in modo che tutti gli organismi siano eletti con le stesse regole.

Premesso che lo Statuto del Pd è organizzato su base federale, e dunque sono le Assemblee regionali a stabilire le regole per i congressi regionali, se da un lato posso capire le preoccupazioni della segreteria nazionale rispetto a situazioni di conflittualità in altre regioni, trovo invece controproducente applicare una sorta di centralismo democratico in una realtà come il Veneto. Qui non c'è un partito diviso e settario, anzi la segreteria dimissionaria è stata l'esito di un congresso unitario. Il problema qui è piuttosto lo scollamento della dirigenza del partito regionale rispetto alla società veneta, dimostrato dal risultato delle ultime elezioni regionali. Per questo non credo che  possiamo permetterci di celebrare ancora una volta un congresso autoreferenziale, limitato a chi si è iscritto a una certa data e all'insegna dell'unanimismo dei caminetti. Non abbiamo bisogno di regole che chiudano, bensì di regole che favoriscano la più ampia partecipazione, con primarie aperte per la scelta del segretario regionale anche agli elettori, per permettere al partito di essere più rappresentativo e capace di realizzare quel cambiamento utile a metterlo in sintonia con il sentiment dei veneti e insieme di sostenere in modo più incisivo l’azione del governo nazionale.

Dobbiamo darci l'obiettivo di un partito democratico regionale aperto alla società e alle tante competenze che abitano il nostro territorio e che oggi sono fuori dall'impegno politico, un partito che dimostri in modo credibile di voler essere uno strumento per far incidere di più la volontà dei cittadini, facendo contare il loro voto, interpretando le aspettative di libertà e responsabilità che animano il tessuto sociale ed economico del Veneto, con una visione del futuro basata su uno sviluppo inclusivo ed un'ecologia integrale. È solo da questi valori forti e da una conseguente organizzazione aperta e federale del partito che discendono le soluzioni concrete condivise e partecipate. E visto che siamo il Pd del Veneto e che per Statuto abbiamo ampi spazi di autonomia, come ho detto all'assemblea del 3 ottobre scorso, prendiamoci la libertà e la responsabilità di fare le regole più opportune per la realtà del Veneto, senza per questo contrapporci  a quanto viene deciso a Roma.

SUL TEMA VEDI ANCHE LE INTERVISTE RILASCIATE AI TG REGIONALI: ANTENNA 3, RETE VENETA 1, RETE VENETA 2, RETE VENETA 3, EDEN TV


pubblicata il 20 ottobre 2015

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