Manovra, provvedimento insufficiente per sanare i conti del Paese

30 maggio 2010

“Potrete ingannare tutti per un po', potrete ingannare qualcuno per sempre, ma non potrete ingannare tutti per sempre”. Così diceva il grande Abraham Lincoln e aveva ragione: fra non molto anche i non addetti ai lavori si accorgeranno del grave peggioramento in atto della già difficile eredità lasciata da chi ci ha governato ai giovani e alle future generazioni di questo Paese.

E' vero che la crisi morde anche gli altri Stati, ma questi (Spagna, Germania, Francia, Gran Bretagna) stanno muovendosi in maniera più decisa  di noi con interventi strutturali indirizzati a correggere gli squilibri attuali e ad orientare lo sviluppo futuro. E l'Italia? Nonostante i pesanti tagli della manovra triennale (quella approvata in 9 minuti nell'estate del 2008) agli enti locali e Regioni, alla scuola, ai costi della politica, alla polizia, alla giustizia, agli investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo, agli incentivi alle energie rinnovabili,  e i successivi provvedimenti anticrisi ispirati sempre all'idea di rigore di Tremonti, la spesa pubblica italiana negli ultimi due anni è esplosa comunque in maniera incontrollata e la pressione fiscale è salita, nonostante l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. 

I numeri non mentono: i dati dello stesso Governo dicono che in soli due anni si sono bruciati 63 miliardi di avanzo primario (cioè l'avanzo tra entrate e spese della Pubblica Amministrazione al netto della spesa per interessi, una specie di tesoretto utile al risanamento), senza contare che si sono  già bruciati anche i 10 miliardi di minori interessi pagati sul debito grazie all'abbassamento dei tassi d'interesse nel 2009 rispetto al 2008. Anche l'Istat conferma che nel 2010 il debito complessivo della macchina pubblica supererà quota 1.838 miliardi: nel 2007 era di 1.599 miliardi. E' fuori controllo in particolare la spesa delle Amministrazioni Centrali (il loro disavanzo passa dai 31,7 miliardi del 2007 ai 72,1 del 2010) e si tratta di spesa corrente, mentre quella in conto capitale scende nel solo 2009 del 13,4% rispetto al 2008. E nella manovra correttiva oggi proposta c'è un ulteriore riduzione per 6,2 miliardi di spesa in conto capitale, mentre quella corrente sale di altri 13 miliardi.

Insomma, non stiamo investendo nel nostro futuro e per i nostri giovani, ma stiamo aggravando il peso del debito sulle loro spalle. La manovra di 24 miliardi (di cui una bella fetta è a carico dei Comuni, nonostante sia l'unico comparto pubblico che ha recuperato negli anni il proprio disavanzo ed oggi è in equilibrio) è purtroppo solo un'aspirina: servirebbe ben altro per mettere i conti del Paese al sicuro. Prepariamoci ad un'altra manovra ben più severa, che non tarderà ad arrivare. In un tempo così difficile del resto non si può governare guardando al breve intervallo tra un sondaggio e l'altro, ma agendo con verità e senso di responsabilità. Certo, anche da parte delle minoranze, ma prima di tutto della maggioranza che è al governo.  

Simonetta Rubinato


pubblicata il 30 maggio 2010

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