Caro Luca, dico sì all'autonomia no alla sfida a Renzi - Il Gazzettino

28 aprile 2016

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di Simonetta Rubinato*

Gentile Presidente, caro Luca, oltre un mese fa sono stata tra i primi a rispondere positivamente e in forma pubblica al tuo appello ai parlamentari e alle parti sociali per sostenere il percorso di confronto con il Governo nazionale al fine di raggiungere quell'autonomia istituzionale e finanziaria necessaria a costruire una prospettiva di sviluppo economico e sociale per il Veneto, a beneficio anche dell'intero Paese. Tale percorso si sostanzia nella richiesta di avvio del negoziato per definire, d'intesa con il Governo, sia il quesito del referendum consultivo regionale previsto dalla Legge regionale n. 15/2014 e ammesso dalla Corte Costituzionale, sia gli ambiti di maggiore autonomia da riconoscere alla Regione Veneto ai sensi del 3° comma dell’articolo 116 della Costituzione e dell'art. 1, comma 571, della Legge n. 147/2013 (frutto quest’ultimo di una mia iniziativa emendativa in sede parlamentare). Disponibilità a collaborare che ti ho confermato anche personalmente, convinta come sono da sempre che il riconoscimento di una maggiore autonomia (e relativa responsabilità) alla nostra Regione – unica collocata tra due territori a statuto speciale - sia lo strumento per valorizzare le istanze di libertà, democrazia, sussidiarietà e maggiore equità della comunità veneta. Anche sul piano fiscale, considerata la storica sperequazione tra quanto i veneti versano all’erario e quanto invece rimane sul territorio regionale per rispondere ai bisogni di famiglie ed imprese. Nell'occasione ti ho sottolineato la necessità di tenere un atteggiamento di lealtà e collaborazione istituzionale nella trattativa con il Governo, trattandosi di una sfida non facile in tempo di crisi della finanza pubblica e di prevalenza di una tendenza trasversale neo-centralista (nelle forze politiche e nella stessa opinione pubblica nazionale), giustificata anche dalla cattiva prova data da una parte della classe politica regionale. Avevo preso atto con piacere delle tue assicurazioni in tal senso, sia nelle dichiarazioni pubbliche, sia nella lettera che ci hai inviato come parlamentari il 18 marzo scorso: "Credo esista, o sia identificabile - scrivevi -, con la buona volontà di ciascuno, una ‘no fly zone’, entro la quale noi tutti operiamo per un medesimo obiettivo su un terreno comune in cui riuscire a far prevalere l’interesse esclusivo dei veneti: l'autonomia”. Anche nella relazione alla Giunta regionale, nella delibera n. 315 del 15 marzo scorso, hai espresso la volontà di "puntare con decisione all'utilizzo di strumenti costituzionali in grado di valorizzare le capacità e le virtualità della nostra Regione". E, con riferimento al referendum consultivo, hai precisato che "ha lo scopo di coinvolgere appieno i cittadini veneti in tale percorso, rendendoli compartecipi, in nome di una vera democrazia partecipata, ad un processo di riforma e rinnovamento istituzionale". Nei giorni scorsi ho letto tuttavia sulla stampa alcune tue dichiarazioni, all’esito del voto referendario del 17 aprile scorso, che sembrano andare in direzione opposta: dando al referendum sull’autonomia una connotazione tutta politica, contrapponendolo a quello "centralista del Governo" in una sfida aperta al premier Renzi. Ritengo che dichiarazioni del genere contraddicano e rendano meno credibile ed autorevole il tuo appello, mettendo a rischio la trasversalità necessaria a sostenere la causa comune. Strumentalizzando la battaglia sull’autonomia del Veneto in chiave antigovernativa non si fa l'interesse dei veneti che, come scrivi nella tua lettera del 18 marzo scorso, ci stanno chiedendo di “restituire valore, attraverso l’autogoverno, a un territorio che per troppo tempo non ha trovato né ascolto né risposte nelle politiche nazionali, che ambisce a valorizzare e non a sprecare le proprie risorse e a renderle sempre più proficue per lo sviluppo dell’economia, per un welfare equo e davvero attento ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione, per una sanità che confermi la propria eccellenza”. Per poter consegnare ai veneti questo riconoscimento bisogna dare loro un segnale forte di responsabilità e unità d'intenti da parte della politica veneta, soprattutto da parte di chi come te ha l'onore ma anche l'onere istituzionale di rappresentare tutta la comunità veneta. Questa partita si vince soltanto se dal basso, attraverso la consultazione referendaria, arriva un segnale trasversale forte, che vada ben oltre i valori numerici delle singole forze politiche in campo. In sintesi: per vincere questa sfida dobbiamo tenere uniti i cittadini veneti, non dividerli per interessi di partito o, peggio ancora, per affermazioni personalistiche. Solo così potremmo creare la necessaria coesione tra tutti coloro che condividono la passione di riuscire a far volare l'amato nostro territorio e l'intero Paese in una dimensione di crescita culturale, sociale ed economica, che ci restituisca prestigio, credibilità e fiducia internazionali. Operando in funzione dell'oggi, ma anche del domani: quando saremo soddisfatti del nostro servizio politico e ricordati dagli altri solo se avremo usato gli strumenti di cui oggi disponiamo per mutare al positivo il volto della nostra terra e la qualità della vita dei suoi abitanti. Spero che tu condivida queste considerazioni e che i fatti possano smentire la critica, già rivolta alla tua iniziativa referendaria da esponenti politici locali, che si tratti di "un referendum-manifesto, politico e non concreto, per fini elettorali". *deputato Partito democratico

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pubblicata il 28 aprile 2016

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