Pdl per acqua bene comune e diritto universale

28 aprile 2016

Il 20 marzo 2014 veniva depositata alla Camera la proposta di legge “Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l’adozione di tributi destinati al suo finanziamento” (A.C. 2262) con prime tre firmatarie le deputate Federica Daga (M5S), Raffaella Mariani (PD) e Serena Pellegrino (SEL), in armonia con lo spirito che il 12 giugno 2013 ha portato alla costituzione dell’intergruppo “Acqua bene comune”, al quale hanno aderito più di 200 parlamentari eletti in questa legislatura appartenenti a diverse forze politiche con l’obiettivo di sottoscrivere la proposta di legge d’iniziativa popolare sul tema già presentata nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, opportunamente aggiornata e condivisa con il Forum stesso. La proposta di legge è stata ampiamente migliorata nel corso dell'esame in sede referente in Commissione Ambiente: sono state soppresse alcune disposizioni del testo originario e altre sono state modificate, riportando il quadro normativo all’interno dell’ordinamento europeo. Alcuni firmatari della proposta di legge, tra cui la prima firmataria (M5S), hanno comunicato il ritiro della firma dal provvedimento, sostenendo infondatamente che c’è stato il tradimento del referendum del 2011, che cancellava – ricordo - due norme del Governo Berlusconi: l’obbligo della privatizzazione della gestione del servizio idrico e la remunerazione del capitale a carico della tariffa. Quel referendum non prevedeva in alcun modo l’obbligo per gli enti locali di ripubblicizzazione del servizio.
 
Il 20 aprile scorso la proposta è stata quindi approvata dall’Aula della Camera e trasmessa al Senato (clicca qui per leggerne il testo), il cui titolo è stato modificato in “Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque”.

Cuore della legge dunque è la definizione dell'acqua come bene naturale e diritto umano universale, come sancito dalla risoluzione dell'ONU del 26 luglio 2010 (clicca qui)

Va sottolineata la necessità per il nostro Paese di una legge che regolamentasse ad hoc questa materia visto come, accanto ad esempi di eccellenza di gestione, si conti sul territorio nazionale ogni anno una dispersione idrica pari a 3 miliardi di metri cubi di acqua, circa il 35 per cento del totale disponibile. Questo a causa della inadeguatezza di acquedotti, fognature e depuratori di molte delle nostri regioni che, essendo inoltre sottoposti spesso a procedure di infrazione, gravano sulle tasche dei cittadini.

L’obiettivo di questa legge è dunque il riordino del quadro normativo in materia di tutela, pianificazione e gestione al fine di creare le condizioni per procedere finalmente con gli investimenti necessari e urgenti a garantire tutto il ciclo dell'acqua. Viene rafforzato il ruolo di guida del processo e di controllo della gestione che è e deve rimanere fortemente ancorato nelle mani pubbliche e di conseguenza nella responsabilità degli enti locali. Ad essi viene delegata la scelta della forma di gestione prevedendone però la verifica sull'attuazione degli investimenti previsti dal piano d'ambito e sull'attività complessiva svolta dal soggetto gestore, di qualunque natura esso sia, almeno due anni prima della scadenza, proprio per garantire di decidere consapevolmente che tipo di gestione adottare. Agli enti locali, che costituiscono gli enti di governo d'ambito, viene data la piena titolarità della scelta di modello di gestione, sempre nel quadro previsto dall'ordinamento europeo che ammette le tre forme, pubblica, mista e privata, con una procedura di evidenza pubblica.

Punti chiavi del disegno di legge approvato sono:

  • il diritto all’acqua potabile di qualità e ai servizi igienico-sanitari deve essere garantito senza interruzioni;
  • l’acqua è un bene comune e tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili;
  • l’acqua costituisce una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di efficienza e solidarietà, responsabilità e sostenibilità;
  • l’erogazione giornaliera per l’alimentazione e l’igiene umana, in quanto diritto umano universale, si basa sul quantitativo minimo vitale gratuito di 50 litri giornalieri che viene garantito anche in caso di morosità;
  • l’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto all’uso per l’agricoltura e per l’alimentazione animale; per tutti gli altri usi è favorito l’impiego dell’acqua di recupero.

Il servizio idrico integrato può essere affidato inoltre in via diretta a favore di società interamente pubbliche in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo e, per quanto riguarda il finanziamento del servizio, le norme stabiliscono che sia finanziato dalla tariffa del servizio stesso, dalle risorse nazionali nonché dalle risorse europee destinate alla realizzazione delle opere necessarie ad assicurare i livelli essenziali su tutto il territorio nazionale.

In merito a questo punto l’on. Marchi, rispondendo in Aula alle polemiche sorte, ha ricordato quanto emerso in Commissione Bilancio nel parere formulato sul provvedimento di cui io stessa sono stata relatrice:” Sostanzialmente, partendo dalla relazione tecnica, e quindi da quanto affermato dal ragioniere generale dello Stato, ripreso dal Governo nei chiarimenti che ha fornito alla Commissione, si dice che l'affidamento diretto in via prioritaria a società interamente pubbliche in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo per la gestione in house della gestione del servizio idrico, di cui all'articolo 4, comma 3, lettera a), del testo che era all'esame della Commissione, potrebbe comportare il rischio di riclassificazione delle medesime società nell'ambito del perimetro della pubblica amministrazione. È la stessa questione che abbiamo tante volte con la Cassa depositi e prestiti: se definiamo per legge che cosa deve fare, oppure, in questo caso, se definiamo per legge cosa devono fare i comuni, in riferimento a questo, quelle aziende possono rientrare nel perimetro della pubblica amministrazione e questo comporta la revisione di tutti gli equilibri finanziari del debito pubblico nel rapporto tra deficit e PIL. […] Io non ho riscontrato voti contrari in Commissione bilancio, perché la motivazione è questa, è una motivazione tecnica che porta la firma anche del Ragioniere generale dello Stato.”

Per approfondire trovi a questo link i dossier del gruppo pd della Camera: http://deputatipd.it/files/documenti/143_Acquapubblica_0.pdf


pubblicata il 28 aprile 2016

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