Pd, la sinistra e i Turchi chiedono il commissario - Il Gazzettino

30 maggio 2016

Pagina 13, Nordest

Commissario sì o commissario no? Le tante anime del Pd veneto si schierano rispetto alla soluzione che sta emergendo - partito traghettato da qui al congresso regionale d’autunno da un coordinatore nazionale e dai sette segretari provinciali e non dal classico commissario esterno inviato da Roma - dopo la sospensione del congresso in programma per il 3 luglio. Questa soluzione "mista", proposta in settimana al vicesegretario Lorenzo Guerini, è ora sul tavolo del premier-segretario Matteo Renzi. Ma in Veneto c’è chi reputa che è meglio se da Roma arriva un vero commissario. Tra questi spicca Alessandro Naccarato, deputato padovano, esponente dei Giovani Turchi (i cui riferimenti sono Matteo Orfini e Andrea Orlando): «Se il Pd alle Regionali 2015 fa ha preso il 20% la responsabilità non può essere solo del segretario De Menech e del gruppo regionale, ma va estesa alle segreterie provinciali dove infatti molte cose non hanno funzionato e non stanno funzionando. I provinciali sono parte del problema, non della soluzione. Affidargli il partito è sbagliato, è necessario un commissario. Inoltre - prosegue - non abbiamo condiviso lo stop al congresso veneto: una violazione delle regole democratiche mai vista. Il 4 luglio avremmo avuto un nuovo segretario e un nuovo gruppo dirigente legittimato ad affrontare la campagna del referendum». Naccarato accentua la critica alla segreteria nazionale: «Ad un anno da una sconfitta clamorosa non è successo nulla. La sensazione è che a Roma, del Veneto non interessi nulla. Ci trattano come la periferia dell’impero. Nessuno ci mette la faccia, nessuno si prende la responsabilità, si fa finta di niente». Contraria ai provinciali anche la sinistra Pd. Michele Mognato, deputato veneziano: «La via democratica era il congresso. Hanno voluto interromperla, con una chiara forzatura. Il problema non è quello di coordinare ma di assumersi la responsabilità rispetto alle scadenze prossime. A questo punto Guerini sia conseguente e lineare: mandi il commissario. I segretari provinciali facciano i segretari e diano una mano, come tutti». A Padova, non la pensa così l’eurodeputato Flavio Zanonato: «L’arrivo di un commissario mi preoccupa, è sempre la sconfitta di un gruppo dirigente. Anche per il messaggio all’esterno: se non siamo in grado di gestirci da soli, come possiamo proporci per governare la Regione? Mi ha fatto piacere invece l’iniziativa del provinciali, è un atto di coraggio, sono tutti giovani, di aree politiche diverse, e sono uniti». Via libera al direttorio dei provinciali anche dall’area Letta, con l’ex segretaria del Pd veneto, la senatrice Rosanna Filippin: «Nella situazione in cui siamo, il congresso a luglio avrebbe prodotto solo ulteriori lacerazioni. Invece il doppio referendum d’autunno - sulle riforme e sull’autonomia - richiede al Veneto un supplemento di unità e di lavoro. Con i provinciali siamo in grado di gestirci da soli, non c’è bisogno di commissari esterni. Piuttosto osservo che la prospettiva di elezioni anticipate a breve deve aver scombussolato i piani di qualcuno e fatto sì che desideri e interessi personali abbiamo preso il sopravvento». Simonetta Rubinato ha da subito caldeggiato l’ipotesi del direttorio: «I provinciali sono gli unici organi legittimati, fondamentali per la sfida organizzativa del referendum. Chi parla di commissario fa un cattivo servizio al Pd veneto». No di Rubinato, invece, al sottosegretario Bressa come coordinatore: «Non è opportuno. Come potrebbe essere allo stesso tempo interlocutore istituzionale governativo di Zaia nella trattativa sull’autonomia e coordinatore del Pd veneto?». 

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pubblicata il 30 maggio 2016

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