Puppato accusa il vertice regionale: si è perso tempo siamo all'anno zero - Il Gazzettino

07 giugno 2016

Pagina 8, Primopiano

A Chioggia, settima città del Veneto, è rotolato al quarto posto. Negli altri 10 Comuni sopra i 15.000 abitanti al voto domenica, il Pd può sperare nel secondo turno solo ad Abano ed Este - unici ballottaggi realmente contendibili dove parte in svantaggio di 6-7 punti - meno ad Adria dove il distacco di Nicola Zambon da Massimo Barbujani è del 22%. Il Pd non vede palla in casa Lega, (Montebelluna, Cittadella, Villorba), resta al palo (13,3%) ad Albignasego, non ce la fa a giocarsi la sfida di domenica 19 nè a Oderzo nè a Bovolone. A San Giovanni Lupatoto il sindaco uscente, Federico Vantini, renziano della primissima ora, è fuori col 13% e il Pd frana al 5,86%. Debacle anche nell’ex feudo rosso di Campolongo maggiore. Per carità, negli 82 Comuni al voto, ci sono anche i successi: tra questi Fossò, Cavarzere, S.Vito al Tagliamento nel veneziano; Canaro in Polesine con l’uscente Nicola Garbellini, Belfiore nel veronese con il segretario provinciale Alessio Albertini, Noventa Padovana dove resta solido in sella Luigi Alessandro Bisatto, la conquista di Montegrotto con Riccardo Mortandello. Ma, nell’insieme, per il Pd veneto le comunali 2016 sono andate male. Anche al netto delle liste civiche e delle a volte non ripetibili alleanze locali, è complicato fare confronti numerici precisi, però siamo senz’altro sui minimi delle Regionali 2015, forse sotto, e restano intatte le difficoltà a parlare a chi lavora nelle fabbriche e nelle aziende, negli ospedali, ai giovani stagisti e tirocinanti, alle partite Iva da 800 euro. Un risultato come quello di domenica varrebbe un processo. Ma a chi? Il vertice regionale è dimissionario da tempo, il congresso è sospeso, si parlava di un commissario, ma è più probabile una reggenza affidata ai segretari provinciali. Regna la confusione. Di dar fuoco alla polemica si incarica la senatrice Laura Puppato: «In Veneto siamo all’anno zero del Pd. Le cause? Litigiosità interna, presunzioni individuali, la paura dell’immigrazione non capita». In pratica, dice Puppato, dopo il ko delle Regionali (maggio 2015), le dimissioni di Roger De Menech e del gruppo dirigente, si è buttato via un intero anno. Sul banco degli imputati fa sedere la dirigenza regionale: «Organizzazione inconsistente, territori lasciati a se stessi». Più sfumata Simonetta Rubinato, deputata: «Il partito regionale ha tergiversato senza guida e linea, assente sui temi che interessano ai veneti». Con presagi funesti per il referendum costituzionale: «C’è da temere per ottobre e per le prossime Politiche con un partito incapace di andare oltre il 15%». Da parte sua, De Menech, in veste di semplice deputato, rifiuta di fare da capro espiatorio e richiama Puppato e i parlamentari dem veneti ai propri doveri: «Lo scaricabile non serve a nulla. Ciascun esponente nazionale ha la responsabilità del proprio territorio e deve farsene carico. Stiamo impegnando troppo tempo e risorse in estenuanti tattiche interne». La sinistra Pd, con il deputato Davide Zoggia, rinnova la dose di critiche: «Risultato molto deludente, in Veneto c’è una situazione a dir poco scandalosa. Renzi ha subito commissariato il Pd a Napoli, cos’altro deve succedere perchè commissari il Veneto? Se vai in giro ti accorgi che l’organizzazione non c’è più. C’è invece un problema di profilo e di alleanze, il cui perimetro è stato molto ristretto. Una volta, anche con l’Ulivo, sapevamo sorprendere in paesi e città. Affidarsi al leader può andare bene una volta, ma se il prezzo è svuotare il partito, è inevitabile pagarla». © riproduzione riservata

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pubblicata il 07 giugno 2016

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