Il referendum "accende" le primarie del Pd

28 aprile 2017

Il Giornale di Vicenza del 27 aprile 2017

ALESSANDRO BISATO

Autonomia veneta
Sì, se è concreta

Subito il confronto

«Non si deve cadere nel tranello della Lega che vuole portarci a dire no al referendum». Sono parole di Alessandro Bisato, candidato alla segreteria regionale del Pd. E non ci sta neppure alle facili semplificazioni: «Perché - dice - come si può dire di essere contrari all'autonomia amministrativa del Veneto?»Eppure c'è chi lo fa con tanto di Comitato costituito proprio da alcuni componenti del Pd. E c'è poi un'altra area dem, capitanata dalla deputata Rubinato, che è a favore del Sì. Bisato, lei da che parte sta?Sicuramente non mi ritrovo con chi sostiene il no. È estremo. Quando si parla di autonomia, se s'intende la gestione amministrativa secondo il principio di sussidiarietà, come recita l'articolo 116 della Costituzione e come sostiene Rubinato, il mio è un sì pieno. Diventa un no senza appello se viene usato, come fa Zaia, come scorciatoia per propinare l'indipendenza e la secessione.E quindi?Non dobbiamo commettere due errori: schiacciarci su una posizione per fare da contraltare alla proposta del governatore o spaccarci. In ogni caso, sarebbe un regalo ai leghisti. Ecco perché, se sarò scelto segretario regionale, sarà importante aprire subito una grande assemblea sul tema che coinvolga tutti i livelli per far emergere una posizione del partito. Non credo nell'uomo solo al comando.Il nuovo segretario raccoglie un'eredità pesante: un partito rimasto in congelatore a lungo dopo lo schiaffo delle regionali. Come intende muoversi in caso di vittoria?Serve dare un nuovo indirizzo, tutto nostro, al Pd. Come la prevenzione al dissesto idrogeologico, la sensibilità ambientale, in primis il caso Pfas, e la valorizzazione turistica. Poi vanno fatte emergere le contraddizioni della maggioranza di Zaia che per prima cosa deve rimangiarsi lo slogan predicato per anni e cioè che non avrebbero toccato le tasche dei veneti. La stangata è arrivata: è la tassa per la Pedemontana. E ancora. Serve reinterpretare il Veneto. Se sarò eletto, la prima cosa che intendo fare è girare in lungo e in largo questa regione. Il segretario lo interpreto come una sorta di cinghia di trasmissione che lega gli eletti al territorio. Il primo appuntamento nell'agenda del nuovo segretario dem saranno le amministrative. Quali previsioni?Ci sono buone prospettive di risultato a Padova e a Verona. L'elemento che ci contraddistingue dalla Lega e dal M5s è il senso di responsabilità. Ai problemi, per esempio la gestione dei profughi, c'è chi come noi risponde con responsabilità e chi con slogan populisti che non risolvono.A livello nazionale la scissione ha provocato dolori che si sentono ancora in queste primarie.Sono ancora in circolo le tossine, vero. La proposta Renzi- Martina è valida e sono fiducioso. La differenza sta appunto nella responsabilità: ogni nostra divisione vuol dire fare il gioco degli avversari. La sana dialettica porta sempre ad un risultato positivo. Ed è in questo modo che si può trovare una posizione condivisa del Pd sul tema dell'autonomia.È preoccupato per la data delle primarie?In effetti non è un giorno felice. Ma sono ottimista. Siamo l'unico partito che fa davvero le primarie per scegliere il segretario. Altro che M5s. E di questo dobbiamo essere orgogliosi.

GIOVANNI TONELLA

No, è una farsa
Serve linea dura
contro Zaia

Circoli, forte opposizione a Zaia, centrosinistra compatto. Ecco le parole chiave di Giovanni Tonella, candidato alla segreteria regionale del Pd. Lui punta ad un partito radicato, capace di smascherare «la cialtronaggine» del governatore. E crede nel gruppo unito: «Perché le scissioni fanno male», dice.Tonella, lei è espressione dei Giovani Turchi e minoranza berasaniana, come il consigliere Graziano Azzalin e il deputato Alessandro Naccarato che hanno costituito il Comitato del No al referendum. Condivide?È evidente che il partito si sta frantumando. Come candidato mi pongo in una posizione diversa. Credo che vada aperta una discussione, ma non nel gruppo dirigente, dai circoli. E personalmente?Sono convinto che il governatore Zaia faccia solo finta di volere l'autonomia per scopi elettorali. Altrimenti avrebbe già intavolato il negoziato. Il problema vero è che sul tema, Zaia è privo di contenuti.Quindi sposa la posizione del Comitato del No?A livello personale condivido le parole di Azzalin: si tratta di un referendum-truffa che nasconde la svolta indipendentista. Ma la posizione del partito deve emergere da un confronto. Se non ci fosse stata questa lunga impasse interna, ora non si andrebbe in ordine sparso. Solo se perderò, porterò avanti la mia posizione. Il primo compito del nuovo leader veneto del Pd è quello di rilanciare il partito dopo la batosta delle regionali. Come?Mettendo in campo davvero una forte opposizione a Zaia. Va fatto vedere a tutti chi è questo presidente che non si accorge di nulla: dal disastro della Pedemontana al Mose fino al referendum sull'autonomia. Zaia, se ci credeva così tanto, poteva avviare il negoziato quando era ministro. Mi sembra proprio un "bell'addormentato...nel cemento".Ma questo Zaia vi ha fatto perdere in modo clamoroso. E dalla batosta delle regionali del 2015 ci sono voluti due anni per arrivare alle primarie. Cosa serve ora per recuperare?Serve utilizzare meglio le risorse: militanti e degli elettori. Mi spiego. Oggi il Pd non c'è: è ridotto a consiglieri e deputati che fanno le loro battaglie. E il resto? È inconsapevole, è tagliato fuori. Per questo vanno rilanciati i circoli dove possono essere sviluppate idee e sposate campagne. E ancora. L'albo degli elettori, lo usiamo solo per le primarie? O anche per ascoltare e raccogliere opinioni? Il Pd deve diventare il partito della mordernizzazione, ma anche un pivot, una cabina regia capace di catalizzare le liste civiche. Ora dobbiamo costruire per farci trovare pronti fra tre anni alle prossime regionali.A livello nazionale, e quindi anche locale, il Pd perde i pezzi. I candidati alla segreteria nazionale sembrano agguerriti e distanti. Tanto che lo strappo sembra possibile anche dopo il 30 aprile. Cosa ne pensa?Le scissioni fanno malissimo. Ne sono convinto visto che ho partecipato alla costituzione dell'Ulivo, a quel processo di unificazione del centrosinistra che avrebbe portato al successo anche in Francia in questi giorni se solo si fosse fatto squadra. Queste posizioni contrapposte, troppo, nel nazionale e nel locale, non credo potranno produrre altre scissioni reali. Ma porteranno i militanti sempre più lontano dal Pd. Ed è questo che va cambiato.

 

pubblicata il 28 aprile 2017

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