Congressi Pd al rinvio C'è il ciclone referendum - Il Giornale di Vicenza

25 agosto 2017

Pagina 10, Regione

VENEZIA Una data, due appuntamenti. 22 ottobre: congresso del Pd o referendum sull'autonomia? Se questo è il dilemma allora è meglio posticipare il primo «per dedicarsi ad una campagna attiva per la consultazione». Lo propone l'onorevole dem Simonetta Rubinato. E il segretario del Pd Veneto, Alessandro Bisato, risponde favorevolmente: «C'è effettivamente un motivo di ragionevolezza nella posizione di Rubinato - esordisce -. Ma a decidere saranno gli organi del partito: assemblea e direzione. Partirà da loro una eventuale richiesta al Nazionale per una proroga». Scatta il consigliere regionale dell'area dei Giovani Turchi, Graziano Azzalin: «Non c'è alcuna ragione per far slittare il congresso. Anzi. Quale momento migliore per affrontare una questione che mette in evidenza l'incongruenza tra direzione del partito e la base? Sì, perché la consultazione referendaria è una farsa che serve solo a fare campagna elettorale a Zaia. È questo ciò che pensa la base del Pd». COMITATO. Il «sì condizionato e critico» al referendum votato in direzione a inizio mese è rimasto lettera morta. Se non fosse per la trevigiana Rubinato che da sempre crede nell'applicazione dell'articolo della Costituzione che consente alle Regioni di negoziare per ottenere una maggiore autonomia. Lei, in controtendenza rispetto al resto del Pd, si è subito schierata a favore tanto che, prima tra i dem, ha istituito il Comitato "Veneto Vivo per il Sì all'autonomia". E motiva: «Non stiamo discutendo di programmi di partiti, di destra, centro o sinistra. Questo voto interessa tutti i veneti». E per Rubinato la mobilitazione deve essere totale. Di qui la proposta: «Alla ripresa della pausa feriale, da settembre, entrerà nel vivo la campagna referendaria. Se il Pd Veneto vuole essere della partita dovrà parteciparvi in modo attivo, anche per coerenza con la decisione presa in direzione. Ecco perché è necessario prorogare i congressi provinciali». CONGRESSO. A livello nazionale il Pd ha stabilito un unico calendario: entro il primo ottobre il deposito delle candidature a segretario provinciale. Tra il 6 e il 15 ottobre i congressi di circolo ed entro il 22 ottobre l'assemblea provinciale. Ma quella, appunto, è la data del referendum in Veneto. Anche Bisato conferma le preoccupazioni di Rubinato: «I congressi riguarderanno tutte le province venete tranne la Città metropolitana di Venezia, fresca di nomina. Congresso e referendum sono due temi diversi: sulla consultazione il Pd ha già espresso una posizione. Adesso si tratta di concretizzarla. In queste settimane stiamo valutando come: magari con una campagna di comunicazione. Dispiace che il governatore Zaia usi anche gli striscioni sugli aerei lungo le spiagge per intestarsi il referendum. Per questo come Pd sosteniamo un sì ma condizionato e critico. In effetti congresso e referendum si sovrappongono come tempistiche. Penso che un mese di slittamento potrebbe bastare per affrontare con dedizione prima l'uno e poi l'altro appuntamento». PRIMARIE E ACCUSE. Gianni Rolando, responsabile regionale dell'area Rete dem, è sulla stessa linea: «Messa così qualche ragionevole considerazione la proposta di Rubinato la merita - esordisce -. Del resto i congressi rappresentano un momento cruciale per i territori, come quello Vicentino che a primavera dovrà affrontare le elezioni del capoluogo. Elezioni che, con tutta probabilità, si terranno nello stesso giorno delle politiche. Il congresso quindi diventa cruciale. Anche per questo proporrò le primarie per la scelta delle candidature parlamentari». Azzalin grida allo scandalo: «Ecco l'ennesima occasione per il partito di giocare a nascondino coi congressi. Meglio rinviare che elaborare una linea politica seria e alternativa a Zaia? Sbagliato. Si discuta anche di referendum ai congressi: non è questa la fase dedicata al confronto? Anche perché abbiamo votato un «sì critico» alla consultazione. Ma cosa vuol dire? Rubinato è l'unica che ha le idee chiare: lei asseconda Zaia. Il resto è nebulosa. La verità è che si ha paura del confronto perché la gente che vota Pd ha una posizione diversa da quella della dirigenza del partito».

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pubblicata il 25 agosto 2017

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