Referendum, muro del Viminale: niente tessera elettorale Critiche anche dal Pd - Corriere del Veneto

26 agosto 2017

Pagina 4, Regione

VENEZIA Domanda delle domande: ma il 22 ottobre, chi andrà a votare al referendum sull’autonomia voluto dal presidente della Regione Luca Zaia, quello cioè che chiede ai veneti se vogliano più o meno autonomia rispetto al governo centrale, dovrà presentarsi al seggio con la tessera elettorale o basterà la carta d’identità?

Sembra una questione da nulla, ma in realtà non lo è. O quanto meno, non lo è per tutti. Diamo che, sic stantibus rebus , non ci sarebbe tanto da discutere: lo scorso 8 agosto lo stesso Zaia ha firmato una delibera che approva lo schema di intesa tra la Regione e le Prefetture del Veneto «per la collaborazione nella organizzazione e nello svolgimento delle operazioni relative al referendum consultivo sull’autonomia». E lo schema dice chiaramente che il governo assicura tutto l’aiuto che serve; ma non concede l’utilizzo della tessera elettorale nè il bollo della sezione. Per i quali dovrà provvedere quindi la Regione.

Tutto chiuso? Macché. A distanza di qualche settimana, come un fiume carsico, la questione infatti è riemersa. In casa Lega, dove vogliono che la chiamata alle urne sull’autonomia abbia tutti i crismi possibili, anche per una questione di spendibilità del risultato, c’è chi rimugina ritenendo che il diniego del governo all’utilizzo della tessera costituisca una sorta di boicottaggio. Una deminutio . «Guastatori in azione», ha commentato sulla propria pagina Facebook il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti a proposito della notizia che la Regione starebbe cercando una soluzione alternativa all’impiego della tessera elettorale.

Il punto è che oggi Palazzo Balbi spera ancora in una soluzione dell’ultima ora, confidando cioè che il Viminale possa in qualche modo fare marcia indietro. Da Roma, però, anche ieri è arrivato un «no» secco. «Se lo possono scordare — facevano sapere fonti del ministero dell’Interno —. Non la daremo per nessuna ragione. La tessera vale solo per le consultazioni in nome della Repubblica Italiana». Per altro, sottolineavano dal Viminale, anche la Lombardia, dove pure si vota un analogo referendum il 22 ottobre, non ha avuto il placet all’utilizzo della tessera, ma nessuno ha avuto da ridire. Nemmeno il governatore Roberto Maroni, che anzi ha giudicato l’accordo con le Prefetture «soddisfacente».

Ma quindi? A questo punto, a fronte di una opposizione netta da parte del governo, le soluzioni sono due: o Zaia ripristina il vecchio certificato elettorale (quello in vigore prima dell’introduzione della tessera, nel 2000); oppure dovrà stampare a sue spese delle tessere ad hoc da inviare a ciascun avente diritto al voto. Cosa che costerà circa 1-2 milioni di euro in più alle casse della Regione. «Un motivo in più per non andare a votare questo quesito — è il commento di Alessandro Naccarato, parlamentare del Pd —. È incredibile che il Veneto pretenda più autonomia, poi però non passi giorno che chieda aiuti allo Stato». Ma non mancano le voci critiche contro l’orientamento del Viminale. Anche sul fronte dem. «Credo che il referendum consultivo sia uno strumento importante, che ha una sua dignità — sostiene la senatrice Simonetta Rubinato —. Per cui dico sì, la tessera sarebbe importante per l’esercizio della democrazia». E così anche il deputato centrista Domenico Menorello, che annuncia una interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Marco Minniti: «Perchè negare la tessera creerebbe anche un ostacolo alla partecipazione al voto».

Giovanni Viafora

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pubblicata il 26 agosto 2017

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